In questo luglio segnato da un caldo africano creature fino ad ora sottovalutate affollano i titoli dei maggiori siti di informazione. Sono gli oranghi. Relegati a lungo ad esclusivo patrimonio di zoologi e vecchie pornostar, questi mammiferi si affacciano ora nelle breaking news di tutto il pianeta, reclamando il ruolo di primo piano che meritano.
Qui di seguito trovate una breve rassegna su tutto ciò che c’è da sapere sugli oranghi e il loro mondo (leghisti compresi).
1. Meglio un morto in casa, che un Mandela alla porta.
Nelson Mandela, il padre del moderno Sudafrica, non accenna a morire. Come un Giovanni Paolo II qualsiasi sta prolungando indefinitamente la sua agonia nell’ospedale di Pretoria. I sudafricani non riescono più a rimanere col fiato sospeso e i Capi di Stato di tutto il mondo faticano a compilare l’agenda a causa del funerale del leader sempre in agguato.
La famiglia dell’uomo che ha traghettato il Sudafrica dal regime dell’apartheid a quello dell’AIDS però litiga già. Uno dei nipoti di Mandela sta infatti riesumando i cadaveri di babbo e zii per trasferirli a Mvezo, piccolo villaggio di cui è capo. L’obiettivo è quello di portarvi a breve anche nonno Nelson, che ha sempre indicato come luogo di sepoltura quello dei propri figli. Un Mandela sotto terra e uno in municipio, sperano a Mvezo, saranno una bella attrattiva per turisti e fans di Jovanotti.
Il nipote del leader, Mandla, se la dovrà vedere in tribunale con sua zia Makaziwe, pure lei interessata a lucrare sulla pelle (o ciò che ne resta) del morente.
Thumbs up per Nelson. Dai, resisti ancora un po’ e sarai tu a seppellirli tutti!
2. Un Papa per amico
Anche il Papa più fricchettone che il Vaticano ricordi ha mostrato grande interesse per gli oranghi. Con una rapida visita a Lampedusa, dove vive una colonia di scimmie clandestine, Francesco I ha aiutato a dirottare l’attenzione dei media internazionali sui tanto bistrattati mammiferi.
L’argentino più ascoltato al mondo dopo Astor Piazzolla (e il più ricco dietro Leo Messi) si è recato sull’isola abbandonata da dio ma non dagli uomini per incontrare i migranti in arrivo dall’Africa. Grande la commozione tra gli oranghi libici ed eritrei per una visita destinata a cambiare le loro vite più del rimpatrio forzato dall’altra parte del Mediterraneo.
Libici felici raggiungono Lampedusa per incontrare il PapaCi si aspetta che comunque, passata l’adrenalina per l’uragano Francesco, le telecamere abbandonino Lampedusa e gli animali si tranquillizzino.
3. Il giorno nero dell’atletica
Già chiamarsi Gay di cognome può essere una seccatura. Se poi sei il Gay più veloce del mondo, potresti incontrare qualche difficoltà nel stringere amicizie con i tuoi compagni di classe.
Se però, dopo aver brillantemente superato tutti questi ostacoli, ti fai trovare con delle analisi del sangue uguali a quelle di una nuotatrice della Germania Est alle Olimpiadi del ’76, forse un po’ coglione lo sei. Ok, Usain Bolt somiglia tanto al bambino che ti ha rubato la fidanzatina in terza elementare: corre velocissimo, fa ridere e sta simpatico alle maestre. Ma non sarà con il nandrolone che lo supererai (almeno nella verifica di matematica).
E poi ci sono tanti altri giamaicani da battere. Come Asafa Powell. Ah, no. Anche lui, insieme a quattro atleti connazionali, si è fatto beccare. E la sua camera d’albergo a Lignano, dove si trovava per una manifestazione sportiva, è stata perquisita dai carabinieri.
Per i compagni di squadra di Bolt sono in programma accertamenti, mentre per Tyson Gay la carriera si chiude qui. Forse però farsi setacciare il cassetto dei boxer da agenti abituati solo a sedare risse tra turisti tedeschi ubriachi è peggio che essere squalificati.
4. “Non bere, non far tardi e non metterti il cappuccio”
Che negli States la caccia all’orango sia pratica diffusa lo si sa da qualche secolo. Ma che bisognasse anche trovare delle scuse per farne fuori uno o due è davvero una novità dell’ultima ora.
Questo deve aver pensato George Zimmerman, un idiota di 28 anni che nel tempo libero faceva il volontario a Sanford, in Florida. Il ragazzo, munito di pistola, gironzolava nel suo quartiere per scoraggiare eventuali malviventi.
Una sera del febbraio 2012 Zimmerman incontra un orango giovane, di 17 anni. Trayvon Martin. L’esemplare indossava il cappuccio della felpa e in mano aveva un pacchetto di caramelle (negli States i post-adolescenti che continuano ad acquistare i coccodrilli Haribo sono una piaga sociale almeno tanto quanto le armi da fuoco).
Zimmerman, evidentemente ansioso di allenarsi per la partita di caccia della domenica successiva, stende Trayvon Martin e, con suo immenso stupore, un anno e mezzo dopo si trova in un’aula di tribunale. Non lo avevano avvisato che ammazzare un orango senza motivo non è visto di buon occhio.
Grazie a dio la Florida è uno Stato civile e sei giudici donne hanno deciso che Zimmerman è stato aggredito e, in ogni caso, anche se avesse avuto il semplice sospetto di essere in pericolo, avrebbe potuto sparare a Martin.
La caccia agli oranghi è salva, gli oranghi un po’ meno.
5. Il posto dell’orango
Hanno ragione i leghisti di Treviglio, la sede del famoso comizio di qualche giorno fa, quando dicono che non è accettabile avere un rappresentante delle istituzioni incapace di parlare correttamente l’italiano, visibilmente attestato su un gradino più basso della scala evolutiva e con la testa piena di idee stupide su qualsiasi individuo con un alto tasso di melanina.
Gli oranghi infatti muoiono, si dopano e incontrano il Papa, ma non sono vice presidenti del Senato.