Il Primo Ministro Turco Recep Tayyip Erdoğan, leader del Partito islamico-conservatore AKP, alle ore 04:30 ET ha chiuso Twitter alle utenze del suo paese. Durante una manifestazione elettorale a Bursa, zona Ovest della Turchia, Erdogan ha dichiarato “We will eradicate Twitter” e pare che abbia anche attuato la minaccia: come riporta NPR la dichiarazione arriva proprio in seguito alla diffusione su internet di un audio che lo inchioderebbe di fronte ad uno scandalo di corruzione.
Il Parlamento Turco ha di recente approvato una legge controversa che riguarda la possibilità di “chiudere” siti internet che possono rappresentare una minaccia per la privacy. Singolare che quest’ultima venga invocata ogni qualvolta che la privacy violata non riguarda quella dei cittadini ma quella degli uomini di palazzo. In ogni caso, si diffonde su Twitter l’hashtag #TwitterisblockedinTurkey e, come dice con enfasi il tweet riportato qui sotto, “tutto il mondo sta guardando la Turchia”:
Well that’s backfiring. The whole world is watching, Turkey. #TwitterisblockedinTurkey pic.twitter.com/mexOESV7Qd
— Occupy Wall Street (@OccupyWallStNYC) 21 Marzo 2014
Nel discorso elettorale di Erdogan, come riporta Hurryet Daily News, si è fatto riferimento a sentenze e processi che Twitter starebbe ignorando, nello specifico si riferisce a “link segnalati da cittadini” e prosegue affermando: “finché Twitter non cambia atteggiamento e smette di ignorare sentenze evitando la legge , tecnicamente, non ci potrebbe essere alcun rimedio se non quello di bloccare l’accesso“. Poco dopo la dichiarazione Twitter ha cominciato ad essere oscurato in tutto lo stato.
Poco dopo però cominciano già a diffondersi modi alternativi d’accesso, tanto che le persone cominciano letteralmente a scrivere le impostazioni di connessione sicura sui muri, sui manifesti elettorali e ovunque nei forum di altri luoghi della rete (compreso quello messo in piedi da Wikileaks):
People write DNS settings on the govn party’s elex posters on the street after #Turkey blocks #Twitter pic.twitter.com/PhPLmw3Kkt @tolgaadanali
— Selin Girit (@selingirit) 21 Marzo 2014
I modi alternativi di accesso alla rete sono oramai di dominio pubblico e i tentativi di “bloccare internet” da parte dei governi sta cominciando a diventare risibile. Anche Twitter dal suo account ufficiale delle Policy, twitta un messaggio in cui spiega come continuare a twittare via sms (in collaborazione con alcune compagnie telefoniche):
Turkish users: you can send Tweets using SMS. Avea and Vodafone text START to 2444. Turkcell text START to 2555. — Policy (@policy) 20 Marzo 2014
Questo Tweet può essere interpretato con due chiavi di lettura: da una parte è un modo in cui Twitter tenta di garantire il servizio ai propri user, ma dall’altro è anche una vera e propria prova di forza nei confronti del governo turco. Erdogan, nella sua kermesse elettorale di cui sopra, ha infatti affermato anche che “non gli importa cosa penserà la comunità internazionale” e che “tutti conosceranno il vero potere della Turchia” (attraverso questa azione, ndr).
L’ultimo Tweet del profilo ufficiale del Primo Ministro Turco (già il fatto che abbia 4,17 milioni di follower e ZERO following ci fa capire un po’ di cose) riguarda proprio un video della sua campagna elettorale incentrata sul “nemico invisibile“: nel video qualcuno vestito di nero tenta di abbattere la bandiera Turca (che arriva a diventare la bandiera del partito stesso), ma il “popolo” corre per salvarla dalla catastrofe:
Millet Eğilmez Türkiye Yenilmez! http://t.co/bP7mluShgU #MilletEğilmez
— Recep Tayyip Erdoğan (@RT_Erdogan) 20 Marzo 2014
Che si tratti di una mossa di comunicazione rivolta ai suoi elettori o di un vero tentativo di bloccare la rete (cosa quasi impossibile come si è visto) rimane il fatto che chiudere uno strumento come Twitter in un paese nel quale gli utenti che ne fanno uso sono circa dieci milioni, non è assolutamente un fatto trascurabile: anzi, si tratta di un vero e proprio attacco alla libertà di espressione, ma anche un attacco ad un mezzo che si caratterizza per la sua incredibile velocità di trasmissione di informazioni e notizie in tutto il mondo.