Nel 2008 un gruppo di surfisti tra cui Mahmoud El Reyashi, Yousef Abo Ghanem e Ibrahim Nehad, decisero attraverso vicissitudini varie di aprire un surf club sul Mediterraneo che fosse un centro di aggregazione giovanile. Fin qui nulla di strano. Se però considerate che quel Surf Club era The Gaza Surf Club (che il luglio scorso è stato bombardato), che il tratto di costa del Mediterraneo fosse la maledetta spiaggia di Gaza e che i ragazzi in questione fossero un mix di israeliani e palestinesi ecco che la storia di questo club assume tutto un altro significato tanto da essere l’oggetto del bel documentario di Alexander Klein intitolato “God went surfing with the devil“.
Proprio da questo documentario nasce Surfin’Gaza, il primo album in studio degli Omosumo che, per chi non li conoscesse, sono un trio tutto siculo, fomato da Angelo Sicurella alla voce e drum machine, Antonio Di Martino al basso (Dimartino) e Roberto Cammarata (Waines) alla chitarra.
Il disco, che segue l’Ep del 2013 Ci proveremo a non farci male, si apre con una drum machine sincopata ed il falsetto di Sicurella (ricorda incredibilmente il primo Alan Sorrenti) che narra di una bambina di nome Yuk (da cui il titolo della canzone) che di fronte alla città bombardata riesce comunque a pronunciare la frase, spesso utilizzata dagli anziani arabi, “bukura inshallah” (domani se dio vuole), che come un mantra viene ripetuta allo stremo e complici le chitarre incalzanti si svuota del suo senso di fiducia colorandosi di una sottile claustrofobia che corre sotto traccia. Claustrofobia che ritroviamo in più punti del disco a volte sotto forma di drum machine (Waves), alle volte sotto forma di urla disperate (Surfin’Gaza). Ma questa è solo una delle cifre di un disco davvero multiforme.
Se infatti si ascoltassero solo le chitarre quasi da spiaggia ed il cantato rilassatissimo di Walkin on stars, o il ritornello con i cori spensierati, catchy senza risultare scontato, di Nancy (uno dei singoli) o ancora l’altro singolo, Nowhere, con un giro di basso (ottimo Di Martino in versione bassista puro) che seppur incalzante risulta essere cadenzato come le onde del mare si potrebbe pensare di essere di fronte ad un disco completamente diverso, dai toni distesi e rilassati. Ma poi tornano i toni tesi di Ahimana, dove le chitarre acide e distorte di Cammarata creano il tappeto su cui un synth anarchico si muove come impazzito, e di Dovunque altrove, con la cupezza dei sample e la drum machine dal ritmo marziale dà alla voce, curiosamente calma, di Sicurella la possibilità di dipingere il quadro ansioso dell’attesa delle navi che lo portino appunto “dovunque altrove” (per quanto mi riguarda uno dei passaggi più significativi del disco intero si ha quando un sax urlante parte dopo la frase “cade nel vuoto la mia confusione…” ).
Nell’album quindi la tensione e la distensione, man mano che si avanza nella tracklist, sono due registri che si rincorrono all’impazzata quando finalmente si incontrano deflagrando nel potente giro di basso della finale Atlantico, mentre il ritrovato falsetto recita la frase “Stendimi, lasciami navigare sull’oceano” , con tanto di assolo di sax che rimanda a canoni decisamente lontanti dall’elettronica suonata fin qui.
Gli Omosumo con il loro primo LP, confezionano un lavoro poliedrico da ogni punto di vista.
Stilisticamente, vi confluiscono i generi più disparati: è musica elettronica ma al contempo fortemente Mediterranea, ci sono elementi rock ma anche d’n’b, così come i testi per i quali vengono utilizzati indifferentemente l’italiano, l’inglese e l’arabo. Il tutto però seguendo un filo logico che amalgama il tutto in maniera consequenziale e quindi non fa specie che coesistano pezzi marcatamente da club e, ad esempio, un assolo di sax.
E l’amalgama per tutto ciò è proprio quel Mediterraneo che sa essere tanto teatro di orrori e divisioni, tanto veicolo di fuga e riappacificazione tra i popoli.
Magari grazie ad una tavola da surf. “Bukura, inshallah“.
Tracklist:
1) Yuk
2) Walking On Stars
3) Waves
4) Nowhere
5) Surfin’ Gaza
6) Dovunque Altrove
7) Nancy
8) Ahimana
9) Atlantico
Malintenti Dischi, 2014