Da qualche anno a questa parte musica elettronica e musica soul non appartengono più a due universi lontani e paralleli. Dal folgorante esordio di James Blake in poi, la sperimentazione elettronica che ha abbracciato universi soul ed r’n’b ha infiammato i vicoli di Londra e da lì si è rapidamente spostata su tutto il panorama mondiale, tra prove artistiche eccellenti e tanta roba insipida. Il 2014 ha già visto sbocciare su queste sponde musicali, l’eccellente e acclamato esordio di Chet Faker, ma sempre nello stesso periodo, sotto i potenti riflettori della londinese 4AD, ha visto la luce Tremors, prima prova di Christopher Taylor, in arte Sohn.
Taylor nasce a Londra, ma l’ispirazione artistica la riceve da Vienna, città in cui si trasferisce nel 2010, lì inizia a farsi notare grazie ad alcuni remix (Rhye, Lana del Rey, Disclosure) per poi venire allo scoperto con The Wheel EP, in seguito al quale, la 4AD, che di fiuto ed esperienza ne ha da vendere, lo mette sotto contratto. L’lp Tremors è un disco di spessore, adagiato su ottime tessiture sintetiche cupe e minimali ma sorrette da bassi corposi e caldi, tra effusioni dubstep e loop dal sapore più electro, il tutto arricchito da un’ottima abilità vocale e da un notevole senso melodico.
Per uno che ha tutte le carte in regola per entrare nelle glorie di molti, il banco di prova live gioca un ruolo non indifferente. Noi dell’Indiependente, un’occhiata a Sohn l’avevamo già data quest’estate durante l’Ypsigrock, così siamo tornati a vederlo nella sua data romana, al Circolo degli Artisti.
L’approccio scenico è molto oscuro, Sohn si presenta al centro del palco con l’immancabile cappuccio e i due musicisti che lo supportano ai lati. Zero luci, se non dei neon verticali che si illuminano seguendo i beat. La prima parte del concerto privilegia i pezzi più soft, in cui l’artista riesce a tenere il palco con efficacia, tra notturne basi avvolgenti sulle quali giostra abilmente con un elegante cantato soul (Tremors e Bloodflows su tutte). I beat ruvidi e coinvolgenti di Artifice segnano un po’ il confine della prima parte del concerto, che per quanto artisticamente più che valida, iniziava a procurare qualche sbadiglio. Le successive Light e Lessons vengono interpretate in chiave più elettronica, ridando una toccatina ai bpm e allungandole sul finale tra beat, loop vocali e synth dal sapore chillwave. L’effetto è quello di entusiasmare il pubblico che, non appena i tre lasciano il palco dopo il saluto finale, scalpita chiedendo a gran voce il ritorno. L’encore di rito è affidato al pezzo a cui il nostro deve tanto, The Wheel, che viene anche canticchiato da qualche sporadica anima del pubblico.
La performance di Sohn è degna di un artista navigato, coinvolgente, impeccabile, sostenuta. Il sound del londinese cattura facilmente l’attenzione e la resa artistica ed emotiva sul palco è di quelle destinate a non cadere troppo presto nel dimenticatoio. Probabile che ne sentiremo ancora parlare un bel po’.
Setlist
Ransom Notes
Warnings
Tremors
Veto
Bloodflows
Tempest
The Chase
Oscillate
Artifice
Lights
Lessons
The Wheel