Prendete una canzone qualsiasi da un disco qualsiasi dei Tv On The Radio. Se vi è andata male, state ascoltando una canzone di grande impatto, che difficilmente riuscirete a togliervi dalla testa; se vi è andata bene, vi trovate di fronte ad uno dei migliori pezzi che il decennio scorso sia stato in grado di partorire.
Dopo due ottimi dischi (Desperate Youth, Blood Thirsty Babes del 2004 e Return To Cookie Mountain del 2006), un vero e proprio capolavoro (Dear Science, 2008) e un disco accolto ingiustamente senza troppo clamore (Nine Types Of Light, 2011), i Tv On The Radio tornano a calcare le scene con Seeds, uscito oggi per la Harvest Record.
Bisogna essere chiari: fatta eccezione per i Radiohead e gli Arcade Fire, nessun altro gruppo contemporaneo ha saputo intercettare e rielaborare meglio dei TVOTR le diverse sfumature della musica alternativa dell’ultima decade. Dal lo-fi più plumbeo, fino all’elettronica d’assalto, il collettivo di Brooklyn si è sempre rivelato capace di spiazzare pubblico e critica con le loro ritmiche ipnotiche e melodie finissime in grado di appiccicarsi addosso. Disco dopo disco, i nostri sono stati in grado di radere al suolo le pareti che compartimentizzavano la musica, mirando a progetti che avessero un respiro sempre più ampio.
In quest’ottica, Seeds rappresenta la sintesi di tredici anni di carriera e delle diverse incursioni musicali che hanno caratterizzato l’evoluzione della band. Sebbene non abbiano del tutto perso il vigore dei primi 3 dischi, la ricerca di un “centro di gravità permanente” tra musica elettronica e indie rock si fa più faticosa, pregiudicando la spontaneità con la quale questo disco è stato scritto e suonato. Gli episodi più felici di quest’ultimo altalenante lavoro sono rappresentati da “Test Pilot”, “Careful You” e “Lazerray”; il singolo che a settembre ha anticipato Seeds, “Happy Idiot”, potrebbe essere suonata tanto in un centro sociale quanto in una discoteca qualsiasi, dimostrando quanto i Tv On The Radio siano ancora in grado di coniugare foga incontrollabile e armonie inesorabilmente catchy.
Meno in forma di prima, ma non per questo banali.