Quelle che sono andate in scena venerdì 22 novembre a Napoli, sono vere e proprie prove tecniche di diluvio universale. L’acqua invade tutta la città, dal centro storico a Fuorigrotta, ed è praticamente impossibile raggiungere il luogo del concerto senza arrivare completamente fradici. La penuria dei locali partenopei fa sì che bisogna inventarsi un posto di medie dimensioni dove fare i concerti, per cui, a ormai qualche anno dall’inaugurazione della Casa della Musica, nasca l’omonima Casetta: un piccolo tendone scarno, della capienza di circa 500 persone, che è all’occorrenza capace di trasformarsi in un club in grado di ospitare concerti di medie dimensioni e che, a detta degli organizzatori, serata dopo serata, andrà sempre a migliorare.
L’inaugurazione della struttura spetta a una delle band più interessanti e seminali del panorama alternativo italiano, un gruppo che ha cambiato il modo di fare musica in Italia, dai primi anni Novanta fino ad oggi e che, ogni volta che sforna un nuovo album, lo fa sempre con immancabile stile: i Massimo Volume. All’ingresso del locale le nostre povere orecchie vengono letteralmente stuprate dal gruppo di apertura, gli atroci Lef, che avremmo volentieri fatto a meno di ascoltare, se solo la serata fosse stata un tantino più clemente climaticamente parlando. Poco male, tra meno di mezz’ora il palco cambierà aspetto e, grazie a Dio, anche musica.
Alle undici passate, i Massimo Volume prendono posizione, mentre lo schermo dietro il palco raffigura l’abbraccio rappresentato sulla copertina dell’ultimo album e ci ricorda che il live che sta per avere luogo ha il dovere morale di presentare al pubblico i brani di Aspettando i barbari. E’ con la sacrale Dymaxion Song, che ha inizio il live, con la voce di Emidio, impositiva e cerimoniale a descrivere architetture e ad incantare il pubblico sotto al palco. I brani dell’ultimo disco suonano benissimo spogliati dall’elettronica, da ogni sorta di sovrapposizione sonora e da ogni filtro sulla voce, ritornano scarni e duri e quindi maggiormente diretti. La prima parte del live alterna brani degli ultimi due album. Pregevoli le esecuzioni di Compound, Litio e Le nostre ore contate, la cui magia viene bruscamente interrotta da un inconveniente tecnico, che per fortuna viene rapidamente risolto. I brani di Cattive Abitudini, suonati con maggiore consapevolezza rispetto al tour precedente, acquistano ancora più carisma; capita quindi che Litio, ma soprattutto Fausto, infuochino la platea con le loro chitarre affilate. L’esuberante Vic Chesnutt e la poetica Dio delle zecche spiccano tra i brani nuovi, dalla declamazione pacata all’urlo esplosivo e urgente.
L’amore è qualcosa di molto simile a un concerto dei Massimo Volume: è un rito, una catarsi. E’ una stanza sicura in cui trovare rifugio, con la batteria di Vittoria a fare da fondamenta, le chitarre precise e potenti a ergere le pareti, e il basso e la voce di Emidio a completarne l’arredamento interno. Entrarci significa accettare che tutto quello che c’è fuori non esiste, se non nelle parole che lo descrivono.
Monumentali risultano i bis, che pescano a piene mani dai classici della band, con l’immancabile apertura affidata a Il primo Dio, sorprendono nei brividi regalati dalla tripletta Coney Island (profonda e impalpabile), Senza un posto dove dormire (probabilmente la migliore della serata) e la straordinaria Altri Nomi in cui le chitarre impazziscono e la fanno da padrone. C’è tempo per un secondo encore, per una Fuoco Fatuo arrabbiata e tesa, che proprio non puoi resistere dal ripetere nella tua mente (“Leo è questo che siamo?”) e l’immancabile chiusura con l’unico estratto da Stanze della serata: quella Ororo meravigliosa e lucente.
Si abbandona la sala pensando a quanti concerti di merda tocca sorbirci in un anno intero, per poi poter respirare finalmente un vero spiraglio di poesia, a quanti e troppi gruppi nascono semplicemente per moda, senza avere mai davvero nulla da dire, a quanto l’idea di fare musica sia troppo spesso maltrattata e ridicolizzata, a quanto fondamentalmente i Massimo Volume ci erano mancati.
Grazie mille ragazzi, vi vorrò sempre bene.
Foto a cura di Serena Salerno
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Setlist
- Dymaxion Song
- La notte
- Compound
- Aspettando i barbari
- La cena
- Litio
- Le nostre ore contate
- Dio delle zecche
- Il nemico avanza
- Vic Chesnutt
- Silvia Camagni
- Fausto
- Da dove sono stato
Encore:
- Il primo dio
- Sotto il cielo
- Coney Island
- Senza un posto dove dormire
- Altri nomi
Encore 2:
- Fuoco fatuo
- Ororo
Ero presente al concerto ed i LEF sono piaciuti al pubblico presente, stimolando interesse ed applausi. A mio modesto parere erano anche intonati con il loro genere ai Massimo Volume. il suo giudizio sui LEF non è un’opinione ma semplicemente un insulto, non si trattano le band emergenti in questo modo soprattutto band come i LEF che hanno tenuto il palco alla grande ed hanno offerto anche un ottimo spettacolo visivo con le proiezione di immagini e di spezzoni di film. Forse ha qualcosa di personale verso questa band. Quindi, fossi stato in lei avrei evitato proprio di parlare dei lef o tantomeno usato termini più “signorili” al posto di quelli offensivi che ha usato lei. Non conosco la band personalmente, il mio è un giudizio solo da ascoltatore! Grandi comunque i Massimo Volume,uno spettacolo senza parole!