Roma, 10/05/2013
“Fanculo Berlino”, questo devono aver pensato i ragazzi di L-Ektrika, quando 4 anni or sono si sono messi in testa di dare alla luce lo Spring Attitude. E quest’anno questo fanculo lo hanno urlato ancora più forte, perché se c’era un festival di elettronica dove valeva esserci in questo 2013, beh quello era lo Spring.
Due giorni in cui si sono esibiti oltre al sopracitato John Talabot, Disclosure, XXYYXX, Slow Magic, Ad Bourke, Tensnake, Dusky, Esperanza, Giraffage, Vondelpark e siamo solo a metà. Il tutto all’interno di un contesto che farebbe invidia a mezzo mondo, lo Spazio 900, locale di più di 1000 mq all’interno del Palazzo dell’Arte Antica, nel cuore del modernissimo Eur. Uno spazio maestoso e imponente, caratterizzato dal tipico stile monumentale del quartiere, purtroppo miseramente sprecato, durante l’anno, a soddisfare il bisogno di musica di merda e di fighettismo del popolo pariolino romano. Ma per fortuna, qualcuno ha deciso almeno per due giorni di esaltarlo e di creare una perfetta simbiosi tra musica e contesto.
John Talabot arriva sul main stage all’una e qualcosa dopo che l’ esibizione di XXYYXX ha scaldato la platea a suon di bassi menati su decibel inimmaginabili e il martellamento ipnotico di Slow Magic ha portato i ritmi della serata sulle giuste sponde, ma soprattutto dopo che diverse qualità di stupefacenti hanno iniziato a incunearsi nei circuti neuronali di buona parte del foltissimo pubblico.
Sul palco non è solo, accanto a lui c’è Pional, i loro volti parlano chiaro, vogliono essere i migliori stasera.
L’attacco è quello che tutti volevano, l’oscurità di Depak Ine inizia a insinuarsi minacciosa e dirompente, sale dal basso, s’insinua nei visceri e arriva dritta in testa. La botta iniziale è secca.
I due sul palco sorprendono per la complessità del loro live, tra percussioni elettroniche, piatti e synth ricreano tutta la costellazione estremamente variegata di suoni e stili di Fin ,con un’accuratezza e una classe sorprendenti. Già questo basterebbe, ma sanno benissimo cosa il pubblico vuole in quel momento, il pubblico vuole impazzire, il pubblico vuole estasiarsi e allora montano sui bassi, accelerano nei ritmi, non danno respiro.
In rapida successione tirano fuori So Will Be Now, When The Past Was Present, Destiny e Oro y Sagre. Sotto l’iperbolico soffitto dello spazio 900, avvolti da stroboscopici effetti luminosi che si stagliano sulla scenografia piramidale del palco, Talabot & Pional trasudano stile e passione, prendono il pubblico e lo conducono ad anni luce di distanza dalla coscienza.
I due spagnoli restano sul palco per poco più di un’ora e oltre a miscelare praticamente tutti i pezzi di Fin, tirano fuori anche chicche nascoste come Teengirl Fantasy e Lovers Tradition.
Un live mostruoso, impressionante per qualità, emotività e suggestione.
La sensazione che mi resta appena Talabot abbandona i piatti è che più di così è difficile immaginare, ma accanto a questo ho un forte sapore metallico in bocca, che mi fa pensare “avanti il prossimo, pompate i bassi, io stanotte non mi fermo più”.
Gran festival, lo Spring Attitude. All’anno prossimo, senza dubbio.