Questo articolo riprende un dibattito che ha aperto il Telegraph il mese scorso su chi sia il miglior essere umano al mondo: loro hanno provato a dimostrare che è Andrea Pirlo, noi tenteremo invece di dimostrare che è Nicolas Jaar. Parallelamente proveremo a raccontare stralci della data romana allo Spazio Novecento dei Darkside lo scorso 9 Luglio.
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1. I Darkside sono uno dei progetti più originali e contemporanei dello scorso anno
Chiaramente lo scenario della Boiler Room aiuta sempre, soprattutto se dietro si staglia lo skyline di New York: però allo Spazio Novecento di Roma Jaar e Harrington hanno dimostrato di saper conquistare e coinvolgere il pubblico. Chi era scettico sulla reale presa dal vivo del duo non ha avuto dubbi: quello straordinario miscuglio di suoni elettronici e chitarra elettrica che richiama a tratti il rock’n’roll che pare quasi scomparso in un’epoca satura di tutto ciò che è semplicemente post, diventa un cocktail micidiale. I Darkside suonano quasi al buio, nella penombra di poche luci che illuminano il palco: c’è un chiaro e marcato stile e un’inventiva che risonorizza un decennio.
2. Il Mac di Nicolas Jaar
Se il mondo si divide tra Mac e resto dei pc, allora potremmo dividerlo anche in Jaar e resto della composizione elettronica. Il Mac di Jaar diventa una parte integrante di un rituale: al centro il carisma.
C’è da dire che ci sono stati alcuni bei dischi di elettronica usciti nel 2013, basti pensare all’entusiasmo che hanno generato gli album di Jon Hopkins e Moderat: ma nessuno è riuscito a inserire alcuni stilemi del rock su quell’elettronica che è sempre più la colonna sonora incontrastata di una generazione. E poi…
3. Qualche volta Jaar ti caccia la voce di Jim Morrison
Sul palco c’è anche il microfono, perché su Paper Trails Jaar si improvvisa in un cantato d’accompagnamento a Harrington. Tra atmosfere pinkfloydiane e doorsiane passano decenni interi di suoni, e sono tutti recuperati e intarsiati perfettamente all’interno di Psychic. E non dobbiamo dimenticare che…
4. Si fa accompagnare da Dave Harrington
Dave Harrington non ha neanche una pagina su Wikipedia, però il suo ciuffo biondo ai limiti del rosso è ormai una certezza che sventola accanto all’oscurità di Jaar. Di fondamentale importanza. Tant’è che è arrivato a pubblicare un EP solista con la Other People, l’etichetta di Nicolas Jaar. Il che ci porta direttamente al punto numero 5.
5. Jaar ha un’etichetta
Lanciata solo lo scorso anno la Other People sembra promettente, e qui trovate abbastanza materiale su tutti i perché.
6. Nicolas Jaar ha la doppia origine cileno-americana
Per gli amanti dei dettagli etnici e biografici e blablabla, questa è una chicca assoluta, di quelle che potrebbero aumentare le chance di Jaar di scoparsi un’alta percentuale di pubblico volendo, conquistando la parte bohemien-chic con una dichiarazione pubblica di doppia nazionalità. Cresciuto tra il Cile e New York, anima randagia.
7. Sceglie con un certo paraculismo i pezzi da remixare
Daft Punk, Cat Power, Grizzly Bear, Nina Simone, Matthew Dear, St. Vincent, Brian Eno, eccetera eccetera: niente è lasciato al caso nel portafoglio con le carte d’identità e dote di Jaar. Nato nel 1990 sembra si sia in messo in testa di diventare un talento riconosciuto degli anni dieci del ventunesimo, e che ogni scelta segua questa pura logica dell’istinto.
8. Protetto dai forconi
Già nel 2011 con l’album d’esordio Space is only noise Jaar si fa notare da Pitchfork che lo piazza addirittura al ventesimo posto tra gli album dell’anno. C’è qualcosa come ”la nascita di un improvviso talento da seguire” nell’aria. Si conferma protetto dai forconi lo scorso anno con i Darkside, tant’è che la Matador Records sembra aver fatto il colpaccio e chiede a Nico la cortesia di remixare un pezzo di Cat Power per risollevarla, forse, dalla blanda riuscita di Sun.
Se vogliamo parlare dei poteri forti della musica, del Bildeberg, allora diciamo che Jaar c’è dentro.
9. È laureato in letteratura comparata
Ha già vinto. Ed è anche convinto ci sia una connessione ”culturale” tra i suoi studi e la sua musica.
10. Lo stile (o come ha detto una rivista americana, ”because he looks like this”)
Avete davvero qualcosa da ridire sul punto 10? (l’unica cosa su cui vi concediamo di avere da ridire è l’uso spropositato del numero 10 per le liste, e delle liste in generale)
E con ciò avremmo chiuso, se non fosse che bisogna scrivere anche un live report. Ma davvero non abbiamo detto niente sul perché i Darkside a Roma sono riusciti ad emozionare il pubblico, tranne quella parte che vi si era trovata per caso, oppure è tutto condensato dentro poche righe? Pensate, alle magiche connessioni che passano tra la letteratura e la musica, a quelle che arrivano cervellotiche nella testa, inconfondibili sottopelle, esplosive. Psychic è un album che riesce ad attivare queste magie, basta entrarci. A Roma quella magia c’è stata, e non dubitiamo sia passata anche altrove. Ci sono due forze che agiscono sull’umanità in modo straordinariamente complesso: una tocca il cuore, l’altra il cervello. Se queste due forze di tanto in tanto riescono a incontrarsi in un solo album è poesia.
(E ora andrebbe aperta un’ultima parentesi sul fatto che Garcia Lorca in realtà fosse un musicista)
Foto copertina: 2013 Movement Electronic Music Festival – Nicolas Jaar, chris atto Flickr CC