Nel tradizionale spirito di una guerra per bande, accanita quanto inconcludente, cala il sipario sulla prima giornata dell’Assemblea Nazionale del Pd, tenutasi a Roma. Dovrebbe essere l’alternativa credibile al Pdl, un partito riformista che con nervi saldi guidi il Paese oltre le secche della crisi economica. I nobili propositi del Pd si infrangono però sull’incapacità di trovare un’intesa, non solo sulle regole, finanche sulla data in cui il Congresso dovrebbe celebrarsi.
Al centro della contesa delle modifiche statutarie l’articolo 3, che identifica tassativamente nel segretario del partito il candidato alla presidenza del Consiglio, alle prime elezioni politiche utili. La tenace opposizione di bindiani, veltroniani e di Pippo Civati al “cambiamento delle regole a gioco iniziato” pare essere risultata determinante, per il mancato raggiungimento del quorum al momento del voto. Per parte loro, i bersaniani tacciano di sabotaggio anche i renziani: “Quelli intervenuti in assemblea per stoppare gli accordi sono stati Morando (che vota Renzi), Mariucci (vicino alla Bindi) e Civati. A questo punto si assumano la responsabilità di quello che è successo e non alludano a responsabilità di altri che non esistono“.
Tutto sospeso dunque: i lavori dell’assemblea sono stati rinviati al 27 settembre. Senza le modifiche statutarie, il Congresso rischierebbe di essere celebrato non prima della primavera del 2014 e non l’8 dicembre, come indicato dal segretario Epifani. Dato non marginale, il sussulto d’indignazione dell’ala cattolica del partito, pronta a dar battaglia nei confronti dell’ipotesi che il Congresso si svolga proprio il giorno dell’Immacolata Concezione. “Basta che non sia Natale” avrebbe replicato Renzi. Resterebbe in piedi l’albo degli elettori, con la proposta di prevedere la possibilità di iscrizione anche al momento del voto, naturalmente dopo il pagamento di 2 euro, come quota di partecipazione. Il termine utile per la presentazione delle candidature alla segreteria è stato invece fissato all’11 ottobre.
La nave imbarca acqua e si naviga a vista senza bussola, ma per il segretario del Pd è solo “un problema di numeri, non politico“. La vita degli elettori del Pd è come un pendolo che oscilla incessantemente tra una corrente interna e l’altra, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, delle primarie.