“Ogni cosa è veleno e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa sì che (una sostanza) non divenga veleno”.
Questa frase del medico rinascimentale Paracelso è un’ottima chiave di lettura per il nuovo lavoro di inediti di Lorenzo Nada a.k.a. Godblesscomputers.
Nulla a che vedere con bottigliette col teschio, mele stregate o altri concetti comunque violenti. Questo al contrario è un disco incredibilmente morbido, attraversato da atmosfere che proiettano la mente di chi l’ascolta in un mondo tutt’altro che violento, una dimensione esotica dai tratti indefiniti, sospesa da qualche parte in un oriente ipotetico.
Sorgenti sonore differenti, siano esse i delicati synth analogici o gli emulatori digitali, creano un ambiente sonoro fortemente teso all’empatia ed i numerosi field recordings sapientemente effettati (molti pare di provenienza indo-mongola) fanno il resto.
Lo scopo sembra quello di rapire letteralmente l’ascoltatore, portarlo verso una catarsi con tutti i mezzi possibili, che siano i suoni dilatati della traccia d’apertura, What we’ve lost , o gli elementi più strettamente chill wave di brani come Seventh Floor o della conclusiva Orange, o ancora la nenia ipnotica di Nothing to me, o le sonorità quasi world music di Yuan con le voci dei bambini campionate (queste ultime due per quanto mi riguarda le vere e proprie perle del disco).
Probabilmente risiede proprio in questo la proprietà venefica del lavoro di GBC, che è capace di dosare i suoni più disparati provocando un lento avvelenamento nell’incauto ascoltatore che si ritrova per una mezz’ora abbondante in balìa degli eventi senza sapere esattamente il perchè.
La capacità di cesellare ed incastonare suoni così disparati a formare un amalgama estremamente vario ma altrettanto coerente, sicuramente fa di questo disco una delle uscite più interessanti di quest’anno per quanto riguarda il panorama elettronico nostrano.
Ascolta Veleno responsabilmente.
White Forest Records, 2014