Iniziamo con l’Italia la lotta assassina per il primo posto, la classifica delle migliori uscite italiane 2014. Quest’anno allarghiamo a 15 la selezione dei migliori dischi dell’anno. In attesa della top internazionale, che quest’anno ci ha fatto prendere a botte. Un anno all’insegna di ottime uscite nel mondo dell’elettronica anche nel nostro paese (Godblesscomputers, Populous), di conferme come i Drink To Me e di ritorni di fiamma del cantautorato italiano, da Le Luci della Centrale Elettrica a Gnut. Tra voti, ripensamenti, rimpianti, e animati dibattiti, ecco quello che ne è venuto fuori:
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15. Giardini di Mirò – Rapsodia Satanica
Le ricercate sonorità post rock ed elettroniche, tipicamente nello stile dei GDM, sono impreziosite da sfumature di blues psichedelico e ipnotico e da inaspettate punte di shoegaze malinconico che consentono il continuo mutare di sensazioni, senza che, davvero, la tensione venga allentata. Rapsodia Satanica è la terra perduta e ritrovata, i Giardini di Mirò i Virgilio del vostro cammino. Fermatevi un attimo ad ascoltare: non chiedetevi perché, fatelo e basta. (Francesco Pattacini)
Play: XVII
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14. Dente – Almanacco Del Giorno Prima
Se il pop vi fa paura, se non vi piacciono le canzonette, se siete troppo snob per sorbirvi un disco di pura e semplice musica italiana, se volete fare i giovani a tutti i costi, beh allora questo non è certo l’album che fa per voi. Almanacco del giorno prima non sarà forse un capolavoro, ma resta probabilmente il disco più completo del cantautore fidentino e ha tutte le carte in regola per portare le sue canzoni alle orecchie di chi ancora non lo conosce, pubblico sanremese compreso. (Salvatore Sannino)
Play: Coniugati passeggiare
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13. Edda – Stavolta come mi ammazzerai
Edda torna e procede verso una sua maturità come cantautore, con il retrogusto soffice della sua voce strampalata a cullarci e carezzarci. Testi ricchi e potenti che si attaccano al cervello, ed atmosfere corrosive che ricordano i fasti del sound italiano alternativo d’inizio Duemila.
Play: Dormi e vieni
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12. Ex-Otago – In capo al mondo
La band genovese con In Capo Al Mondo ha (tutto sommato) vinto. La poetica del gruppo ha trovato una perfetta sintesi tra testi e musica. Meno frizzanti, più ricchi e profondi di Mezze Stagioni. Quest’album rappresenta la piena espressione di una band e del suo modo di fare musica. Gli Ex-Otago, band emergente dal 2002, sono finalmente emersi. (Agostino Bertolin)
Play: L’appuntamento
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11. Maria Antonietta – Sassi
Maria Antonietta mette un po’ da parte quella sua vena punk da contestatrice prima maniera, e abbraccia con Sassi un esperimento più classico della sua musica: più spirituale, e più intimista, questo disco fa pensare alla maturità della ragazza che faceva colazione con gli occhiali da sole. Eppure riesce ancora a graffiare.
