Voto: 6,5/10
C’è un’altro leitmotiv a inseguire i novelli cantautori di casa nostra: la provincia. Ne sa qualcosa L’Orso, che ci ha dedicato per intero il suo secondo EP. Cinque canzoni fresche e naif, che ti rinfrescano coma una folata di vento gelido in una giornata afosa. Poche pretese e tanta ironia per confezionare queste piccole storie dei tempi nostri, strabordanti di precariato e stereotipi vari. Cartoline dalla provincia insomma, solo che non hanno francobollo, girano in rete e si consumano tra messaggi d’amore da 140 caratteri e relazioni stragiste, raccontano di ragazzi che abbandonano il paesello per trasformarsi in studenti fuori sede, che affrontano le difficoltà delle metropoli moderne. Non si può certo dire che l’originalità dilaghi, in tempi di cani, gli orsi devono un po’ faticare a ritagliarsi un loro spazio. Si potrebbe spocchiosamente dire che non basta nominare Skype, lo smartphone e la chat per essere originali e ritagliarsi una personalità, nonostante le attitudini siano evidentemente diverse, verrebbe da urlare che le parole sono importanti, come diceva Moretti, quando ci si ritrova al cospetto di frasi come “con tutte le lettere che ho lasciato a marcire nel Mac, intasandomi Gmail”. La poetica è personale e riconoscibile, i pezzi restano in mente perchè orecchiabili e ben concepiti, tra giochi di parole e immagini azzeccate. Bisogna arrivare alla geniale “Avere vent’anni” che, citando Truffaut nel titolo, ironizza sulle disavventure amorose di uno stagista precario, per convincerci che c’è davvero qualcosa da raccontare. Che le canzoni di Barro e compagni, si bagnano di qualunquismo ma finiscono per essere necessarie. “L’adolescente” si è alzato e ora cammina, è arrivato in città: speriamo trovi la strada giusta e una nuova storia, un po’ più matura, da raccontare.
Interessante! Baci dalla provincia e’ molto carina.