I giardini pubblici sono una delle migliori e più tristi trovate del secolo scorso. Con l’avvento dell’industrializzazione massiccia era diventato necessario imporre uno spazio verde in mezzo alle città, non accontentandosi più dei parchi costruiti nelle ville di nobili e reali. D’altronde il giardino pubblico coincide spesso con un infelice sputo verde sulla mappa urbana.
Ci sarebbe molto da dire su storia, topoi e fenomenologia dei parchetti. Ma qui è meglio concentrarsi su un elemento ben preciso: il mutamento umano al loro interno. Che i parchi comunali non siano sempre stati occupati solo da bambini e anziani – i destinatati quasi naturali di questi spazi – è noto. Tuttavia anche figure meno istituzionali come i tossici anni ’70 e gli adolescenti maltrattati dalle tempeste ormonali hanno da tempo abbandonato il campo, lasciando spazio a nuovi attori.
Lo slavo
Per slavo si intende, nel comune discorrere, chiunque sia nato tra i Balcani e il confine che divide Russia e Mongolia. La loro parlata dai suoni duri induce l’atteggiamento sospettoso di alcuni. La vodka Molotov da 4,89€ quello di tutti gli altri.
Come altri gruppi etnici, anche gli Slavi si muovono in piccole crew, godendo però di una peggiore reputazione. Spitty Cash, “spaco botilia/amazzo familia” e la tendenza a lasciarsi dietro un tappeto di vetri rotti sono solo tre dei motivi per cui faticano ad essere amati dalla popolazione autoctona.
Per loro non dev’essere semplice. L’Europa centrale, rimasta sigillata ai cambiamenti durante il periodo di influenza sovietica, è poi esplosa con la caduta dell’URSS e l’avvento del neoliberismo selvaggio. Il solo vivere due fasi così antitetiche mi avrebbe messo in crisi, ritrovarmi centrifugato nei quartieri popolari di una città italiana insieme ad africani, musulmani e sud-americani sarebbe stato il colpo di grazia. Per non parlare poi del dover ammettere a me stesso che, nonostante le mie illusioni in merito, la periferia milanese non è meglio di Chisinau.
Il vigile
La Municipale è presente nei giardini pubblici ad anni alterni, concentrando le proprie incursioni nei periodi elettorali. L’attività di repressione del crimine, quando le urne sono chiuse in magazzino, ritorna poi ad essere la placida passeggiata del dopo pranzo.
I sindaci di sinistra maggiormente illuminati, per garantirsi il voto degli anziani, hanno anche istituito il corpo dei nonni vigili. I maturi volenterosi, oltre ad essere molto più zelanti di un normale dipendente pubblico, hanno essenzialmente il compito, coadiuvati dal loro fischietto, di ricordare il galateo del parchetto ai passanti.
Se i Meganoidi pubblicassero oggi il primo album, lascerebbero in pace i sergenti Garcia della Municipale, concentrandosi su questi rognosi pensionati.
Lo spaccino
E’ uno dei motivi, insieme ai preservativi usati abbandonati sull’altalena, per cui le mamme non mandano i bambini al parco. Lo spaccino si vorrebbe ben mimetizzato nell’ambiente circostante, ma il continuo annusare l’aria alla ricerca di acquirenti lo rende sospetto.
Se la criminalità organizzata guadagna 60 miliardi di euro l’anno grazie al traffico di stupefacenti, deve esistere una buona rete di distribuzione. Lo spaccino equivale al piccolo commerciante e, proprio come i bottegai vecchio stampo, è sempre più preoccupato: i soldi non bastano mai e i grossi fornitori riescono sempre a imporre il loro prezzo.
Nonostante tutto continua ad arrivare a fine mese. E non solo. La sua figura è una delle più longeve tra quelle presenti nei parchi. Cambiano l’offerta dei prodotti e le condizioni di mercato, ma lo spaccino è un mestiere che non conosce crisi.
Le badanti
Le badanti possono popolare i parchi pubblici in due modalità: trascinamento-anziani e pranzo-festivo. Durante la settimana spingono la carrozzella di nonni sbarellati che le chiamano con il nome della moglie morta dieci anni prima, mentre il sabato pomeriggio si trovano tra colleghe per consumare piatti bulgari. Quest’ultimo caso, e non il tappeto di foglie morte sotto gli alberi, è la causa della puzza persistente in molti giardinetti.
