L’opera prima del regista Guido Lombardi prende il titolo dal termine francese con cui gli immigrati africani chiamano l’Europa, definendolo “l’altrove”. “Là-bas” ha come sottotitolo “Educazione criminale” e racconta in maniera cruda l’emigrazione e il degrado della zona di Castelvolturno, dove da decenni esiste una comunità fantasma che conta fino a 20mila immigrati clandestini dimenticati da tutto e da tutti e che vengono alla ribalta mediatica solo per fatti di cronaca nera. Purtroppo non è così rara la cronaca nera a Castelvolturno e se esiste parte di quella comunità coinvolta nei traffici illeciti e nella criminalità quotidiana, c’è la maggior parte di loro che prova a vivere in una parvenza di normalità anche se non di legalità, visto che per lo Stato italiano restano clandestini da rimpatriare, lavorando dignitosamente, in troppi casi vittima di vero e proprio sfruttamento al limite dello schiavismo, e provando a diventare parte integrante del paese che la ospita sognando di raggiungere un giorno lo status di immigrato regolare. Il 18 settembre 2008 un gruppo di killer del clan camorristico dei Casalesi, con a capo Giuseppe Setola, uccise a sangue freddo sei immigrati che si trovavano in una sartoria/lavanderia di Castelvolturno, sei vittime innocenti sacrificate dalla brutalità della malavita organizzata che più volte ha minacciato la comunità africana intimando di abbandonare quelle terre perché buona parte di essa si è sempre rifiutata di sottostare alla legge criminale e di diventare manodopera per il lavoro sporco della camorra. Il film di Lombardi, prodotto dalla Figli del bronx di Gaetano Di Vaio, si è appoggiato alla cronaca ispirandosi alla strage del 2008 e racconta la storia di un giovane africano che sbarca in Italia sognando l’arte e ritrova suo zio, da anni a Castelvolturno, che non ha esitato quando ha dovuto scegliere tra lo sfruttamento del lavoro nei campi per la raccolta dei pomodori e l’affiliazione alla malavita, diventando trafficante di droga. La guerra di bande, africani e camorristi, narrata in “Là-bas” è fotografia di un’amara e tragica realtà ma anche una precisa intenzione di evidenziare la possibilità di una scelta di campo che non sempre è facilitata dalla società circostante. Bravissimi tutti gli interpreti non professionisti accompagnati dagli attori Salvatore Ruocco e Esther Elisha.