Oh sì, adesso maggio, il mese dei fiori, della mamma e dei libri e pare anche della Madonna, può davvero iniziare! Inizia sulle barche di Sweet Baboo, trascinate da una brezza di amene melodie pop, che spazzano via i grigiori di questo nauseante aprile appena concluso.
Sotto lo pseudonimo Sweet Baboo si cela il gallese Stephen Black, sconosciuto ai più, me incluso fino a pochi giorni fà, ma che nutre una certa considerazione già da qualche anno nelle terre battenti l’Union Jack, vanta infatti esibizione al Glastonbury e al Latitude negli scorsi 3-4 anni.
L’indie pop di Sweet Baboo è fresco e armonico, non certo originale, riprende infatti senza nasconderlo quello dei (quasi) conterranei Belle & Sebastian e richiama alle sonorità dei Real Estate, con immancabili echi di Brian Wilson. Tuttavia accanto a questo, mantiene vivo un agrodolce sapore da folk singer di periferia, sugli insegnamenti di Daniel Johnston, uno degli artisti dichiaratamente “simbolo” per il giovane gallese.
Se non siete ancora convinti che potrebbe essere l’album del vostro maggio-giugno 2013, allora aspettate il primo fine settimane di sole e mentre sarete sulla via del mare mettete su il singolo, nonché prima traccia del disco, If I died. Ci scommetto che avrete voglia di rimetterlo su almeno quattro cinque volte..certo se siete diretti a Fregene, nel traffico dell’Aurelia, forse il discorso cambia, ma non ve lo auguro.
La seconda traccia The Morse Code for Love Is Beep Beep, Beep Beep, The Binary Code Is One One, prego notare l’idiota frivolezza del titolo, segue la solarità della prima, poi i ritmi tendono a placarsi distaccandosi dalle atmosfere puramente festaiole delle prime due tracce. L’ascolto si mantiene piacevole, forse anche di più, il ragazzo infatti sa il fatto suo, il suono è pulito, gli arrangiamenti semplici ma ricchi e ben composti, come nella terza traccia Let’s go swimming wild, a mio parere bellissima, dove cadenzate linee di basso fanno da peso a chitarre ondeggianti e a falsetti soffusi.
Il resto dell’album prosegue su queste linee, passando da episodi fischiettanti a climi più pacati, ma sempre all’insegna della leggerezza. I 40’ passano piacevolmente, senza accorgersene. Tutte le canzoni hanno come tema comune quello del mare e d’altronde qual è il modo migliore per assaporare il mare se non lasciandosi cullare dalle onde come barche senza guida?
Moshi Moshi Records, 2013