Al regista Vincenzo Marra il Napoli Film Festival 2013 ha dedicato una retrospettiva e una serata speciale culminata con la proiezione del documentario Il Gemello. L’opera è un viaggio nelle viscere del carcere di Secondigliano, esplorato come luogo “fisico e dell’anima” attraverso le vicende quotidiane di chi ci lavora e di chi vi è detenuto, tra colloqui agognati e saltati, tra l’insofferenza della compagnia forzata della vita in cella, tra i conti che non tornano mai su quanto resta da scontare della pena, tra i pensieri che volano dagli errori del passato alle incertezze su un futuro di libertà ancora lontano.
L’occhio di Marra segue principalmente il vivere quotidiano in carcere di Raffaele, detto il Gemello perché ha ben due fratelli gemelli: ha 29 anni e da 12 vive in galera per accumulo di pene. La prima incarcerazione l’ha avuta a 15 anni per rapina in banca e ora la sua casa è il carcere di Secondigliano e divide la cella con Gennaro, condannato all’ergastolo; tutti e due lavorano alla raccolta differenziata grazie ad una cooperativa sociale e così “il gemello” prova a mantenere la famiglia d’origine, il padre disoccupato e ambulante casuale, la madre, la sorella e uno dei fratelli, invalido; l’altro è anche lui carcerato. Il capo delle guardie carcerarie,Domenico Manzi detto “ Niko”, ha un rapporto speciale con Raffaele, e i due parlano e si confrontano spesso anche perché Niko sta cercando di introdurre nelle sezioni carcerarie che dirige delle regole più umane, volte all’ascolto e al recupero dei detenuti.
Come nei precedenti documentari, Estranei alla Massa – L’udienza è aperta – Il Grande Progetto, Vincenzo Marra prosegue l’esplorazione di persone e spazi della sua terra cercando di mostrare attraverso le immagini de Il Gemello l’esperienza reale dei protagonisti, di chi è detenuto e di chi lavora in un carcere, eliminando quel velo di luoghi comuni e di “fiction” che accompagna ipocritamente il pensiero della gente su questo argomento. Anche per questo la scelta è caduta per forza di cose sul documentario e non su un film, per la necessità che il regista aveva di non lasciare alcun dubbio sulla veridicità di ciò che lo spettatore si trovava a vedere, e per arrivare a rendere quanto più naturale la quotidianità dei detenuti con una macchina da presa ha convissuto per mesi in quelle sezioni arrivando ad instaurare un rapporto di fiducia, importante e profondo.
Il Gemello conferma che Marra è uno dei registi più interessanti del panorama della cinematografia moderna italiana e la volontà di alternare film (il bellissimo Vento di Terra, poi Tornando a casa e L’ora di punta) a documentari rafforza l’importanza della ricerca costante del regista nell’accostare alle trasposizioni il racconto per immagini della vita reale con “l’obiettivo di ridurre il più possibile il confine tra fiction e documentario”.