Il progetto Moderat nasce nel 2002, quando il giovane Apparat, ai tempi solo un promettente dj clubber della scena berlinese, incontra i Modeselektor, uno dei gruppi di riferimento dell’esplosione elettronica tedesca iniziata a ridosso del nuovo millennio. I primi passi dei Moderat non sono certo dei più rosei, l’Ep che danno alla luce resta infatti nell’anonimato, non spiccando sotto nessun aspetto, ciò porta a inevitabili divergenze tra i tre e al collasso del progetto proprio mentre erano in atto i preparativi per il primo LP. Da quel momento in poi dei Moderat non si sentirà parlare per diversi anni, anni nei quali le due anime del progetto prenderanno singolarmente il volo: nel 2007 i Modeselektor incidono Happy Birthday!, disco decisivo per la loro carriera che vede anche la collaborazione di Thom Yorke e che li porterà in tour proprio con i Radiohead; Apparat, dal canto suo, tira fuori il meraviglioso Orchestra of Bubbles insieme alla guru Ellen Allien, per poi realizzare il visionario Walls, sempre nel 2007, che lo rilancia come uno degli artisti più ispirati e proiettati in avanti della scena elettronica berlinese e non solo.
Arricchiti nell’animo e nello spirito (e nel portafogli) i tre si ritrovano nel 2009 incidendo il primo LP targato Moderat, gran bel disco che porta i tre in supporto ad alcune date del tour dei Radiohead nell’agosto dello stesso anno. Anche in questa occasione il progetto Moderat agisce da rilancio creativo per le due anime: nel 2011 i Modeselektor tirano fuori lo splendido Monkeytown, mentre Apparat prosegue il suo personale percorso intergalattico con Devil’s Walk e un anno più tardi, ovvero pochi mesi fa, con l’opera Krieg und Frieden.
Alla luce di questi avvenimenti appare chiaro come l’attesa per il secondo LP targato Moderat fosse elettrica e carica di aspettative, l’uscita qualche mese fa del primo singolo, Bad Kingdom, ha fatto rizzare i peli a tanti e reso l’attesa ancora più difficile da sostenere.
L’attesa è finita e Moderat II è una bomba. Fin dai primissimi ascolti è un disco che brilla di luce propria, un intreccio armonioso in cui i suoni sintetici prendono vie inesplorate, inerpicandosi tra labirinti sonori che sfociano in aperture crescenti e sconfinate. Rispetto al precedente si percepisce molto di più la mano ispirata, mai come in questo 2013 di Sasha Ring, in arte Apparat. I rivoluzionari approcci ambient che ci avevano piacevolmente colpito in Krieg und Frieden vengono qui ripresi, ma questa volta vengono intersecati non su melodie orchestrali ma sui ferrei bassi roboanti e sugli oscuri orizzonti synth creati dai Modeselektor.
Gli echi soffusi ed espansi di The Mark aprano la strada al ritmo ipnotico e claustrofobico di Bad Kingdom dove la voce di Apparat rende ancor più aliena l’atmosfera. In Versions è possibile percepire gli influssi della scena made in UK ma è nella successiva Let in The Light che troverete impossibile trattenere la pelle d’oca: un viaggio emotivo tra universi nuovi, che da soli non saremmo riusciti ad immaginare. I ritmi alienanti e sospesi di Therapy portano il viaggio sonoro ai punti più alti dell’album mentre nella successiva Gita la voce di Sasha accarezza delicatamente i timpani su ritmi impercettibilmente ripetitivi che si innestano in un equilibrio inaspettato. Dopo il meraviglioso intermezzo di Clouded, la tensione emozionale del disco cala leggermente in Ilona e Damage Done per poi risalire in un’ascesa frenetica nella catarsi finale di This Time.
Mentre Londra esplode di innovazione nel panorama elettronico, Berlino non sta a guardare. L’estro artistico e poetico di Apparat si fonde in un connubio perfetto con la tecnica sintetica e sopraffina dei Modeselektor. Mentre nel primo disco le due anime erano ancora ben differenziabili e dialoganti tra loro, con questo disco Moderat diventa un’essere a sé stante che ci proietta nel futuro.
Monkeytown Records, 2013