Indovinello: se l’apertura è sulle note di Salad Days e l’epilogo su quelle di Enter Sandman e Smoke on the Water, dov’è che mi trovo? Al live show di quello svitato di Mac DeMarco, naturalmente.
Ormai consuete le divagazioni e fisiologiche le variazioni sul tema: il solito crowd surfing sullo spirare di Still Together (questa volta non impreziosito dal fermo della polizia) e una singhiozzante versione del tema della Famiglia Addams, spacciato al pubblico per un inedito assoluto mai eseguito prima, per non parlare di quanto accade dopo l’invocazione di rito con il mantra “one more song”. Ecco: qui Mac si presenta sul palco con un ghigno che recita “L’avete voluto voi”, piazza Tall Juan (spalla di Juan Wauters in apertura di serata) al basso, e inizia ad abbozzare l’intro di Enter Sandman. Ciò che accade dopo è storia (e tanto casino).
La Setlist
Salad Days
Esecuzione fedele. Scontato il delirio adolescenziale della folla sui cori in falsetto.
The Stars Keep On Calling My Name
Un pezzo così soffice è difficile topparlo: due minuti di morbidezza che neanche col coccolino.
Blue Boy
Amaro inno alla spensieratezza che scivola via, vagamente rielaborato nelle ultime uscite europee. Pierce in groove come se non ci fosse un domani.
Cooking Up Something Good
Sicuramente il pezzo più divertente in scaletta, assieme ai fuori programma funky dal sapore RHCP.
Passing Out Pieces
Il pezzo più difficile da traslare nel passaggio studio-live. Mac non ci prova nemmeno, elargendo una versione meno pettinata, simile a quella che compare nella demo di Salad Days, anche se più galoppata.
Let Her Go
La melodia diventa un inseguimento. Troppo contratta. Qualche bpm in meno poteva non guastare.
I’m A Man
Tributo dichiaratamente spinto a George Harrison e alla sua I Dig Love (sentire per credere): è uno di quei pezzi che se nella versione studio vale 10, live può arrivare tranquillamente ad 11.
Ode To Viceroy
Dobbiamo anche parlarne? Il saliscendi finale con Boay in cabina di regia risulta addirittura più divertente del solito.
Brother
Molto, molto più lenta del solito: In questo caso la variazione funziona, eccome.
Annie
Per coerenza, abbinata a Cooking Up Something Good, non poteva mancare l’altra ritmatissima traccia di 2.
Freaking Out The Neighborhood
Gli arpeggi che scandiscono la strofa diventano poesia. Niente da eccepire.
Chamber Of Reflection
Alle divagazioni sul tema della famiglia Addams seguono 4 minuti di atmosfera deistica: certamente il pezzo più riuscito dell’intero repertorio live.
Still Together
Ovvero come trasformare un brano melenso in una sessione di cazzeggio amatoriale. Nel finale un primo godibile balzo sul transennato, seguito da un carpiato sulla folla: conclusione nota ma compendiosa.
Enter Sandman e Smoke On The Water
Niente da aggiungere, suppongo. Due cover, due ulteriori occasioni per alleggerire sapientemente, tra repentine accelerazioni e qualche svarione random.
Encomiabile il coraggio, l’altruismo, la fantasia.
Sempre più gradevole la presenza di Andy Boay alla chitarra solista. Rispolverando la 12 corde, ha dimostrato di sapersi adattare senza umiliare i propri vezzi.
Colgo l’occasione, all’uscita, per complimentarmi con lui per il suo progetto principale, i Tonstarssbanth, e per scambiare due parole sull’imminente tour tra Asia e Australia. Sorpreso dal fatto che sapessi anche soltanto pronunciare il nome della band (se decidessero di cambiarlo, fidatevi, farebbero sicuramente le scarpe a tutti), si trattiene per qualche secondo per poi dileguarsi nella fanghiglia del parco antistante al Circolo. Le mie settimane trascorse sui manuali di fonetica sono state finalmente ripagate (un hint per i più pigri: basterà digitare tonst e i suggerimenti della barra di ricerca di Youtube faranno il resto).
Complessivamente, pur nutrendo forti aspettative nei confronti della serata, non sono rimasto affatto deluso.
Non me ne vogliate, ma risulta difficile ammosciarsi tra un appello al pubblico (per ottenere del popper) e uno scambio di improperi con un tale Billy, ubicato (forse) nelle viscere della sala.
Scherzi a parte.
Un live di DeMarco rimane, per gli estimatori del genere(genere? Quale genere?), uno degli spettacoli antropologico-musicali più succulenti a cui assistere.
Unica pecca della serata: la band beveva Birra Moretti.
Siamo seri, la perfezione non è di questo pianeta.