Ogni cosa ha il suo tempo, recita un vecchio proverbio popolare. Così come sono cambiate le mode e i costumi, così come abbiamo assistito al passaggio dal sintomo isterico agli attacchi di panico, allo stesso modo abbiamo sdoganato e lasciato scivolare in secondo piano molti dei comportamenti sociali – o quasi, un po’ ci stiamo ancora lavorando – per poi rimanere concentrati sul bacio, che può essere considerato sia come la naturale evoluzione di due mani che si intrecciano sia come un evento a se stante. Le considerazioni a riguardo sono molteplici e presentano diramazioni pressoché infinite ma qualunque sia l’analisi, il bacio quasi sempre rimane un evento degno di nota.
Non ci sono poi distinzioni da una latitudine all’altra, accade ovunque, anche il Brasile, tanto caro al mondo per la sua passione calcistica e per aver introdotto nel nostro linguaggio comune il termine viado, riesce a focalizzarsi su un bacio. Non molti giorni fa, a São Sebastião, il pastore Marco Feliciano, nonché deputato federale e presidente per la Commissione dei diritti umani -a breve non gli resterà che diventare anche amministratore del vostro condominio-, durante una funzione religiosa chiamata Glorifica Litoral, sentitosi offeso dal bacio di due ragazze ben in vista perché tenute in spalla da qualcuno, istiga una folla di 70.000 persone contro le due e chiede che vengano allontanate e arrestate al suono di: “Quelle giovani devono andarsene da qui in manette. Non cercate di scappare perché la polizia sta venendo a prendervi. Questo non è un bordello, questa è la casa di Dio”. Fortunatamente l’unica conseguenza per le ragazze è soltanto una pessima giornata mentre il pastore, oggetto poi di critiche, si difende appellandosi al codice civile brasiliano e a presunti insulti, impedimenti, disturbi e diffamazioni di funzioni e culti religiosi. Tralasciando la considerazione su chi in realtà abbia insultato e disturbato chi, il punto focale dovrebbe essere il come un’evento di proporzioni minimi riesca ad attirare tanta attenzione e, come in questo caso, tanta indignazione. Pur non volendosi fermare al bollare qualcuno come bigotto, perché in questo modo si contribuirebbe a portare avanti un autentico gioco al massacro, gli elementi per una sana riflessione mancano o semplicemente sfuggono alla comprensione. Elementi mancanti perché si è giunti forse a realizzare pienamente quella Generazione X di cui tanto si parlava anni fa, una generazione priva di valori ed identità -eppure come logica vuole, figlia della generazione precedente- ma che risulterebbe, per altro verso, ben accolta se solo rendesse incomprensibili ed irrazionali l’intolleranza e le dita puntate.
Puntualizzare sul punto che sia nato da una coppia gay non cambia le cose essendo che il bacio in ogni caso fa parlare di sé. Sempre in Brasile recentissimamente ha dato adito a polemiche il caso del calciatore del Corinthians, Emerson Sheik, che si lascia fotografare mentre bacia sulla bocca un amico per festeggiare la vittoria della sua squadra. Lo stesso chiude poi la questione commentando:
Bisogna sentirsi liberi di festeggiare in questo modo, a viso aperto, vicino ad un amico che ti sostiene sempre.
Un gesto di festa, di ringraziamento e di amicizia dove l’attrazione sessuale non fa da padrona dei giochi. Purtroppo tutte queste connotazioni non bastano a debellare polemiche e critiche. In altri casi invece le critiche si trasformano in diffide e regalano un portentoso gioco di magia dove al posto di un’opera fotografica sempre in tema, come quella dell’artista Gonzalo Orquin, in esposizione alla galleria d’arte L’Opera di Roma, è possibile ammirare un telo nero che ricopre il tutto.
Apparentemente la logica del fare notizia, su questo tema, prescinde dal sesso dell’individuo e dalla sessualità. Se così non fosse neanche due righe sarebbero state spese a proposito della foto che riprende il bacio tra due giovanissimi, in questo caso un lui e una lei, egiziani. Un atto sì criticato ma anche atto con cui i soggetti riprendono possesso dello stesso ed espressione di una coscienza e di un momento di rivoluzione. Non l’unico bacio adottato in segno di protesta. Allo stesso modo il bacio come messaggio diventa uno degli snodi che seguono il caso del calciatore brasiliano, dove centinaia di persone hanno dimostrato sostegno a Emerson Sheik, per riapparire poi sui campi di atletica leggere ad opera di due atlete russe dove credo che rimanga, seppur smentito,un atto in contrasto con la politica sempre più omofoba intrapresa recentemente dalla Russia.
Infine il bacio fa persino breccia nella nostra Camera dei deputati, dove i deputati del M5S hanno manifestato in segno di protesta, abbracciandosi e baciandosi senza distinzione alcuna di sesso, contro leggi continuamente ridotte ad una farsa da una sempre più comune politica dell’inciucio.
Che si riacquisti consapevolezza delle proprie azioni e ancor prima delle proprie idee. La migliore metamorfosi funzionale del bacio che ci si possa aspettare sarebbe proprio questa, da elemento di discordia ad elemento unificatore, schiocchi di lingue come espressione di un linguaggio collettivo contornate da labbra inumidite da una saliva nuova, comune, che non appartiene più a nessuno. Un incontro di persone prima che di bocche. Si è di fronte ad un gesto le cui potenzialità comunicative risultano potenzialmente infinite, forse perché espressione di un segno storico, diffuso e allo stesso tempo familiare. Relegarlo ad una formula negativa rasenterebbe il sadomasochismo. Gli si rendano delle vesti nuove, ben adatte al suo valore e dagli orli non delineati. Gli si conceda una nuova dignità o quantomeno che venga restituita quella originaria. Basta con il ridurlo a cibo spazzatura per individui egotici ed eremiti all’interno di metropoli. Il bacio merita di essere graziato dalla condanna di una pena ingiusta e salvato dal declassamento, come un paese europeo in bancarotta, ad evento da tener d’occhio e sottochiave. Occorre dunque addentrarsi in questo percorso precostituito per poterlo ribaltare dall’interno, per poter investire il bacio di un ruolo nuovo. Non di certo rendere consueto il bacio alla russa ma tendere verso l’estromissione di un angolo di visuale critico. Scandalizzarsi dello scandalizzarsi e senza lasciarlo scorrere, insignificante, alla stregua di un colpo di tosse. Non siano ancora una volta le lancette a scandire la giusta collocazione delle cose, magari anche solo per non dar soddisfazione a chi ci ha preceduti e pensava di saperla lunga.