Il nuovo disco del quintetto scandinavo, a quattro anni di distanza dal loro ultimo lavoro Work, non se la cava affatto male. Sonoramente parlando si perde un po’ di quella genuina aria lo-fi degli inizi a favore di una particolare cura, riscontrabile anche nel suo predecessore. A differenza di quest’ultimo Optica risulta però più ispirato, meno serioso e costruito e senza dubbio accattivante. Il tributo alla pop wave anni ’80 è evidente e da al disco un patina vintage che non dispiace. È invece da rimproverare la lunghezza eccessiva di alcuni brani che avrebbero probabilmente ottenuto maggiore successo se fossero stati meno strascicati e più diretti. Al netto di queste osservazioni l’ultimo lavoro degli Shout Out Louds segna, se non un punto di crescita, senza dubbio la conferma in positivo del corso intrapreso negli ultimi anni.
La doppietta di apertura, Sugar e Illusions, inaugura l’opera all’insegna di echi di epoche musicali ormai passate e, soprattutto nel secondo singolo, riesce appieno nell’opera di rivisitazione che si propone. La quieta malinconia tipica del gruppo di Stoccolma viene a galla in Blue Ice coi suoi leggeri inserti al piano ed una scelta vocale sobria ma avvolgente. Agli echi disco di 14th of June segue la ben più misurata Burn, brano piuttosto anonimo di cui difficilmente si sarebbe sentita la mancanza. Walking in Your Footsteps, già singolo di presentazione, nonostante le buone scelte melodiche manca del mordente necessario a farne un pezzo davvero pregnante e non colpisce particolarmente. Ma ci pensano i sottili ricami pop di Glasgow a risollevare la situazione, sviluppandosi su una base tanto insistente quanto azzeccata, mentre unico difetto del brano rimane l’eccessiva lunghezza. Di Where You Come In rimane la spensieratezza che promana e la sua aurea quasi surf pop, che sfocia poi nei synth anni ’80 di Hermila.
Nella freschezza delle basi sintetiche di Chasing The Sinking Sun ritroviamo gli Shout Out Louds nel pieno del loro stile, mentre la mesta Circles ha tonalità più britanniche e contenute. Chiude, infine, una lunga ed intimistica Destroy, per terminare in maniera riflessiva un disco dalle molte facce.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, in questo quarto disco degli Shout Out Louds, solo una conferma di quanto ci era stato anticipato dal precedente ed una maggiore consapevolezza che fa di Optica un ottimo ascolto di questo 2013 ed una medaglia in più sul petto della band scandinava.
Merge, 2013