Ci sono voluti 20 anni affinché un democratico tornasse a tenere le redini di New York; la popolazione newyorkese dopo Rudolph Giuliani e il miliardario Bloomberg ha scelto senza alcun tentennamento il suo primo cittadino, Bill De Blasio: un nome che tradisce un’origina italiana, una famiglia multietnica, un programma di tutto rispetto che ha un sapore chiaramente progressista.
Gli americani hanno dimostrato di avere idee chiare fin da subito e anche un’ammirevole coerenza: i risultati finali sono stati fedeli ai pronostici e De Blasio ha superato il suo avversario, il repubblicano Joe Lhota, con un ampio margine, ottenendo il 73% dei voti.
Secondo gli exit poll a far salire de Blasio sul podio avrebbero contribuito il 96% degli afro americani e l’82% degli ispanici. Merito della sua composita famiglia (moglie afroamericana con un passato omosessuale e nota per l’impegno a favore dei diritti dei gay, i figli Dante e Chiara che frequentano una scuola pubblica e che ricordano dei comunissimi ragazzi di Brooklyn) o di un programma elettorale che promette più uguaglianza? Forse entrambe le cose, certo è che anche il Bel Paese sembra essersi innamorato del neo sindaco. La stampa nostrana, ancora prima di enunciare il suo programma politico, ha sottolineato a più riprese come i suoi nonni materni fossero originari della Campania; pare anche che una bottiglia di falanghina sia stata stappata a Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento, per l’appunto il paese degli avi di De Blasio.
Certo De Blasio ci ha messo del suo, il discorso di ringraziamento l’ha fatto in inglese e spagnolo, poi il saluto in italiano alla patria dei nonni ha fatto il resto. Ma al di là dei momenti di commozione quello che davvero lascia ben sperare sono gli obiettivi politici del nuovo sindaco.
“Nessuno deve essere lasciato indietro”, questo l’impegno che il democratico ha deciso di assumersi. Il suo piano progressista prevede più tasse per i ricchi e più servizi per le classi sociali più deboli, tra cui l’aumento del salario minimo. “Come sindaco non dimenticherò mai che lavoro per voi. Sarò il sindaco di una sola città unita dalle sue diversità che guarda al progresso. Non ci saranno più New York diverse“, così ha ribadito dal pulpito attirandosi anche gli elogi del ben più navigato Obama, che ha chiamato personalmente il neo eletto per congratularsi.
Oltre ad abbattere il divario tra ricchi e poveri De Blasio vorrebbe una polizia più vicina alla cittadinanza, le forze dell’ordine come fonte di fiducia e protezione reale non come minaccia. Obiettivo raggiungibile eliminando “stop and frisk”, il programma della polizia di New York che consente di fermare e perquisire i passanti sulla base di semplici sospetti, spesso apparso un modo per perseguitare neri e ispanici. Mossa, secondo i maligni, dettata dal fatto che se il programma persistesse suo figlio potrebbe esserne una vittima, ma poco conta il motivo reale che spinge De Blasio se le condizioni di vita delle minoranze miglioreranno realmente.
Insomma se davvero la New York attuale diventasse quella sognata da De Blasio, una città paritaria e onesta, senza la “tolleranza zero” di Giuliani, una città per ricchi e meno ricchi, per gay ed etero, per bianchi e afroamericani, i newyorkesi potranno davvero essere ricordati come fautori di un’importante svolta progressista e come un buon esempio da seguire, in caso contrario a Sant’ Agata avranno sprecato della falanghina inutilmente. Non resta che attendere il 1 gennaio 2014, quando partirà il mandato di De Blasio.