Negli ultimi decenni lo scandalo dei preti pedofili è aumentato considerevolmente lasciando perplessi ed indignati per l’assoluta negligenza da parte delle autorità vaticane che nonostante fossero a conoscenza degli abusi hanno continuato a coprire e in molti casi difendere i sacerdoti denunciati.
Un documentario di straordinaria efficacia per quantità di informazioni e testimonianze dettagliate descrive la problematica sotto vari aspetti partendo dal racconto della prima protesta e denuncia pubblica contro abusi sessuali di preti su minori.
Il regista Alex Gibney (premio Oscar nel 2007 per il documentario Taxi to the Dark Side) con Mea Maxima Culpa firma un’inchiesta devastante su alcuni dei più scioccanti casi di pedofilia degli ultimi anni, con protagonisti quattro uomini sordomuti che confessano di essere stati da bambini vittime di abusi sessuali nell’Istituto Religioso per non udenti di Milwaukee, Stati Uniti.
Il direttore della scuola, padre Lawrence Murphy, ha approfittato più volte di ognuno di loro così come di altri bambini e il regista, partendo dai racconti di molte delle vittime, disegna un percorso che lo porta dalle case di Milwaukee ai cori delle chiese irlandesi passando dal Messico all’Europa, per confrontare casi accertati di pedofilia clericale, fino a giungere alle alte sfere del Vaticano. Attraverso lettere di denuncia e testimonianze inviate direttamente al Cardinale Sodano (come dimostra quella utilizzata sui titoli di testa) i casi di pedofilia erano stati ampiamente “illustrati” con nomi e cognomi dei preti alle autorità della Chiesa Cattolica.
Documenti inediti e numerose interviste crude tanto per i particolari raccontati che per il pensare ai luoghi e alle condizioni in cui venivano perpetrati gli abusi rendono Mea Maxima Culpa il più completo e sconvolgente atto d’accusa contro l’omertà della Chiesa cattolica.
Il documentario, assieme ad un dossier di oltre diecimila pagine, è stato presentato alla Corte penale Internazionale dell’Aja come accusa nei confronti dei vertici del Vaticano e del Papa emerito Benedetto XVI per “crimini contro l’umanità per aver coperto i reati di pedofilia”.
Da più parti si è cercato di utilizzare Mea Maxima Culpa come scure per infliggere una ferita mortale alla credibilità della religione cattolica; ma se di ferita deve trattarsi questa non va estesa al credo di quanti si definiscono fedeli o alla spiritualità di chiunque segua un culto, che si sia d’accordo o meno con tale devozione.
L’accusa e il messaggio diretto del documentario riguardano il potere clericale e l’assoluta sensazione che l’onnipotenza dietro cui si rifugia il Vaticano non riguardi per nulla la rappresentanza di una divinità sulla Terra e l’essere ministri di una fede, ma il difendere a qualunque costo l’intoccabilità e i privilegi di una vera e propria casta istituzionale che grazie a innumerevoli segreti e attraverso manovre politico-economiche si è resa intangibile da qualsiasi tipo di Legge.
Mea Maxima Culpa, che ha come emblematico sottotitolo Silenzio nella casa di Dio, è un’opera importante e interessante che merita di essere divulgata e distribuita, speriamo anche al di fuori dei circuiti festivalieri.