Scrivere di un film che difficilmente raggiungerà le sale cinematografiche è piuttosto triste, per fortuna non è una certezza ma c’è un’altissima probabilità che La Vita Oscena di Renato De Maria non trovi distribuzione. Presentato nella sezione Orizzonti della 71a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia la pellicola in questione è sperimentale, non estrema ma lontana anni luce dai canoni visivo-narrativi ricercati dal pubblico, sopratutto italiano.
Renato De Maria osa tecnicamente inseguendo e raggiungendo la psichedelia di immagini tra l’onirico e lo stupefacente (sia sostantivo che aggettivo in questo caso). Il film è tratto dal romanzo autobiografico del poeta e scrittore Aldo Nove, ma più che semplicemente tratto è soggetto, dipendente dal libro, assuefatto alla scrittura di Nove: l’assoluta impossibilità di trasposizione cinematografica che da lettore aveva colto il regista è stata superata deponendo le armi delle volontà autoriali e della personalizzazione di chi scrive una sceneggiatura abbandonandosi totalmente alle parole di Aldo Nove che comandano il racconto e scandiscono persino le immagini del film, scene che la lettura aveva evocato in Renato De Maria da subito.
La storia di un ragazzo che, rimasto orfano di entrambi i genitori, comincia la sua discesa agli inferi in un vortice di droga, alcol e sesso che nulla ha a che fare con il compiacimento o la voglia di vivere a mille ma unicamente a scopo autolesionistico con l’intento preciso di farla finita, è rappresentata da Renato De Maria come un percorso immaginifico di scene divise tra la vita reale e i flash fantastici dovuti all’inventiva da scrittore del ragazzo, intervallata dall’alienazione e dalle conseguenze di droghe e psicofarmaci.
Il coraggio del regista è anche nel ricercare l’armonia tra i due livelli narrativi caratterizzati da una prima parte di film con la famiglia al completo con una brava ed inedita Isabella Ferrari nei panni della madre hippy malata di cancro e un altrettanto lodevole Roberto De Francesco nel ruolo di un padre alquanto comune travolto dal male della moglie con una sensazione di impotenza che lo porterà a morire per ictus prima della consorte; la seconda parte è un assolo del protagonista che ha il volto del giovane Clement Metayer, “l’iniziazione dell’abisso” in cui vuole sprofondare, un’attesa della fine da riempire il più possibile con droga e sesso, e a dare vita ai pensieri del ragazzo è Fausto Paravidino, voce narrante di tutta la storia sempre in bilico tra poesia e letteratura…le parole di Aldo Nove protagoniste assolute.
Le due fasi narrative della storia sono accompagnate dalla colonna sonora curata dai Deproducers, collettivo artistico composto dai produttori, creatori di suoni e sperimentatori Vittorio Cosma, Max Casacci, Gianni Maroccolo e Riccardo Sinigallia, tutti nomi noti nel panorama musicale italiano che con questo progetto hanno dato vita ad una ricerca di suoni sperimentali che sposa il ritmo classico dei 4/4 alla musica elettronica…e nella pellicola di De Maria il tappeto sonoro assume un’importanza fondamentale.
Film molto poco popolare La Vita Oscena, Renato De Maria l’ha definito scomodo nonostante un finale positivo e ottimistico che rispecchia la rinascita del protagonista avvenuta dopo aver sfiorato l’abisso; dal regista alla moglie (Isabella Ferrari) in tanti pensavano e sapevano che non era un film da fare con la speranza che attirasse i distributori e di conseguenza il pubblico in sala, ma l’hanno voluto a tutti i costi.
A proposito di coraggio vanno citati i produttori De Marchi, Mazzoni e l’attore Riccardo Scamarcio che ha creduto e crede nel progetto tanto da lanciare un appello affinché la pellicola possa arrivare nei cinema; di certo la vetrina avuta nella sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia può dare maggiore visibilità al film e magari stimolare qualche distributore per rischiare un’uscita in sale campione così da verificare la risposta del pubblico…cosa che concettualmente dovrebbe essere fatta con ogni opera cinematografica…ma nell’era dello streaming è più probabile che l’unica platea raggiungibile per film sperimentali come La Vita Oscena sia quella telematica.