Le badanti, per il 60% originarie dell’Europa orientale, nella rappresentazione popolare oscillano tra il ruolo di gentile assistente dell’anziano di casa a quello di stronza abbindolatrice di vecchi. La scelta dell’interpretazione è strettamente correlata con la presenza o meno di tette e scarpe ortopediche nella mise quotidiana della signora.
Di certo queste matrioske dai capelli fluorescenti sono un limpido esempio di “immigrato che fa un lavoro che vorrei non spettasse a me”. E poi, personalmente, non mi attirano neppure i pasti a base di gallina.
Il musulmano in Ramadan
Non ho mai capito bene come funzioni la cosa del calendario lunare per cui alcuni anni le vacanze di Pasqua si passano in mezzo alla neve e altri sudando sopra l’uovo di cioccolato, però so benissimo che il Ramadan cade quando trovo musulmani distesi sotto gli alberi dei parchetti.
I dormienti devoti ad Allah non hanno alcun impatto sull’ecosistema del giardino pubblico (e neanche in quello del cantiere dove lavorano, visto che, non bevendo acqua per tutto il giorno, sono completamente spompi), tranne l’accensione degli sguardi pieni di rimprovero dei passanti.
Ma c’è poco di cui lamentarsi: gli immigrati musulmani in Italia sono un milione e mezzo e la nascita di diversi utilizzi degli spazi pubblici è un normale sviluppo della modificata demografia nazionale. E se proprio non piacciono, basta credere di essere davanti ad una manifestazione di #occupyparchetto.
Il latino-americano
Chi l’ha detto che ai giardinetti girano solo brutti ceffi? I latinos riscattano l’estetica del parco pubblico con i loro bicipiti grossi come ananas e il sorriso sornione di chi ha concepito il primo figlio festeggiando l’esame di terza media. Il tutto confezionato da canotte che non si vedevano dai tempi degli Aventura.
Il latino-americano prova un esplicito interesse per il sesso femminile (ovvero fischia al passaggio di tutte le under60). Ma ci sono anche donne che fa di tutto per non incontrare: le madri dei suoi figli. Di solito si tratta di imponenti culone mulatte al perenne inseguimento del malcapitato per ricordargli che agli errori, anche quelli risalenti ai 14 anni, si pagano gli alimenti.
Il bambino
No, questo non c’è. E quei minorenni che stanno girano da mezzora in bicicletta sono lì per lo shopping (vedi “lo spaccino”), non per le altalene.
Perché, se i parchi pubblici sono sempre più uno specchio della realtà frammentata delle classi sociali medio-basse, al contempo perdono quella dimensione innocua per cui sembra sensato installarci uno scivolo. Probabilmente GTA 5 non è un ambiente meno cruento in cui passare un pomeriggio, ma almeno non odora di Tavernello.
Abbandonare in maniera sistematica gli spazi pubblici è allora una sconfitta non tanto perché gli alunni delle elementari non potranno giocarvi a nascondino (non lo farebbero comunque), ma poiché si lasciano le fasce più disagiate e deboli della popolazione sole a regolarsi in un ambiente che, come è naturale, tende a trasformarsi in un ecosistema selvaggio e brutto.
Gli anziani
I mutamenti interni ai giardinetti li costringono sempre più ai margini dei parchi, ma gli anziani rimangono aggrappati alle loro panchine. L’età media che avanza, i soldi in via di estinzione e la scarsità di campi da bocce rendono l’occupazione del suolo pubblico quasi una necessità.
Molto discreti, non attirano l’attenzione se non quando la loro passeggiata invade a passo lento la pista ciclabile. Conoscono buona parte dei trucchetti che ognuno dovrebbe attuare per vivere serenamente e senza troppi fastidi: scegliere la panchina tenendo conto del giro del sole, stare alla larga dal tipo con in mano un coltello a serramanico, guardare le previsioni meteo prima di scegliere l’outfit del giorno.
E se, come scriveva Borges (uno che anziano lo è stato tutta la vita), la vecchiaia può essere il tempo della felicità, quello in cui si vive “tra forme luminose e vaghe/che non sono ancora le tenebre”, non c’è da stupirsi se il pensionato al parchetto presta così poca attenzione al degrado attorno a sé.