Voto: 6,8/10
Qualcosa di “Vecchio” che non puzzi di vecchio, di fresco ma al tempo stesso dal sapore un po’ retrò e quella stessa leggera patina gialla che ricopre le foto dei tempi andati: mica facile. E invece il secondo lavoro dei Thegiornalisti sembra uscire dal cruscotto della vecchia Ford di papà, tra un’Equipe 84, un Dalla ed un Caputo, messo lì per ravvivare ricordi di gioventù durante un viaggio sotto il sole cocente e con i finestrini aperti.
Un trentennio buono di musica assimilato e rielaborato senza patetica stucchevolezza, con una maturità che, data la giovane età dei tre ragazzi romani, sorprende piacevolmente e regala un ascolto tutto sommato allegro e piacevole. Le dodici tracce che compongono “Vecchio” si muovono, infatti, con sicurezza tra ammiccanti riff di chiara derivazione beat, omaggi a un certo intelligente cantautorato pop di casa nostra e qualche tuffo nel rischioso mare del brit-pop, mantenendo un’impronta sempre riconoscibilissima.
L’inizio in pieno stile ‘60s, con “La tua pelle è una bottiglia che parla e se non parla vado fuori di me”, mette subito in chiaro le carte giocate dai Thegiornalisti: chitarre scanzonate, gambe sempre in movimento e il tema dell’amore che torna e ritorna, spesso ironico e godereccio (“Il tradimento” e “Una domenica fuori porta” per esempio).
Ma l’amore, per chi del “vecchio” ha anche la saggezza, è anche quello filosoficamente maturo di “Diamo tempo al tempo”, l’amore, cioè, di chi non ha paura di aspettare i momenti giusti per godere appieno della presenza della persona desiderata (“e poi attendere la sera tardi / quando con vero amore mi parli”); o ancora quello che emana un’infinita dolcezza nelle poche pizzicate note di “Nato con te”.
Nonostante un autunno che incombe, i Thegiornalisti piazzano diversi pezzi con potenzialità da hit estiva: l’immediatezza di “Pioggia nel cuore”, “Vecchio” e “Bere”, per esempio, è spiazzante; tre canzoni dal ritmo travolgente, che facilmente si può credere di non aver ascoltato e cantato a ripetizione negli ultimi mesi, soltanto perché l’album non era ancora uscito.
Si passa poi per il rock’n’roll sgraziato di “Cinema” che, tra personaggi da Mandrakata, sembra voler omaggiare quella commedia all’italiana per cui i Thegiornalisti sarebbero in grado di scrivere perfette colonne sonore (si ascolti anche la brunoriana “I gatti”), e nei dintorni dei The Strokes con “E che ci vuoi fare”, senza infine dimenticare “Guido così”, in cui traspaiono lampi di follia che rimandano al già citato e compianto Lucio bolognese.
Album che, dovendo superare un certo timore di cadere eccessivamente nel derivativo, pare farsi apprezzare al meglio dopo diversi ascolti, “Vecchio” mette in luce una band che sa scrivere canzoni, fresche e dirette, come nella migliore tradizione della cosiddetta musica “leggera” (che a tanti sembra una bestemmia) italiana.
Basta spogliarsi di un certo snobismo finto-intellettuale che va tanto di moda oggi e questi Thegiornalisti ci si ritroverà a canticchiarli senza sosta.
Tracklist:
- La tua pelle è una bottiglia che parla e se non parla vado fuori di me
- Il tradimento
- Pioggia nel cuore
- Una domenica fuori porta
- Diamo tempo al tempo
- Guido così
- Cinema
- Vecchio
- I gatti
- Bere
- E che ci vuoi fare
- Nato con te