C’è qualcosa di fortemente nostalgico nel progetto musicale di Andrea Cherchi, a partire da quel nome, Was, che in tre semplici lettere evoca sguardi rivolti al passato pieni di suggestione. Eppure, se di nostalgia si tratta, quella cantata dal giovane autore sardo è tutt’altro che un rassegnato guardarsi alle spalle. Un mood trasognante, sonorità solari che si perdono tra arpeggi e tintinnii, una voce delicata come una brezza primaverile, il folk di A new place soon old ha un animo dai colori sgargianti, che declinano la musica di Cherchi verso il pop psichedelico molto più che in passato.
Nelle nove tracce del nuovo lavoro di Was, uscito per DeAmbula Records, si respira tanto la grazia degli Sparklehorse quanto la visionarietà di Syd Barrett, con passaggi che rimandano anche al compagno di etichetta Gioele Valenti aka Herself o ai mai dimenticati Yuppie Flu, ma il gioco dei richiami rischia di offuscare all’ombra dei grandi nomi la bontà del lavoro del musicista cagliaritano, assolutamente meritevole di attenzione.
Meglio lasciare spazio alla musica, quindi, a partire dalle melodie sghembe di “In the spring” e “In a cloud”, dal sapore lo-fi ma rivestite di quella patina di eleganza che non ti aspetti, o dagli stop and go di una solare ballata come “Fallen stars”, prima di scendere nelle atmosfere più intimiste di “Under a full moon” e “Cold song”, che dimostrano l’abilità di Was nel dare la giusta intensità ai brani anche con pochi dosati elementi.
Dolce sì, ma per nulla smielato, il pop/folk di A new place soon old convince sin dai primi ascolti.
“Alpaca”, scelta come primo singolo dell’album, è una di quelle canzoni da innamoramento istantaneo, puro pop trasognante e rarefatto da tenere costantemente a portata di mano, così come “Plastic man”, anticipata dal breve intermezzo “Pavese”, rivela una freschezza melodica mai scontata.
Si giunge così alle battute finali dell’album sulle note morbide di “Sleeping bats”, quasi una ninna nanna per cuori puri, tutta da gustare ad occhi chiusi.
In appena mezz’ora, Was tratteggia i confini del suo mondo musicale in maniera nitida, lasciando all’ascoltatore tutto lo spazio per distendersi in un immaginario angolo ombreggiato e cogliere ogni sfumatura di un lavoro tanto delicato quanto prezioso. Tutto questo senza pretenziosità e protagonismi, ma semplicemente mettendo in gioco uno sguardo vivido e curioso di fronte al quale non si può restare indifferenti.
Tracklist:
- In the spring
- Fallen stars
- Under a full moon
- Cold song
- Alpaca
- Pavese
- Plastic man
- In a cloud
- Sleeping bats