La musica negli ultimi dieci anni è cambiata profondamente.
“Bella scoperta del cazzo, Seppino, davvero…”
No, non parlo della questione stilistica, quello è scontato, parlo piuttosto della logistica.
“Vedi sopra”
Non parlo neanche della digitalizzazione, prima, e della smaterializzazione dei formati, poi.
“…”
Quello che intendo dire è che ad essere cambiati sostanzialmente sono le occasioni che un artista esordiente ha per emergere.
Negli anni ‘90/primi ’00, una band aveva sostanzialmente una sola via per uscire allo scoperto; era una via lastricata di demo lo-fi registrate su cassetta/cd con l’etichetta appiccicata sopra ed inviate al maggior numero possibile di locali live situati in un raggio di distanza copribile dai mezzi di trasporto a disposizione, alle aziende di organizzazione di eventi e alle etichette discografiche più o meno grandi. A questo punto, tramite i live, si doveva sperare in qualche modo di esser ascoltati da “qualcuno del giro” che si trovasse nella posizione di farsi promotore della musica dell’artista/gruppo per arrivare alla tanto agognata meta della registrazione del disco.
Vabbé poi c’era il riccone di turno che, dotato già dei mezzi economici per permettersi disco e promozione, saltava tutta questa trafila; ma quella è un’altra storia, vero Manuel Agnelli?
La rete ovviamente ha cambiato tutto. Tra myspace, soundcloud, youtube ed è inutile elencare tutti gli altri (il discorso Spotify e musica emergente tocca che lo facciate con Thom Yorke, io non c’entro nulla), il discorso è cambiato sostanzialmente. Adesso un artista prima ancora di avere qualche registrazione decente ha un myspace con delle tracce in libero ascolto.
Le possibilità smisurate però non sempre vanno di pari passo con il miglioramento dei prodotti. È sotto gli occhi di tutti che la rete sia ricolma di ciarpame prodotto a forza e che la maggior parte delle volte lascia la sensazione che lo scopo sia semplicemente l’ottenimento di quei 15 minuti di gloria profetizzati da Andy Wharol. E non parlo del problema (che poi per chi scrive non è neanche un problema, ma questo è un altro discorso) della bassa fedeltà dei supporti; piuttosto ci si ritrova spesso dinanzi all’approssimazione sciatta di chi non ha alcuna idea di cosa voglia dire “far musica”.
È per questo che nel momento in cui sono venuto a sapere che un cantautore delle mie parti, Valerio Zito, ha deciso di affidare alla rete il rilascio di un disco intero di sue canzoni registrate live, sulle prime il mio inguaribile pregiudizio da provinciale mi ha fatto pensare all’ennesima accozzaglia malfatta di brani più o meno abbozzati.
Visto che però, quando l’ascoltai dal vivo, in occasione della presentazione del suo primo Ep Nomi, cose, chissà, lo trovai decisamente interessante, decido di superare il mio pregiudizio e vado sulla sua pagina youtube cercando la playlist (certe volte sono comode le playlist di youtube) di questo Live 7 Camicie.
La prima sorpresa sta nel fatto che dietro le riprese e le registrazioni ci sia un vero e proprio team di tecnici ed una regista di professione a dirigere il tutto, dando così l’impressione che questa playlist sia un vero e proprio album live. Ergo niente approssimazioni ed il pregiudizio è bello e caduto.
Lasciando da parte le questioni di origine tecnica, le sette canzoni che compongono il lavoro sono il frutto di un cantautorato che pur con arrangiamenti senza fronzoli (ma questo probabilmente è frutto anche del set up live) risulta per niente scontato, fatto di testi in cui risalta un gusto spiccato per i giochi di parole (il songwriter è anche copywriter) e per le situazioni paradossali. A questo va aggiunta anche una naturale teatralità nell’interpretazione delle canzoni dal vivo (un esempio su tutti l’attacco di Bla bla bla).
E così tra un cambio d’abito e l’altro, la voce, del tutto sui generis, si lancia in strani viaggi a bordo di un “pacco spaziale” (In origine era il caso), o in riflessioni circa la pigrizia di un bruco “che non vuol diventar farfalla” (Interno me), o riguardo l’effetto terribile che avrebbe generato il ladro di monetine a fontana di Trevi (Ladri di vorrei). Considerate le tinte sgargianti presenti nel guardaroba di Zito, non stonano affatto neanche i riferimenti ad Alice nel paese delle meraviglie (Cosa esser tu).
Più che farvi raccontare tutto da me però tanto vale che diate un ascolto, tanto l’armadio di Valerio Zito è capiente e l’ingresso è gratuito. Occhio però a non perdervi tra i vestiti a pois.