Abbiamo incontrato Massimo Cacciari, filosofo, politico (nota la sua esperienza come sindaco di Venezia), nonché docente presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in occasione del suo intervento all’evento “Oltre il Giardino” alla Reggia di Colorno. L’evento, che ospita personalità di prestigio della cultura italiana nel campo della filosofia, della letteratura, dell’arte e del giornalismo, si propone come un momento di riflessione e dialogo critico sui temi più svariati. Al termine del suo intervento ci ha concesso qualche minuto per una breve intervista.
Dopo la sua esperienza da sindaco, lei ha parlato di un comune invaso tutti i giorni dalla società civile. Se ritiene sbagliato questo tipo di rapporto. come pensa dovrebbe essere strutturato il rapporto cittadino-ente territoriale?
Non è che me la prendessi con i cittadini. Nel momento in cui i cittadini non hanno alcuno forma organizzativa è inevitabile che ci sia un’inondazione di individui che chiedono tutti l’opposto di tutto al Sindaco, al Comune..Il problema è, anche in questo caso, l’assenza di forme di partito, l’assenza di partiti. I partiti cosa dovrebbero fare: metabolizzare le domande dei cittadini e presentarle in modo che possano ottenere risposte collettive. No? Laddove manchino è chiaro che il cittadino, quando è in difficoltà, giustamente cerchi di risolvere individualmente il proprio problema. Ma sul piano politico i problemi non sono mai individuali né mai individualmente possono essere risolti.
La Filosofia, soprattutto la Filosofia Politica, si è spesso indagata su quale potesse essere la forma di Stato o di Governo migliore. Secondo lei quale forma di Stato e di Governo sarebbe più funzionale e meglio adattabile ai giorni nostri?
Un autentico federalismo. Questa è l’unica soluzione che ci potrebbe essere, tenendo conto dei problemi della democrazia a livello nazionale. Con la consapevolezza che poi c’è il grande problema imposto dalla situazione di globalizzazione, per cui ci sono una serie di questioni che riguardano l’organizzazione economico-finanziaria, culturale, scientifica, che, esulando dalla stato territorialmente determinato, comportano problemi colossali per la democrazia. Perchè, come fai a pensare che ci sia una democrazia sovrana nazionale? La democrazia è nata e si è sviluppata all’interno dei confini dello Stato nazionale. Per cui quelle questioni lì, legate all’organizzazione culturale, scientifica, tecnica e tutti i problemi economico-finanziari che strutturalmente vanno ben oltre, sono tutte sovranazionali, sono tutte globali. Come fai a controllarli democraticamente? Questo è il colossale problema oggi, che noi tutti abbiamo. Detto questo, a livello nazionale dove ancora esistono problemi fondamentali, devi darti un’organizzazione federalistica incentrata sul principio di sussidiarietà: lasciar fare al livello locale, al basso, tutto ciò che è realmente possibile fare e decidere.
Il federalismo, uno dei temi che si propone di realizzare il movimento politico Verso Nord?
Verso Nord è nient’altro che qualche amico che tenta di tener viva questa cultura, ma non ha nessun rilievo organizzativo-politico.
Adesso le propongo una sorta di botta e risposta. Io le dico una parola e lei mi risponde con sue considerazioni, sintetizzate in una parola.
Se le dico Partito Democratico lei cosa mi risponde? Confusione.
Governo Letta? Speranza.
Popolo delle Libertà? Finito.
Cambiando completamente materia, uno degli argomenti centrali della rivista L’indiependente è la musica. Se la sente di consigliare un brano o un’artista?
Dovrei ricorrere a ricordi di infanzia qui, mi dimentico anche ai titoli. Non me li ricordo. Sono comunque tutte canzoni anni ’70.
Un’ultima domanda. Oltre ad una crisi economica, una crisi sociale, esiste una crisi culturale. Questo Stato non sembra in realtà essere neanche più uno Stato unito..
Non è mai stato unito né mai sono stati uniti gli italiani. Per questo bisogna riconoscere il federalismo come uno stare insieme, uniti.
Avevamo degli ideali, ma siamo passati progressivamente dagli ideali ai personalismi..
Inevitabile. Quando si sfasciano le organizzazioni collettive, le strategie collettive, è inevitabile che emergano le personalità individuali.
Non è meglio quindi che si ritorni agli ideali?
Non si torna mai indietro.
E passare a nuovi ideali?
Ma non è che li stabilisce a tavolino gli ideali. Si formano attraverso la lotta politica, la partecipazione, la discussione tra di voi. Dovete formarli. Non è che arriva lì un saggio..che Napolitano nomina una commissione di saggi, e stabiliscono così nuovi ideali. Fateli. Costruiteli attraverso l’esperienza. La strada la fai percorrendola, come diceva qualcuno. La strada la fai andando per la strada e non c’è nessun saggio che possa dire qual è il tuo ideale. Gli ideali che hai alle spalle non ti servono più.
La ringrazio.
Coraggio, cercate di sfangarla.