Applausi per gli agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi al congresso Sap a Rimini, dove Sap sta per sindacato autonomo di polizia. Parliamo di forze dell’ordine, persone che hanno volontariamente scelto di ”portare l’ordine”, di difenderci, in qualche modo, da qualunque violenza, e da chiunque essa provenga. Cosa stavano applaudendo di preciso quelli che hanno applaudito al congresso Sap, per cinque minuti, ripetutamente, e alzandosi in piedi, senza sbagliarsi dunque. Se applaudi per cinque minuti è molto probabile che tu sia consapevole di star applaudendo, è una cosa che capita a teatro o al cinema a volte, quando sei soddisfatto: sei completamente consapevole dei motivi per cui muovi le mani provocando rumore, è un elogio, è un incitamento, lo fanno anche allo stadio a ritmo cadenzato, è un messaggio chiaro. Stai applaudendo. Come se non bastasse, per non smentire l’intenzione di un gesto che era già chiaro, arriva anche una nota del Sap su quegli applausi da parte del segretario generale Tonelli: “Le cause della morte di Aldrovandi sono ben altre. Non è il fermo di polizia la causa e i colleghi li ho applauditi, sì. Non mi nascondo dietro un dito. Considero i colleghi condannati per errore giudiziario e cerchiamo una revisione del processo“.
Una delle frasi peggiori che si è potuta sentire in tutta questa brutta storia è sempre di Tonelli,” Tutti i giorni muoiono giovani sulle strade, ma non diamo la colpa alle strade’‘. Se solo fingessimo di non sapere che non è stata la strada ad ammazzare Federico Aldrovandi, ma qui non vogliamo fingere. Quattro agenti di polizia hanno volontariamente colpito il ragazzo fino a portarlo alla morte, una morte che puzza di sangue e botte. Una morte ignobile, che non va applaudita. Non stavano guardando un bel film Tonelli e compagnia, stavano applaudendo agenti che ci mettono le mani addosso e picchiano duro, fino a farci morire lentamente. Stavano applaudendo una scena che non vorremmo assolutamente mai più rivedere, perciò bisogna parlarne, bisogna farglielo sapere, bisogna fargli passare il vizio brutto di applaudire. Bisogna che sappiano che non saremo mai d’accordo.
Diciamo anche che se sbagliamo noi è grave, ma se sbaglia un poliziotto quanto è più grave? Nelle intenzioni lui ha scelto di servire l’altro, se infrange questo patto ha già tradito le intenzioni. Fosse anche con un applauso.