Prendete i Foster The People e fategli un mix di ketamina e codeina. Prendete i Cure di Pornography e rendeteli pop, cento volte piu’ pop. Questo sono gli Haunted House. Il duo di Detroit presenta questo EP di debutto, atteso anche da Pitchfork, mostrando al mondo neonate melodie stranianti e tristi, ma anche atmosfere zuccherose, contornate da titoli da Casa Stregata, appunto. Tastiere e chitarre eighties come se piovesse. Questo, ovviamente, puo’ essere un bene o un male, a seconda di come ci si rapporta con la retromania, ma in generale l’album sfugge al clichee, seppur non distaccandosi troppo da quest’ultimo.
Si parte con Shredder, dove l’arpeggio di chitarra e la linea di basso hanno la funzione di far piombare l’ascoltatore nell’universo Haunted House, attraverso quel “secret code” che e’ la parte massiccia del ritornello. Le sovrapposizioni la fanno da padrone, la canzone e’ tutto un trillare di arpeggi. Poi c’e’ Guts, che potremmo definire il primo “singolo” dell’EP. Anche qui c’e’ la passione per gli arpeggi, ma si nota il divertimento nell’aggiungere una serie di ritmiche, che pero’ vengono brillantemente sintetizzate.
“So let’s go through your space, to the place that you told me not to go”. Qui il gioco si fa chiaro, e Castle Death rappresenta un po’ il manifesto del progetto: l’indagare l’inconscio, la fascinazione nell’entrare nella casa stregata, pero’ mantenendo l’attitudine da alternative party anthem, insomma la volonta’ di entrare in una discoteca un po’ fumosa, con le luci viola e rosa.
Initiation e’ un corto intermezzo che sceglie la ripetitivita’ al posto della forma canzone, con effetti in realta’ non sorprendenti ma neanche troppo noiosi. Trophy Life e’ la tipica dichiarazione d’amore al post-punk, predilige le atmosfere ma si fa spalleggiare dalla solida e onnipresente linea di basso.
In sostanza, un EP godibile, con appena un paio di cose da migliorare: l’introspezione, che potrebbe essere molta di piu’, e la varieta’ delle scelte stilistiche, che rappresenta la carenza piu’ evidente. Cosa che ovviamente, se il post-punk e la new-wave e l’Eighties-sound piacciono, non fa una piega, ma che in generale bisognerebbe tentare di smorzare, magari mettendoci, ecco, un po’ di palle in piu’.