Ci sono serate che possono improvvisamente infiammarti fin dentro lo stomaco, che poi sono paragonabili a quelle sensazioni tipiche dell’innamoramento (dicono siano le farfalle nello stomaco, ma è un’immagine così orribile un brancolo di farfalle che ti svolazza dentro lo stomaco che preferiamo chiamarle ”cazzotti”); ovvero capita a volte che durante un concerto si crei quel rapporto tra palco e sotto-palco (/pubblico) anche così da zero, senza una particolare ragione, perchè tutto è immotivato quando si tratta di sentimenti o sensazioni. I Drink To Me ad Angri, nello scenario de La Guerra Fredda, hanno parlato con la pancia, hanno parlato di un feeling, e quel feeling si è trasmesso al pubblico. Bando alle ciance degli ultimi appuntamenti, se Lo Stato Sociale non ci era piaciuto, nonostante muovesse i culi delle persone, e spingesse alla danza lo strano universo di miscuglio indie-hipster della nuova generazione lanciata verso chissà dove (qualche paraurti?), i Drink To Me ci hanno saputo rapire col loro sound poco italiano, però made in Italy lo stesso. E questo ci piace assai nella musica indipendente, perchè questo loro ultimo album dal titolo brevissimo – appena una lettera, S – si è saputo animare di novità, ha saputo essere internazionale, e nel suo slogan la Unhip Records, l’etichetta di Bologna che li produce, riesce a dire tutto: ”Become an unhipster!” – prima che sia troppo tardi rinuncia al tuo moto hipsterico interiore e torna ad essere decisamente te stesso.
Questo mondo anti-hipster ce lo raccontano nel sound, e nei pezzi che si spalmano addosso man mano che sale l’atmosfera del concerto: The Elevator, Picture of the Sun, Space, sono piccoli capolavori che si lasciano sentire fino alle ossa. Non c’è stupore se poi saltano i culi, come dicevamo prima, e ballano. Non ci stupiamo che ci si possa lasciar prendere da un feeling in un’atmosfera del genere, o che tornino alla mente vecchie ballate sentimentali, perchè è pur vero che questo gruppo ha del sentimento. E anche i quattro dal palco si divertivano, e si vedeva! Promettendo a ogni pezzo di suonare l’ultimo pezzo, e andando avanti a manetta fino a un finale che pareva non arrivare più, ma poi è arrivato, chè a ogni cosa c’è una fine (ma anche un inizio, se permettete).
I Drink To Me lo sanno che a questo mondo non vengono mica premiati i migliori, però continuano a provarci, e questo è l’atteggiamento principe. E sanno quant’è difficile campare di musica (e in generale di quello che ci piace fare) a questo mondo, e passare da provincia a provincia a ripetere all’infinito e faticosamente i pezzi dell’ultimo album come dei faticatori assassini, però continuano a farlo, e questo ci piace, e questo incoraggiamo di realtà come La Guerra Fredda che sta portanto avanti un discorso che è anche una rassegna: dispensare musica indipendente, o quel che ne resta della musica indipendente. Poi ovviamente non possiamo mica essere d’accordo ogni sera, perchè un gruppo a volte – anche se è indipendente – può essere tremendo, tenterei un’aforisma: non è detto che se sei indipendente tu sia una meravigliosa scoperta per elitari affamati. Non è detto poi che una rivista che si dice indipendente (ma poi chi l’ha detto che lo siamo sul serio?!) debba fare proclami positivi su tutto ciò che è indipendente. Noi si cerca di ritagliare piccoli spazi di onestà: perciò diciamo che stavolta il live ci è piaciuto assai, e ha messo d’accordo le teste. Continuiamo così, che poi al prossimo appuntamento all’Onda Sonora arrivano gli Amor Fou.
(FOTO A CURA DI SERENA SALERNO)