Voto: 7,5/10
Ruban Nielson non è esattamente un outsider venuto dal nulla, approdato nel mondo delle etichette indipendenti come un deus ex machina pronto a farsi conoscere. Anzi. Era il chitarrista dei “The Mint Chicks” (che tra le etichette ha visto anche la Warner), band fondata con Kody Nielson in terra Neozelandese. L’ultimo concerto della band, organizzato per una raccolta fondi destinati a MusicHy.pe, finì in un disastro: Kody distrusse due batterie e parte dell’equipaggiamento imprecando contro la folla, urlando qualcosa del tipo “andate e fatevela da soli la vostra fottuta band” (roba che nemmeno Henry Rollins credo abbia mai detto). Da quell’episodio i TMC muoiono e Ruban Nielson si separa andando a fondare, in America, quelli che sono gli Unknown Mortal Orchestra, insieme al bassista Jake Portrait e al batterista Greg Rogove (mentre Kody è attualmente un premiato produttore che prosegue un progetto solista a nome di Opossom).
Il gruppo fece la sua comparsa nel 2011 con un album omonimo (prodotto dalla Fat Possum Records) che ebbe un discreto successo di pubblico e di critica, che ben si muoveva tra il lo-fi e il garage. Ora il gruppo sforna il suo secondo lavoro, “II” per l’appunto, firmando con la casa indipendente Jagjaguwar. Il salto di qualità è netto. Non avremo a che fare più con i riff di prima, ma con un sapiente rimaneggiamento indie misto a psichedelia dove ogni nota è studiata, messa lì dove deve essere con una accuratezza certosina e maniacale, accompagnanta da una certa attenzione anche per quanto riguarda l’armoniosità e il ritmo dei versi, mai distaccati dal resto del corpus musicale.
C’è molta esplorazione armonica in questo disco, alla ricerca di vari equilibri psych-jazz che vengono destabilizzati improvvisamente da cori – come in One At Time che se fosse stati i Tame Impala a farla tutti li avrebbero accusati/glorificati di citazionismo beatlesiano – o da attacchi nostalgici Garage come per No Need for A Leader: tra i pezzi di punta, aggressivo, che ci fa swingare longitudinalmente con un misto di trasporto e cattiveria prog mentre Rubian caccia una voce un po’ acida, rabbiosa ma controllata.
I temi ben affrontati dai testi sono la solitudine, il fatalismo, ma anche l’alienazione. Centri di interesse classici per il genere, probabilmente poco originali ma le liriche e le metafore meritano una certa attenzione, in particolare per il singolo che ha anticipato l’album Swim and Sleep (Like a Shark): «Wish that I could break and bend like the world does / I’d fall to the bottom and I’d chase all my dreams away / And I’d let you crush me / My dreams would be constantly wilting away», versi di una certa rassegnazione, fatalisti e rivelatori nella descrizione dell’inevitabile “avvizzimento dei sogni” a cui il metaforico squalo è destinato con un’insolita accondiscendenza.
Anche So good at being in trouble merita un suo proprio spazio. Attraverso uno dei pezzi più delicati e ricercati dell’album, Nielson ci parla della solitudine e lo fa con una sua composta disperazione: «Now that you’re gone /It’s been a lonely, lonely time / It’s a long, sad lonely time». Con questa apertura il pezzo incede con vorticosi giri di basso soffusi, uniti ad una voce particolarmente ispirata, che spazia attraverso effetti che lasciano al falsetto un sapore smorzato e serioso, regalandogli però una certa corporeità e presenza.
Un disco particolarissimo che crea una divisione netta con il passato della band ma che non lo rinnega. Una visione jazzistica della psichedelia, più sottrazione che addizione, più vuoto che pieno, dove il riff garage è sostituito da giri armonici solisti, relegati però solo da accompagnamento – a parte qualche magistrale progressione in primo piano qua e là (The Opposite Of Afternoon su tutti) – alla voce eterogenea di Nielson che si aggira tra il falsetto e l’acido, riscoprendosi anche aggressiva in alcuni brevi passaggi.
Tracklist:
- From The Sun
- Swim and Sleep (Like a Shark)
- So Good At Being In Trouble
- One At Time
- The Oppsite Of Afternoon
- No Need For A Leader
- Monki
- Dawn
- Faded In The Morning
- Secret Xtians