Mark O’Brien era un poeta-giornalista americano che, colpito dalla poliomelite all’età di sei anni, viveva la maggior parte delle sue giornate costretto in un polmone d’acciaio; condizione che non gli aveva impedito di diventare uno stimato letterato la cui collaborazione veniva richiesta da giornali e riviste californiane. Uno degli articoli-studi che venne commissionato ad O’Brien riguardò la sessualità dei disabili.
Grazie ad interviste e ricerche accurate il poeta-giornalista scoprì l’esistenza di particolari terapie che permettevano, a chi come lui aveva perso le capacità motorie conservando la sensibilità del corpo, di sviluppare e vivere la propria sessualità. Arrivato vergine all’età di 38 anni Mark O’Brien decise di sperimentare in prima persona tali terapie contattando una esperta che lo guidasse nel suo primo amplesso.
La storia vera di questa esperienza è stata raccontata nel film The Sessions dal regista Ben Lewin. L’opera riesce ad essere leggera, in molti casi ironica e la bravura nel trattare un argomento scomodo sia per l’inibizione comune nel parlare di sesso sia per la poca popolarità (vedi commerciabilità) delle questioni riguardanti i disabili, è nel non appesantire la condizione del protagonista portandola addirittura alla stregua di una normale attesa, ansiogena, di un uomo impaziente e allo stesso tempo intimidito al pensiero della sua prima volta.
Una delle figure più emblematiche e indimenticabili del film è quella del prete di fiducia di Mark: la straordinarietà di questo personaggio è nel non biasimare il protagonista per le scelte che sta facendo, ma nel fargli da supporto emotivo e guida spirituale in un momento particolare nell’esistenza di un uomo molto religioso che vive una condizione di disabilità. E′ sottile la linea che separa nell’arco del film il pensiero parallelo di Mark e del prete riguardo la sessualità, mentre l’uno racconta la sua esperienza l’altro esprime con lo sguardo tutto ciò che gli sta passando per la testa su un qualcosa a cui ha deciso di rinunciare per vestire i panni sacerdotali.
Il prete in questione è interpretato da un ottimo William Macy, e non poteva esserci spalla migliore per due eccellenti protagonisti come la bravissima Helen Hunt nei panni (anche se per buona parte del film è nuda) della terapista “surrogato sessuale” e sopratutto l’eccezionale John Hawkes che, nel ruolo di O’Brien, è immobile per tutto il film e recita solo con il volto e con i movimenti della testa riuscendo ad esprimere una marea di emozioni in tale stato di costrizione.
Opera indipendente costata appena un milione di dollari, scritta e prodotta dal regista Ben Lewin, The Sessions è un esempio di buon Cinema che riesce a trattare con intelligenza e delicatezza argomenti “particolari” generando riflessioni su condizioni e problematiche che erroneamente la maggior parte delle persone non prende nemmeno in considerazione fino a che non ne viene toccata direttamente. Da sottolineare che anche in Italia stanno nascendo associazioni che si occupano della sessoterapia per disabili.
The Sessions è stato premiato al Sundance Film Festival e al Festival di San Sebastian, candidato ai Golden Globe per l’interpretazione di John Hawkes e agli Oscar per quella di Helen Hunt.