Voto: 6,8/10
Ettore Giuradei torna con il suo quarto disco in cui annette “ufficialmente” il fratello Marco, trasformando la carriera solista nel progetto che viene ufficialmente dichiarato come i Giuradei. In verità il fratello aveva già partecipato agli arrangiamenti fin dal primo disco Panciastorie, ma qui assume un ruolo che sembrerebbe essere più centrale anche se il sound proveniente da La Repubblica del Sole (bel lavoro anche quello) non sembra cambiare molto. Ettore però non è solo un cantautore ma anche attore e autore di teatro e ha calcato i palchi quasi 200 volte in pochi anni.
Entrando nel merito del disco, ci troviamo di fronte ad un lavoro umile ed onesto, il quale ammicca alla canzone classica italiana, con un’introduzione, Mi dispiace amore mio, che sembra un saluto al buon Domenico Modugno e al Vecchio Frac. La tradizione italiana degli urlatori però qui non trova altro spazio, dato che spesso e volentieri ci ritroviamo di fronte ad un cantato melodico, ma in certi passaggi trattenuto e che non arriva mai agli estremi, nemmeno nelle parti più accorate di Generale o di Continuano a Volare.
Trovano spazio svariate soluzioni armoniche impastate di orchestralità, dove convivono con eleganza tracce di archi e violini con chitarre acustiche strimpellate con velocità, impreziosite da percussioni leggere che hanno il potere di smuoverci (come nell’ottima Senza di noi, cover degli Otto Ohm, che può vantare come ospite alla chitarra Depedro dei Calexico). Il disco però non è assente a momenti più lenti e intimi, come nella canzone di congedo Amami, particolarmente ispirata sul piano delle liriche.
Una piccola vetrina la merita proprio il singolo, Sta per arrivare il tempo, che forse è quella che più si insinua nelle spire di un mercato votato all’indie pop, ma che non perde il sound peculiare che si rincorre per tutto l’album. Il testo è tra i più ispirati con il passaggio «tutto quello che non serve / che non muore come te / lupa come dice Dante / servo come dico io / prova a ricordare» e con il ritornello, cantato magistralmente a doppia voce.
“Giuradei” è un disco integro e leggero, melodico ed equilibrato, forse non propriamente maturo e che paga un po’ la scelta di alcuni testi impegnati che non convincono fino in fondo, come ad esempio Papalagi (a differenza di altri, devo dire, particolarmente riusciti come quelli di Amami o di Continuano a volare). Gli arrangiamenti sono ben coesi e avulsi a qualunque tendenza barocca, la presenza di archi e violini non è invadente ma fa da corredo: sono l’ottima struttura di un lavoro comunque molto convincente.
Tracklist:
- Mi dispiace amore mio
- La sconosciuta
- Sta per arrivare il tempo
- Continuano a volare
- Dimenticarmi di te
- Generale
- Papalagi
- La tristezza
- Senza di noi
- Amami