La prima volta che ho letto l’autobiografia di Barack Obama era una mattinata di sole, c’era Mr. November in sottofondo, e tutta la storia della letteratura americana nigger che si muoveva dietro di me (da Hendrix a Luther King, da Malcom X a Rosa Park, da Toni Morrison all’ultimo degli schiavi nelle terre di cotone). Ovvio che tutta queste serie di movimenti esercitassero un certo fascino: c’era una questione abbastanza evidente che si non si sarebbe mai potuta nascondere, la pelle nera. Cosa che lo ha reso simpatico alle minoranze, o ai simpatizzanti delle minoranze, ma che lo ha anche penalizzato in un’altra serie di situazioni: per esempio ha fatto crescere l’arroganza del Tea Party, o aperto ferite profonde quando non ha saputo prendere decisioni importanti. Stiamo pur sempre parlando del Presidente degli Stati Uniti d’America. Che ha avuto delle storiche dimenticanze per inciso.
Barack Obama non ha chiuso Guantanamo. Questa è una grave pecca per un presidente che si è presentato come il nuovo dopo la solfa Bush juniores, dopo gli anni dell’11 Settembre. Anzi, pare stia costruendo una nuova base carceraria, l’amministrazione Obama. Ultimamente avevamo parlato del White Paper: sulla linea della preventive war al terrorismo. Stiamo parlando di un Presidente che comunque ha creato delle svolte portentose in certe politiche americane, per esempio nell’apertura ai due stati in terra israelo-palestinese. Ma non tutto è ora quello che luccica.
A Guantanamo continuano gli scioperi della fame per le condizioni disumane del carcere: cosa aspetta Obama a chiuderlo? e perchè fa un discorso dove lustra le scarpe a George Bush?
Non dimenticherò mai la prima volta che mi hanno inserito il tubo per l’alimentazione nel naso. Non riesco nemmeno a descrivere quanto sia doloroso essere costretti a subire un’alimentazione forzata in questo modo. Come mi è stato spinto dentro, mi ha fatto venire da vomitare, ma non ci riuscivo. Avevo un forte dolore al petto, alla gola e allo stomaco. Non avevo mai provato tanto dolore prima. Non augurerei una punizione del genere a nessuno.
L’estratto è di Moqbel, uno dei prigionieri che ha iniziato lo sciopero della fame a Guantanamo. La protesta è arrivata in questi giorni al centinaio di adesioni da parte dei prigionieri.