Sono necessarie delle premesse. Prima premessa: Non si può parlare di un concerto dei Marlene Kuntz dal punto di vista tecnico, quello lo possono fare forse due o tre persone in questo paese, gli altri devono accontentarsi di raccontare quello che succede. Seconda premessa: i Marlene Kuntz non sono più quelli di Festa Mesta, inutile rinfacciarglielo, sono passati vent’anni e tutti cambiano. Ma non sono più nemmeno quelli che sono andati a Sanremo né quelli di Ricoveri virtuali e sexy solitudini, inutile continuare a puntargli il dito contro. E, con queste premesse, deve partire il racconto di quello che è successo al Fuori Orario di Reggio Emilia, prima data del tour di Nella tua luce, che è stato un po’ come risorgere, per tutti.
Sono passati vent’anni ma la sala concerti è ancora piena. I ventenni di quei tempi sono diventati padri di famiglia, più calmi e riflessivi, che hanno lasciato i capelli lunghi per accettare il residuo del tempo che passa. Ti lasciano senza problemi le prime file, quelle che frequentavano prima, a tirare i muscoli quando la batteria colpiva i piatti e il sudore ti usciva dappertutto. Sul palco i Marlene Kuntz, gli strumenti graffiati dai tanti spostamenti, i capelli ingrigiti e quella trasgressione che si è trasformata in una particolare accezione che ha, adesso, a che fare con lo stile. Alle undici spaccate salgono sul palco, non ci sono saluti o presentazioni, di chi lascia che la musica parli al proprio posto. Nella tua luce è il primo brano, in mezzo al buio e all’eccitazione di chi, per qualche momento, ritorna ragazzo. L’ambiente è uno strano miscuglio fra il ritorno al passato dei tanti e del limitato ricambio generazionale intorno a te, ti senti tra i più giovani, quasi non invitato ad assistere alle celebrazioni di un clan così esclusivo, che magari eri pure appena nato quando è uscito il primo album. Ma basta poco per dimenticartene, che tutto diventa un flusso ininterrotto. Solo alla fine di Catastrofe, il quarto brano, che arriva praticamente senza pause, Cristiano Godano saluta e ringrazia il pubblico. Ma è lo snobismo che ti aspetti sul palco dai Marlene Kuntz, non sintomo di distacco quanto di eterna concentrazione e dedizione nel proprio lavoro. Di chi vuole meritarsi l’applauso per come suona piuttosto per chi è. Faccia di una duplice medaglia che, fuori dai live, te li rende irraggiungibili. Le parti strumentali sono portate all’estremo della loro forza, ogni canzone esplode con la voce di Godano che viene spinta oltre i limiti, il violino di Arneodo è una corda sottile a cui attaccare i propri battiti. Così, velocemente, si arriva a Il genio e a Senza rete, gli ultimi pezzi di Nella tua luce che, come un tour di lancio prevede, viene eseguito interamente. E, poi, l’incertezza ci avvolge, perché i sentimenti di ogni componente del pubblico sono legati a una canzone in particolare che vorrebbero sentire eseguita ma, a differenza di quello che ti aspetti, nessuno urla la propria richiesta. In maniera inconsueta i Marlene non se ne vanno, non cercano l’acclamazione dopo il minimo sindacale e annunciano l’arrivo di Schiele, lei e me, e i confronti con la storia dell’arte ti si evidenziano. Perché un concerto dei Marlene Kuntz è come un quadro. Non chiedi alla Gioconda di fare musica, e anche se non parla stai lì ipnotizzato a fissarla. Così i Marlene, non ti parlano, sembrano distaccati, magari snob ma non ce la fai a mandarli via e resti immobile in completa adorazione. Che ti può non piacere il loro comportamento fuori dal palco o la loro musica, ma il livello di fascinazione che riescono a raggiungere ha del mistico, soprattutto se pensi che, oggi, la metà delle band esordienti o acclamate, quelle da più di 20 euro a concerto se ti fanno un’ora di live devi pure ritenerti fortunato.
Il ritorno al passato è completo, ma il concerto è ancora lontano dalla sua conclusione. C’è ancora spazio per Aurora, A fior di pelle e una versione sporca e gutturale di Io e me. Quando tocca a Cara è la fine ormai tutti sono convinti che sia finita per davvero e, invece, dopo una breve uscita di scena necessaria a riprendersi (non si sono mai fermati per tutti i brani) ritornano sul palco con altre quattro canzoni. Escono di nuovo ma il pubblico non si muove. C’è tempo di un’ultima esecuzione prima dell’arrivederci definitivo. Mentre si è fatta l’una di notte e sono già passate due ore di concerto, le note di Bellezza risuonano ancora.
I componenti della band, non più ragazzini, provati, sudati e senza più riserve di energie ci lasciano dopo due ore e un quarto di concerto. Vent’anni dopo, in un modo che i gruppi di ventenni di oggi non riuscirebbero a sostenere, e a uno show così non hai mai assistito. Sei così pieno di energia che addormentarti sembra impossibile e, mentre le orecchie ti esplodono, esci dal concerto pensando che non avrai altro Dio al di fuori dei Marlene Kuntz, perché non invecchiano mai e ti hanno dimostrato di essere ancora capaci di risorgere dalle proprie ceneri.
(Foto a cura di Heller©)
Setlist:
Nella tua luce
Osja Amore mio
Su quelle sponde
Catastrofe
La tua giornata magnifica
Seduzione
Giacomo Eremita
Adele
Solstizio
Il genio
Senza Rete
Schiele, lei e me
Aurora
A fior di pelle
Io e me
Non gioco più
Infinità
Cara è la fine
Encore:
Mondo cattivo
Come stavamo ieri
Uno
Ape Regina
Bellezza
Grazie per il resoconto!!! Nella scaletta è segnata l’abbraccio ma invece dovrebbe essere “La tua giornata magnifica”
Correggo subito, grazie per la segnalazione!