E se un giorno le forze militari di un paese straniero vi costringessero ad abbandonare le abitazioni? cosa fareste? cosa succederebbe? Per il civile mondo occidentale esportatore di democrazia questo non è un sopruso, un’occupazione; è lotta al terrorismo, legittima difesa di uno stato sovrano che difende il proprio popolo…quindi auguratevi di non vivere mai nello stesso paese di un terrorista perché in tal caso non avreste più diritti agli occhi delle autorità internazionali.
L’ottimo film di Saverio Costanzo, Private, recitato da attori israeliani e palestinesi, esattamente 10 anni fa ha raccontato nello spazio angusto di una casa l’assurdità e l’inciviltà dell’infinito conflitto mediorientale.
Una famiglia che vive in Palestina da un giorno all’altro vede la propria abitazione invasa da soldati dell’esercito israeliano che dicono che la casa è sequestrata: il capo-famiglia non ha alcuna intenzione di andarsene e viene costretto dai soldati a vivere in un’unica stanza con i suoi familiari cercando così di rendergli la situazione insostenibile e farli andare via. La tenacia e l’orgoglio del capo-famiglia vengono messe a dura prova dai soprusi e dalle provocazioni dei soldati che aspettano una minima reazione per poter usare la forza e le armi, ma anche dalla moglie che vorrebbe scappare da quella situazione insopportabile per mettere al sicuro i propri figli.
Tra i figli c’è chi pensa all’impossibilità di inseguire un qualsiasi futuro restando in quel paese e chi sente crescere la rabbia per il senso di impotenza di fronte alle violenze fisiche e morali subite dalla famiglia e dal suo popolo.
L’epilogo del film è la morale di una storia che pare non avrà mai fine, fatta di morte e di diritti violati, di violenza perpetrata indistintamente nei confronti di un altro popolo come unica possibile risposta e soluzione agli attacchi subiti, la volontà di annientare moralmente qualcuno facendolo vivere nel terrore così da riuscire ad eliminarlo prima umanamente e poi fisicamente.
Il film di Costanzo, vincitore del Pardo d’Oro a Locarno, David di Donatello e Nastro d’Argento come regista esordiente, è del 2004: il conflitto arabo-israeliano e in maniera particolare israelo-palestinese va avanti dal 1948, dall’istituzione dello Stato di Israele, e oggi, nel luglio del 2014, è giunto in una delle fasi più sanguinose con i bombardamenti a tappeto dell’esercito israeliano sulla striscia di Gaza che hanno provocato più di 170 morti e migliaia di feriti la maggior parte dei quali civili, a seguito del rapimento e dell’uccisione di tre ragazzi israeliani e dei missili lanciati dall’organizzazione di Hamas su Tel Aviv.
Mentre in queste ore l’esercito israeliano mette in atto un’azione di terra dopo aver intimato ai palestinesi di Gaza di abbandonare le proprie abitazioni il dubbio più inquietante riguarda l’atroce silenzio dei paesi occidentali, l’assoluta inconcludenza politica di quelle organizzazioni internazionali che hanno sempre mostrato indifferenza nei confronti della tragedia palestinese e hanno continuamente voltato lo sguardo accettando i soprusi e i comportamenti terroristici di uno Stato sovrano come quello israeliano senza prendere provvedimenti o alzare la voce.
Cosa attendere? Cosa sperare? In Israele molti pensano che con questa escalation di violenza il loro governo non stia facendo altro che aumentare il pericolo per la vita dell’intero popolo invece di arrivare ad una soluzione; in Palestina, in ciò che resta della Palestina, i bombardamenti costanti, le morti continue di civili, le famiglie devastate costrette ad abbandonare le case, stanno facendo il gioco delle organizzazioni terroristiche che trovano sempre nuovi adepti disposti a tutto pur di vendicare i propri morti.
Il Cinema, come in Private, racconta per far riflettere, ma nella realtà paiono sempre meno quelli intenzionati a fermarsi a riflettere su ciò che sta accadendo.
guarda il film: