Tra i numerosi locali bristolesi – o forse bisognerebbe dire bristoliani, perché l’aggettivo corretto, in lingua, è ‘Bristolian’ – lo Start the Bus è uno di quelli in cui capita di finire più di frequente. Un po’ aiuta il costo medio dei concerti, che sono per la maggior parte gratuiti o compresi tra i 2 e i 3 pound, trattandosi soprattutto di band locali o conosciute da un numero ristretto di appassionati – a parte poche eccezioni, come per esempio per i Metz, lo scorso dicembre, quando si è arrivati sotto i 10. Un po’ aiuta la posizione: a Baldwin Street, la via principale del centro, punto di riferimento della vita notturna e di quella diurna, del sightseeing, dei mercatini, dell’acchiappo e delle sbronze, queste ultime a qualsiasi ora del giorno e della notte. Locals, turisti, weekenders dei dintorni, anime migranti da ogni dove, in maggior parte si concentrano tutti lì intorno. Ma principalmente, come i più classici ritrovi, lo Start the Bus fa “casa”: è il posto in cui si passa a fare un salto, in cui ci si incontra un giro consolidato di persone che almeno di vista ci si conosce tutti, in cui spesso e volentieri si ritrovano a suonare le stesse band, non abbastanza minuscolo per essere di nicchia, ma neanche dispersivo come le venues maggiori, con momenti di delirio e dj sets in cui si tira avanti fino all’alba nel fine settimana, ma sempre abbastanza pieno anche nel mezzo. L’atmosfera è decisamente hipster, se non indie, ma riporta a quei tempi in cui queste etichette conservavano un suono positivo, sia per l’arredo, sia per il tipo di musica, che privilegia indie-rock, shoegaze, elettronica varia, che qui a Bristol sono diventati un po’ il mainstream locale. E’ il tipico posto in cui c’è la più alta possibilità di incontrare Big Jeff, la vera icona della scena bristolese. Per i gruppi di Bristol, lo Start the Bus è un istituzione, il posto in cui si misura la differenza tra il gruppetto amatoriale e quello pronto al salto. Per i gruppi indipendenti che vengono da fuori, invece, US, Canada, Australia, oltre che dal resto d’Europa, è probabilmente la piazza di riferimento. Non a caso, qualche settimana ero qui a chiacchierare con una pinta davanti insieme ai Be Forest, che si sono esibiti qui nel loro più recente tour europeo: ottima performance nonostante l’interminabile viaggio in bus che li aveva portati da Pesaro direttamente sul palco, senza fermate intermedie. Ma a questo giro vi parlerò invece di due bands bristol-based che non hanno assolutamente niente da spartire tra loro: una classica guitar-rock band e un trio elettronico che non ha nemmeno uno strumento a corda o acustico nella line-up.
Venerdì scorso era una di quelle sere in cui allo Start di Bus c’è il pienone. Uno dei party più o meno mensili organizzati dalla rivistina Bristol Live Magazine, fascicoletto a distribuzione gratuita che raccoglie tutti gli appuntamenti musicali del mese. La band convocata per questa occasione è stata Scarlet Rascal and The Trainwreck, da alcuni anni una delle realtà più popolari e più presenti nella scena musicale bristolese, molto più che fuori,e onestamente, anche una di quelle di qualità più alta, a livello di performance semplicemente grandiosa. Formazione classica a quattro – batteria, basso,due chitarre – che produce un muro di distorsioni in shoegaze con dispersione di frusci e feedback ostentando un certo controllo, ritmica basso-batteria compatta e potente vagamente post-punk, più la voce tagliente di Luke Brooks, grande presenza sul palco col look da belloccio in giacchetta, barba incolta e ciuffo arruffato. Il pubblico in delirio dal primo pezzo, e io insieme a loro, con la mente che mi ha portato subito ai Pixies, ai JoyDivision, ai Velvet Underground, più un certo retrosapore garage, più tipico dei loro primi tempi. Del disco che hanno in preparazione da alcuni anni non si hanno, apparentemente, notizie certe, ma gli Scarlet Rascal proseguono imperterriti una intensissima carriera di live adrenalinici che va avanti senza pausa dal 2008 in tutta l’isola, con il momento più alto della carriera compreso tra il 2011 e il 2012: il remix di uno dei loro pezzi, The Hunting, a opera di Geoff Barrow dei Portishead.
Il secondo gruppo che vi racconto oggi, invece, EXPENSIVE, da scriversi in capital letters per espressa volontà del gruppo, proviene dalla settimana scorsa, e pure essendo pure questo Bristol-based, racconta una storia diversa che affonda le sue radici in un circuito più di nicchia, parte di un più vasto consorzio di bands minori, più facile da associare alla microrealtà di locali che propongono stili di vita alternativi, di cui Bristol pullula, come il cinema autogestitoThe Cube, il ritrovo per ciclisti Roll for the Soul, il caffè-ristorante per vegani Caffè Kino, sparpagliati principalmente tra Stokes Croft e l’Old Market, i quartieri outsider, ben al riparo dal centro. Gli Expensive sono un progetto di tastiere, pedali e machines che nasce dall’incontro dell’eclettico e versatile Matthew Cheney, sempre immerso in millemila progetti, con la cantante-genietta Grace Denton, pure lei alle prese con numerose collaborazioni musicali, oltre che con progetti fotografici e video, e Pete Shadbolt. In effetti, è un gruppo che capita di vedere molto di rado allo Start the Bus – ma Grace mi confessa di essere molto contenta che li abbiano chiamati a suonarci – e anche in questo contesto la performance è ottima e il pubblico di loro aficionados li ha seguiti senza problemi. L’elettronica dei tre, malinconia ma briosa, ammiccante ai suoni 80s e 90s ma anche allo shoegazee all’indietronic più recente, costruisce nei live un’atmosfera sospesa in cui ci si immerge completamente, il cui impatto non cambia di intensità nel momento in cui il gruppo è al completo, acquisendo maggiore profondità e spessore, e una maggiore gamma di suoni, o quando è ridotto alla coppia Chaney-Denton, più semplice nell’approccio ma più compatto e raccolto. Neanche gli Expensive hanno album all’attivo – cosa che sembra molto comune tra i gruppi di Bristol – ma è disponibile online il singolo Secret in the Moss, tratto dall’EP ¥¥¥, nonché numerosi video, alcuni piuttosto divertenti. Da segnalare anche l’uscita a stretto giro di uno split EP coi Go-Qualia.
Con questa puntata, Bristol Sound da il benvenuto alle foto di Louise Brady, collaboratrice di vari siti e riviste locali nonché presenza assidua della musica live bristolese. Ringraziandola per averci prestato le splendide foto di Scarlet Rascal and The Trainwreck, vi segnalo il suo flicker, dove potete trovarne tante altre: https://www.flickr.com/photos/louise_brady.
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Foto a cura di Louise Brady – Scarlet Rascal and the Trainwreck