“Fra cento anni […] le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio […] l’idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: “Oggi ho visto una donna”, come si diceva “Oggi ho visto un aereo”. Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un’occupazione protetta.” (Virginia Woolf)
Non potrei scegliere miglior introduzione che questa frase di Virginia Wolf,considerata una tra le più grandi scrittrici del XX secolo attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi, per parlare di Hoda Sha’rawi (Minya, 23 giugno 1879 – 12 dicembre 1947), attivista egiziana, pionera del movimento femminista egiziano ed arabo, figlia di Muhammad Sulṭān, presidente della Camera dei Deputati, e di una schiava circassa. Trascorse la sua gioventù in un harem, dove imparò il Corano a memoria, senza però essere autorizzata a seguire corsi di lingua araba.
«Portate via il vostro libro, signora precettrice. La giovane dama non ha bisogno di grammatica, dal momento che non diventerà giudice».(Dalle sue memorie)
Così l’eunuco incaricato di vegliare su di lei ordinò alla sua insegnante di Corano di non insegnarle la grammatica. Perché?Semplicemente perché era una donna,e non aveva il diritto di conoscere. La lingua che Hoda quindi usava abitualmente era il francese, che le era insegnato da un’istitutrice italiana. A tredici anni fu fatta sposare contro la sua volontà col cugino, ʿAlī Shaʿrāwī, da cui divorzierà poco dopo. Si risposerà con lui a 21 anni. Nel 1908 fugge a Parigi,un mondo elegante e allo stesso tempo sconosciuto a lei,ne rimane affascinata e inizia ad iitare la parigine. Fonda poco dopo un dispensario, cui si aggiungerà una scuola che impartiva insegnamenti di puericultura e di igiene domestica. Questa istituzione era protetta da un gruppo di signore dell’alta società egiziana, riunite nella “Mabarrat Muhammad ʿAlī al-Kabīr” (Istituzione benefica Mehmet Ali il Grande). La sua iniziativa ebbe un grande successo e il suo dispensario divenne un ospedale, attorno al quale si sviluppò una rete di assistenza del medesimo tipo.
Nel 1919, in piena agitazione nazionalistica, lo stesso gruppo di dame fondò in un quartiere popolare del Cairo la “Società della donna nuova”. Questa associazione aveva come fine l’alfabetizzazione delle giovani povere, insegnando loro l’igiene e qualche altra nozione di carattere generale. Nel 1923 fonda l’Unione Femminista Egiziana (UFE), che aveva come obiettivo di difendere il diritto delle donne, permettendo loro ad esempio di accedere più facilmente all’Università e alla funzione pubblica. In quello stesso anno, dopo la morte del marito, al suo ritorno da Roma, compie un gesto clamoroso quanto significativo, levandosi pubblicamente il velo nell’affollata stazione ferroviaria del Cairo. Dopo la Prima guerra mondiale, suo marito partecipa alla creazione del Wafd, il partito nazionalista egiziano che lotta per l’indipendenza dell’Egitto dal Regno Unito.
S’impegna in prima persona nella lotta nazionalista, organizzando numerose manifestazioni.Crea nel gennaio del 1920 il Comitato centrale del Wafd, di cui è eletta Presidente.Qualche anno dopo sotto L’UFE, nascerà “L’egiziana”, una rivista bimestrale in lingua araba che si batte per la difesa dei diritti delle donne nel mondo arabo. E’ in questo periodo che Hoda passa dal fronte egiziano a quello arabo. A più lungo termine mira all’unità del mondo Arabo. Nel dicembre del 1944 al Cairo,su sua esortazione,viene creato il primo Congresso Femminista Arabo,una commixtio tra nazionalismo e femminismo arabo. La promozione di una politica basata sulla giustizia e la trasparenza divenne sempre di più la sua ragione di vita e l’annuncio della divisione della Palestina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite segnò la fine della sua speranza in una pace universale, insieme alla fine della sua vita. Le fu fatale l’idea che la Pace Universale, alla quale teneva tanto, fosse incrinata per sempre a causa di un conflitto insolubile proprio in Terra Santa. Huda fu vittima di un infarto dovuto all’angina pectoris di cui soffriva da diversi anni, nel mese di Dicembre del 1947.