La città era diventata piccolissima. Drew Van Halen conosceva il Nano e Jon Carades, Carades si era legato illegalmente a Drew Van Halen, a tarda sera si ritrovavano al tramonto a fumare la roba del Nano, che era uno spacciatore di prim’ordine in città: tuttavia quella città sembrava minuscola. Una volta, in uno di quei tramonti terribili che capitavano in città, era passato Cok col suo cane Astra: lo aveva chiamato così per santificare le feste, e la vittoria dell’astrologia sulla scienza, a suo dire. Cok era di bellissima razza bianca, e aveva mani tremolanti, portava sempre un bastone con sè, si può dire fosse l’ultimo dandy in città: del resto la città era così piccola che poteva permetterselo. Cok amava il Nano, ma si era innamorato di Drew Van Halen a una festa che celebrava il passaggio di una cometa ogni 300 anni: insieme si erano dedicati a pregare una qualche divinità babilonese, e sull’onda di un desiderio tribale si erano baciati. Intanto però la periferia della città stava cadendo a pezzi, e Jon Carades che veniva dalla periferia aveva avuto giusto il tempo di rendersene conto per trasferirsi al centro, e guardare da fuori come venivano giù i palazzi al turno, e come la città si restringesse, rapita – forse – da un vortice di indolenza. L’unica cosa che lo tirava fuori dalla tristezza era fumare con Drew la roba del Nano, che era di grande qualità, e il cui primo cliente in città era Cok. Non si sapeva che se ne facesse Cok di quella roba, se le desse al vecchio cane ubriaco, o se si ritirasse da solo a comporre versi euforici dopo una fumata: tuttavia si era creata una vecchia leggenda attorno alla roba del Nano. La roba del Nano era capace di far vedere la città allargata, come d’improvviso. Nonostante stesse diventando minuscola. La gente scompariva, questo era il vero dramma. Ma la roba del Nano dava l’illusione che la città si fosse ripopolata. Nonostante la barba di Cok onnipresente in città.
”Non capisco come abbiamo fatto a perdere una periferia intera”, si ripeteva Jon Carades in testa, e poi lo diceva al Nano, e poi a Drew, interrogativo.
”E’ il tempo.”, diceva lei. ”Dicono che anche Cok venga dalla periferia. E’ uno scampato.”
”E’ uno sfollato.”, e così tirava una fumata. E d’un tratto vedeva dinuovo la periferia della città.
La città era diventata piccolissima, minuscola. Erano rimaste solo quattro persone: il Nano, con la sua roba (che non si sa da dove importava), Jon Carades, Drew Van Halen e Cok col suo cane di razza non bastarda. Nessuno produceva più cibo, nessuno aveva idea di dove comprare vestiti. Jon Carades era un artista, produceva disegni e tele. Drew era una ballerina. Cok era un dandy. Il Nano uno spacciatore. Non c’era più niente da fare in città. La periferia era scomparsa. Però a Jon Carades piaceva un sacco disegnare: e si inventò una grandiosa tela dove era contenuta l’intera città, qualcosa che in grandezza poteva ricordare solo Untitled One di Jackson Pollock. Fumava mentre dipingeva, la roba del Nano, l’unica che ci fosse da trovare nella minuscola città. Drew gli chiedeva sempre di essere dipinta, lui rispondeva ”non sono Manet!”. Allora si ritrovavano nella piazza, al tramonto, ognuno col suo mestiere: lei danzava ripetutamente, mentre Jon dipingeva, e il Nano li faceva fumare tutti, e Cok passeggiava ossessivo col cane a guinzaglio.
La città era fottutamente piccola. Ma loro non si ammazzavano mai.