Andare ad un concerto degli Unknown Mortal Orchestra è un po’ come andare al bar con amici e passare una serata rilassante in loro compagnia, di quelle sincere e oneste che ti fanno sembrare le cose più allegre di quelle che in realtà sono. Ed è proprio nel segno della sincerità e dell’onestà di Ruban Nielson che il concerto si è sviluppato: raramente ho visto qualcuno così felice di suonare, con così tanta passione, con così tanta voglia di far bella figura e tradendo in qualche momento anche un po’ di emozione.
Il tutto si è svolto il 23 novembre al Blackout Rock Club di Roma, nell’ambito dell’Ausgang Festival e a parte qualche piccolo problemino tecnico iniziale tutto si è svolto tranquillamente. La serata, infatti, si è portata subito nel vivo con il primo pezzo “From The Sun”, cantata da un ottimo Nielson che non ha avuto bisogno di riscladarsi, accompagnato da un pubblico immediatamente partecipativo: i bei versi «Isolation can put a gun your in hand, It can put a gun your in hand» erano recitati a memoria dalle prime file entusiaste. Anche la seguente “The opposite of Afternoon” ha generato un certo trasporto che era difficile da ignorare.
La vera componente caratteristica della serata è stata l’elettricità trasmessa da tutto il gruppo. La differenza sostanziale con l’album in studio è proprio la straordinaria e dirompente energia trasmessa dalle improvvisazioni: assoli di chitarra stracciati e contemporaneamente sinuosi; stacchi di batteria potenti, lunghi, attraversati da marce serrate e da colpi violentissimi; onore al merito anche al basso puntuale e preciso di Jake Portrait, senza il quale le incursioni sonore degli altri due membri non avrebbero avuto un vero spessore.
Uno dei momenti di particolare intensità è stato quando la platea ha chiesto a gran voce, cantando, il singolo “So good at being in trouble” e Nielson e compagni hanno felicemente accontentato la richiesta non nascondendo una certa sorpresa. Il gruppo si dimenava, piroettava, ballava, in sostanza si divertiva e trasmetteva positività a tutti attraverso anche le strane movenza del frontman (ad un certo punto si è seduto, poi si è rialzato e ri-seduto durante un assolo, ancheggiando e accennando quasi ad uno strano moonwalking laterale).
Anche pezzi dell’album precedente (e meno incisivo rispetto all’ultimo “II”) hanno avuto il loro ampio spazio, rivisitati in chiave più aggressiva e movimentata come “Thought Ballune“, “How Can You Luv Me” e la gettonata “Ffunny Ffrends”. Il finale, infatti, è stato riservato ad una versione di “Boy Witch”, anch’esso un brano vecchio, estremamente roboante, caotico, denso e coinvolgente e che differisce in maniera netta dal suo omonimo presente nel primo disco.
La menzione al merito come miglior momento della serata se la merita la versione acustica di “Swim and Sleep (Like A Shark)”, cantata e suonata da un Nielson solista che si avvaleva solo di una chitarra acustica, piena, decisa, senza intoppi o “buchi” di alcun genere; era sorprendente constatare come solo l’ausilio della voce e della chitarra potesse riempire la sala di suoni e di suggestioni particolarmente densi e raffinati. Oltretutto, come restare indifferenti a versi come «I wish that I could swim and sleep like a shark does / I’d fall to the bottom and I’d hide ‘til the end of time / In that sweet cool darkness / Asleep and constantly floating away».
(Foto di Caterina Basile)
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Setlist
From the Sun
The Opposite of Afternoon
Thought Ballune
How Can You Luv Me
Strangers Are Strange
Jello and Juggernauts
Monki
No Need for a Leader
Ffunny Ffrends
Encore:
Swim and Sleep (Like A Shark) (Acoustic Version)
So Good At Being In Trouble
Boy Witch