Negli ultimi anni, a proposito degli interventi statunitensi, ho spesso sentito dire la frase paradosso: ”e perchè non intervenire allora in Darfur dove c’è un genocidio sotto il silenzio internazionale?”, e via dicendo, con conseguente postilla, ”perchè non c’era il petrolio, non avevano interessi”; peccato che al momento di agire nel quotidiano tutti fossero spinti a fare (o non fare) qualcosa soltanto in base a un qualche interesse. A proposito del Darfur, i morti in quella regione sudanese sono stati migliaia, e la domanda è: avremmo potuto fare qualcosa per evitare che si consumasse nel silenzio un massacro, o i nostri sentimenti si smuovono solo di fronte ai lager nazisti? Altro esempio di quella che viene generalmente riconosciuta come indifferenza dell’Occidente è il genocidio in Ruanda del 1994. Ma allora, cosa vogliono davvero le persone di fronte ai massacri?
Nel settembre del 2011 (ovvero due anni fa) i morti in Siria erano già 2.700, in quella che veniva definita la rivolta silenziosa: si parlava di Egitto, Libia, Marocco, ma la Siria era un trafiletto da ignorare sui giornali. Quando pensiamo alla comunità internazionale, all’Onu, e tutto quel sistema che è nato ufficialmente per supervisionare il mondo, ma spesso ignora il suo ruolo, in genere abbiamo un atteggiamento scettico, perchè spesso l’Onu si è limitato a fare il parolaio in stile Papa. In Siria chiunque ha avuto paura: troppa alleanza con Russia e Cina, terrore di muovere gli scacchi in Medioriente, terrore di affrontare Assad soprattutto. Così li abbiamo lasciati soli, i ribelli, in questi due anni. Così soli che alla fine Assad si è deciso ad usare il gas chimico, tanto aveva tutte le coperture del caso: nessuno vuole veramente che se ne vada.
Ovviamente abbiamo da affrontare il precedente in Iraq: è per questo che è iniziata l’analisi del conflitto a partire dalla parola magica petrolio, anche se in Siria non ci sono ragioni petrolifere per intervenire (si parla solo di aumenti in caso di intervento occidentale). In Iraq è stato tutto un grande fake di Bush jn, stavolta le prove delle armi chimiche sono più forti, e soprattutto i morti ammazzati da Assad (qualunque sia il modo di ammazzarli) sono reali. C’è una guerra civile. A nessuno conviene intervenire. Ma allora che diavolo ci facciamo qui?
Certo è che il conflitto può esplodere miserabilmente. Purtroppo l’intervento americano che si sta preparando difficilmente avrà lo scopo di aiutare i ribelli, perchè gli americani hanno più paura dei ribelli al potere che di Assad. Ma cosa dobbiamo fare per aiutare chi innocentemente vive/subisce quotidianamente una situazione che lo rende meno umano e allontana – a volte per sempre – la felicità? Continuare ad abbandonare tutti al proprio destino, essere cinici osservatori del palcoscenico, o tentare di fare qualcosa di reale? La guerra nel mondo c’è già, gli sfollati che lasciano il proprio paese per evitarla ci sono già: sono lontani da noi, anche mentre si avvicinano, ma ci sono.