Play: Giardini Comunali
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10. Gnut – Prenditi quello che meriti
Classe 1981, Claudio Domestico, in arte Gnut, è un cantautore napoletano dall’anima folk e con una forte vocazione al viaggio. Prenditi Quello Che Meriti è un disco veloce e lento insieme: Claudio Domestico ha la capacità di tenere incollate le notti con i giorni, così come lo sono le pagine di un libro avvincente. Ordinate al bar caffè corretto Gnut! (Ilaria Del Boca)
Play: Non è tardi
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9. Paolo Benvegnù – Earth Hotel
Lento e malinconico l’Earth Hotel di Paolo Benvegnù apre le porte a un’umanità piena di solitudini e camere vuote, difficile da raggiungere nel buio di questa lunga notte. Una solitaria notte senza coperte in un bellissimo hotel, in cui però, il freddo, lo senti lo stesso. (Francesco Pattacini)
Play: Orlando
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8. A Toys Orchestra – Butterfly Effect
Più che semplice solletico, Butterfly Effect è il tocco di un’arpista su una successione di note in scala, un brivido acustico e insieme sintetico. La bellezza di questo disco è che non c’è nessun dresscode da rispettare, una canzone non è mai uguale ad un’altra, né al proprio interno; non c’è noia, né artificio retorico o estetico, l’unico elemento che pervade l’album è una nuova ed ostentata libertà di scrittura. (Ilaria Del Boca)
Play: Fall To Restart
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7. Le luci della centrale elettrica – Costellazioni
La terra, L’Emilia e la luna non è soltanto la prima traccia, ma l’inizio di un percorso che raggiunge il Sudamerica e l’Europa, il presente e il futuro. Punto da cui partire e che permette di conservare il legame con l’Italia, durante tutti gli spostamenti che Costellazioni compie. È una corsa piena di cadute e risalite, che non può dedicarsi a un solo sentimento o raccontare un’unica storia. Manuale di istruzioni per uscire dalla crisi. (Francesco Pattacini)
Play: I destini generali
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6. Omosumo – Surfin’ Gaza
Surfin’Gaza è elettronica dal Mediterraneo. Un disco in cui confluiscono i generi più disparati: è musica elettronica ma al contempo fortemente Mediterranea, ci sono elementi rock ma anche d’n’b, così come i testi per i quali vengono utilizzati indifferentemente l’italiano, l’inglese e l’arabo. (Seppino Di Trana)
Play: Walking on stars
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5. Fast Animals and Slow Kids – Alaska
Guardare al mondo da un posto buio e freddo: questo è Alaska, terza fatica dei Fast Animals and Slow Kids, ragazzini ormai cresciuti tra le next big things degli ultimi anni, e alla ricerca della definitiva consacrazione con un lavoro il cui titolo è tutto un programma di ghiaccio & granito. (Michele Morselli)
Play: Coperta
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4. Populous – Night Safari
Night Safari è un disco indecifrabile come la sua copertina, un piccolo giro del mondo alla raccolta di suoni e influenze. Andrea Mangia, aka Populous, torna con una ricerca elettronica in cui è condensato un mash up di stili e direzioni sempre nuove, sound che si mescolano, tra ambient, soul, suoni etnici, e beat elettronici. (Giovanna Taverni)
Play: Vu (feat. Clap! Clap!)
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3. Godblesscomputers – Veleno
GBC è capace di dosare i suoni più disparati provocando un lento avvelenamento nell’incauto ascoltatore che si ritrova per una mezz’ora abbondante in balìa degli eventi senza sapere esattamente il perché. Una delle uscite più interessanti di quest’anno per quanto riguarda il panorama elettronico nostrano. Ascolta Veleno responsabilmente. (Seppino Di Trana)
Play: Nothing To Me
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2. Drink To Me – Bright White Light
Bright White Lights è un disco che gode di un respiro decisamente internazionale, complice la raffinatezza minimale ottenuta dai torinesi lavorando per sottrazione, un lavoro che sembra una cesellatura più che una stratificazione, che ad ogni ascolto sa trasmettere una sensazione diversa, senza però tralasciare una matrice squisitamente synth-pop che ne rende piacevole l’ascolto anche alle orecchie meno esercitate, permettendo così di godere di tutte le sfumature del bianco. (Seppino Di Trana)
Play: Bright
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1. Be Forest – Earthbeat
Chiamale, se vuoi, distorsioni shoegaze. I Be Forest tornano a distanza di tre anni con il loro secondo lavoro, l’atteso Earthbeat. Se in Cold potevamo leggere la necessità di raccontare attraverso parole e musica una stagione in cui non filtravano raggi di sole, in Earthbeat, come dopo un nubifragio, i nuvoloni neri fanno spazio ad un cielo di un azzurro tenue. Ogni tanto ai concerti incontrerai qualcuno che ti dirà che quella sera è proprio lì per sentire i Be Forest e non per cercarsi nell’album di foto caricate su Facebook la domenica pomeriggio. (Ilaria Del Boca)
Play: Colours