Potremmo fare l’effetto di quelle recensioni dei giornali che passano sopra i film, o sopra i libri, del genere THE NEW YORK TIMES: Leggendario!, LIBERATION: Vi stupirà!, L’INDIEPENDENTE: Vi farà cagare!; eppure abbiamo voluto fare lo stesso questo esperimento di nuova ondata delle recensioni per Moonrise Kingdom, anche perchè ognuno aveva da dire qualcosa a parte chi non aveva proprio niente da dire.
FRANCESCO VOVOLA
Al di là dell’estetica. Perchè chi non nota la cura e la maniacaltà che mette Wes Anderson in questo attraverso scenografia, fotografia e regia, ha seri problemi. Concentrandoci sull’aspetto squisitamente narrativo, già soltanto la prima sequenza, in due minuti, racconta un mondo e i suoi particolari con una poeticità personalissima. Sulla base di queste ottime premesse, i temi e i contenuti sono precisi e difficili, legati per lo più ai singoli personaggi e alle connessioni tra loro, ma non vengono mai spiattellati in faccia allo spettatore, sono sempre dosati con maestria. Con la stessa delicatezza viene mostrato un sentimento così puro e personale tra due bambini (non può essere che puro e personale, data la giovane età) che soltanto a parlarne lo lederemmo. Dovremmo soltanto osservare e tacere. Le interpretazioni degli attori sono ben calibrate, come deve accadere con i singoli musicisti all’interno di una composizione orchestrale (“A Young Person’s Guide To The Orchestra” di Benjamin Britten ci accompagna in egual modo).
Tra i dettagli che mi hanno completamente rapito: il capitano Sharp che rivede tra Sam e Suzy una fuga d’amore che lui non ha potuto completare con Laura, cosa che poi genera gli eventi dell’ultimo atto; il capo scout che evita discussioni sulla sua vita privata e ci fa capire che quel mondo scout per lui è tutto, sicchè quando perde tutti i suoi scout perde la parola (emblematica la scena in cui vuole registrare delle memorie sul nastro ma non riesce a parlare) salvo poi riacquistarla quando gli si ripresenta l’occasione di riprendere il “comando”; la conversazione a letto tra i genitori di Suzy, dove si stringe un amaro compromesso tra eloquenti silenzi; eccetera, eccetera, eccetera.
ILARIA DEL BOCA
Mooonrise Kingdom è una fiaba che lega tutti gli elementi dell’assurdo dei bambini a quelli dei grandi in modo da coinvolgere un po’ tutti. Non solo ci sono diverse interpretazioni che si possono dare allo svolgimento del film ed é proprio questo che rende un’opera cinematografica sincera e ben costruita. Tra tutti i film di Wes Anderson l’ho trovato forse il più disincantato, non è la poeticità di per sè della storia d’amore e della fuga per i boschi (da cosa? per quale motivo?a quale finalità speramo di giungere?) che deve interessare lo spettatore, ci sono film che vanno letti seguendo attentemente la trama, ed altri che sono fatti per incuriosire e per animare, ci sono battute e sensazioni che mi sono rimaste in mente più di altre in qualsiasi altro film durante quest’anno proprio per questa semplicità, che non sfocia mai in banalità.
FEDERICA RINALDI
Capisco l’intento di ricordare che si tratta di una fiaba ma qualche effetto un po’ “fumettistico” l’avrei lasciato perdere, anche per ricordare che è sì una fiaba ma la guardano gli adulti. Da un certo punto in poi ha smesso di prendermi e l’ho guardato anche con meno attenzione, ciò non toglie che di Anderson adoro l’estetica!
SALVATORE SANNINO
Visto Moonrise Kingdom, con rispetto parlando, l’ho trovato abbastanza una cagata personaggi inesistenti, poco caratterizzati, un cast stellare completamente sprecato, una storia che non mi ha dato nessuna emozione, mi ha addirittura fatto addormentare al cinema, cosa che probabilmente non mi è mai capitata. Belli i colori, bella la fotografia e anche la regia, ma un film non può reggere solo su questo, almeno per me. L’ho trovato assolutamente privo di contenuti.
Capisco la storia adolescenziale, capisco la storia della fuga d’amore (che ho trovato completamente priva di poesia, senza un dialogo sensato, con i due protagonisti completamente allo sbando). I personaggi stavano tutti sullo sfondo, ma non riuscivano a riportare in superficie la storia reale del film. Vorrebbe esserci un confronto tra mondo adulto e adolescente che secondo me non riesce, o almeno io non riesco assolutamente a coglierlo. Sembra un film per bambini e, sinceramente, non mi ha emozionato nemmeno un po’.
GIACOMO CORTESE
Miglior film del 2012 a pari merito con Martha Marcy May Marlene.
FRANCESCO PATTACINI
A me sinceramente, tranne la ripresa instagram mode, è piaciuto, poi ovvio che è Wes Anderson, ed è il suo genere di film. Pollice alzato per il disincanto.