Metti un pianista siciliano che, proveniente dalla musica classica, vota il suo stumento al rock’n’roll; affianca a questo strano esemplare di musicista un cantante americano nato a Dusseldorf, un tedesco con il ritmo nel sangue e un chitarrista senza freni e lascia fermentare il tutto: ecco l’insolita combinazione che dà vita ai Kafka on the Shore.
Nata da un progetto di Vincenzo Parisi, la band che trae il suo nome dall’omonimo romanzo di Haruki Murakami, prende infatti forma quando il giovane pianista si trasferisce a Milano e incontra uno dopo l’altro quelli che diventeranno i suoi compagni di viaggio: Elliot Schmidt, Daniel Winkler e Freddy Lobster.
Carisma blues, strafottenza rock, l’improbabile quartetto è fresco di uscita con “Beautiful but empty”, lavoro folle ed energico che mette sul piatto un travolgente mix di tecnica e imprevedibilità che non disdegna di confrontarsi con la migliore tradizione d’oltreoceano. Le undici tracce che lo compongono trasudano energia, voglia di divorare il palco, di sbattersi su e giù strumenti alla mano, con il piglio cazzuto e irriverente di chi vive la musica come una sorta di gioco erotico senza regole.
“Berlin” e “Moon Palace” aprono le danze a colpi di rock’n’roll, particolarmente festoso nel primo caso, più graffiante e in stile White Stripes nel secondo episodio, portando subito alla luce la sfrontatezza dei quattro Kafka. Ma i nostri dimostrano ampiamente di non essere la solita band da party liceale, tutta voglia di far casino e poco altro, anzi l’eclettismo diventa ben presto una delle principali chiavi di lettura di “Beautiful but empty”.
I toni più pacati di “Bob Dylan”, i cambi di ritmo di “Lost in the woods” o le atmosfere più dilatate di “Venus” (brano a cui presta la propria voce anche Chiara Castello dei 2Pigeons), per esempio, ampliano lo spettro di sonorità a disposizione dei Kafka on the Shore, evidenziando come dietro una facciata da “cattivi ragazzi” ci sia in realtà molta sostanza.
Con il ruolo sempre centrale del pianoforte di Parisi, che regala ai pezzi un marcato segno di riconoscimento, e la carismatica voce di Elliot Schmidt in prima linea, “Beautiful but empty” cresce con l’ascolto mostrando volta per volta sfumature sempre diverse. Si attraversano, così, i toni fantasmagorici di “Bacco” e i graffianti crescendo di “Airport landscapes” per giungere all’incontro con l’allucinato organo hammond di “Lily Allen in green” e con le rabbiose grida di “Campbell’s” lasciandosi trascinare in un mondo variopinto ma dai contorni quanto mai definiti.
La chiusura è affidata alla mini-suite psichedelica in due episodi di “Walt Disney Part I / Part II”, che in parte ammorbidisce i toni mettendo ulteriormente in luce, laddove ve ne fosse ancora bisogno, le doti tecniche e compositive dei Kafka on the Shore.
Album dai mille risvolti, che dà l’impressione di poter rendere in maniera ancora più consistente nella dimensione live, “Beautiful but empty” non può che rientrare tra le sorprese di inizio anno, grazie anche ad un’originalità di soluzioni e all’evidente presenza di un solido background non così facilmente ritrovabili altrove.
Insomma, strafottenti sì ma con un certo stile.
Tracklist:
- Berlin
- Moon Palace
- Bob Dylan
- Bacco
- Lost in the woods
- Venus (feat. Chiara Castello – 2Pigeons)
- Airport landscape
- Lily Allen in green
- Campbell’s
- Walt Disney Part I
- Walt Disney Part II