Fusoradio, radio libera sul web che ha iniziato le sue attività nel 2004, dedicandosi in particolare alla musica indipendente ed emergente, ha lanciato la sua campagna di crowdfunding su Musicraiser. Abbiamo fatto qualche domanda in proposito alla redazione di Fusoradio, che ci spiega come e perché è nata l’idea di una campagna. Sostienili anche con una semplice lettura e diffusione.
1. Come vi è venuta l’idea del crowdfunding?
A dicembre scorso Fusoradio ha compiuto 9 anni. A partire dal 2008 ha vissuto una serie di cambiamenti (nel nostro piccolo) epocali: prima la creazione di una redazione e di un palinsesto fisso, poi il nuovo portale Fusoradio, il trasferimento nella nuova sede del Fusolab 2.0 di viale della Bella Villa 94 (nel quartiere Alessandrino, periferia sud-est di Roma), la creazione dell’archivio e delle rotazioni automatiche (da quest’anno la webradio è accesa 24 ore al giorno, tutti i giorni, e propone quasi esclusivamente musica indipendente, dal rock al rap, dal reggae all’elettronica, con grande attenzione alla scena italiana) e infine la ripresa dell’attività di produzione di live al Fusolab 2.0 (“Mainstreaming 2.0” è il nome della rassegna di musica live indipendente italiana iniziata a ottobre e che proseguirà fino a giugno, di cui trovate tutti i podcast qui). Ci siamo chiesti cosa potessimo fare per alzare l’asticella. I membri della redazione e i Wj sono da sempre tutti volontari; al di là dell’impegno dei singoli, quello che troppo spesso ci manca sono i fondi. Ed abbiamo pensato di chiederli a chi ci segue da anni, anche per testare l’impatto che abbiamo sulle persone.
2. Qual è l’obiettivo che vi ponete con la campagna di crowdfunding via Musicraiser.com?
Da tutto quello che abbiamo appena raccontato si capisce bene come non siamo mai stati “fermi” nelle nostre posizioni, ma che l’idea è da sempre quella di fare un passo alla volta, senza forzare i tempi, pensando prima di tutto alla qualità del lavoro. Ci siamo accorti che a forza di “piccoli passi ponderati” stava venendo a mancare una prospettiva di medio-lungo termine, la visione.
Il crowdfunding, presupponendo la condivisione con gli ascoltatori degli obiettivi del Progetto ma soprattutto di quello che è stato fatto finora e che si potrebbe fare in futuro avendo a disposizione un budget diverso, ci è sembrato lo strumento migliore. Qualora la campagna andasse in porto, ci permetterebbe prima di tutto di rimanere liberi e indipendenti, potendo coprire i costi fissi (soltanto di SIAE e affitto dei server spendiamo più di mille euro l’anno) senza dover ricorrere a pubblicità o sponsorizzazioni e senza dover “distogliere” la nostra attenzione, impegnandoci in attività collaterali più redditizie; ma anche e soprattutto di investire in pubblicità, merchandising e strumentazione tecnica. Ci piacerebbe proporre sempre più spesso dei minilive in studio dei nostri artisti preferiti e delle dirette “in esterna” per coprire eventi significativi e manifestazioni (politiche e non), andando fisicamente incontro alle idee che ci piace sposare. In una parola, stiamo sottoponendo agli ascoltatori e ai sostenitori la nostra linea editoriale. A loro decidere se prestare un consenso che non sia soltanto ideale.
3. I membri del progetto Fusoradio sono tutti volontari, quali sono oggi le speranze in Italia di trasformare una passione in un mestiere?
Attualmente in Italia trasformare le proprie passioni in mestieri nuovi e creativi è quasi un’esigenza. Siamo circondati da giovani che grazie alle nuove tecnologie e alla loro creatività riescono ad inserirsi con modalità nuove ed originali in un mondo del lavoro sempre più fermo. Nel nostro caso, quello di far diventare la passione per la comunicazione e la webradio un’occupazione è sempre stato un obiettivo sotterraneo, un desiderio nascosto.
Ci siamo accorti fin da subito che esaudirlo è molto difficile. In primis per il nostro principio cardine e fondante del rimanere liberi e indipendenti, senza cedere ai contenuti pubblicitari. Secondo poi, perché ci troviamo a confrontarci con un settore in cui le radio FM la fanno ancora da padrone, essendo più “tradizionali” e di maggiore fruibilità. La speranza è che con l’avanzare della tecnologia e l’avvento della rete internet anche nelle autoradio questo muro venga superato. Nell’attesa, noi continueremo ad investire sulla qualità del servizio.
4. A giudicare dalla vostra esperienza, qual è lo stato della musica indipendente oggi nel nostro paese? Quanta parte del paese ne è realmente coinvolta e/o interessata?
La nostra esperienza ci parla di una spaccatura tra chi produce e chi usufruisce della musica, in effetti. Di progetti indipendenti che meritano attenzione ce ne sono così tanti che le nostre trasmissioni fanno fatica a dare spazio a tutti. E per la nostra redazione è difficilissimo scegliere i concerti da inserire tra gli eventi da consigliare ogni settimana sul sito di Fusoradio. D’altro canto, quando abbiamo la possibilità di andare a goderci i live che consigliamo, ci accorgiamo che al di là del “nome” della band o della “fama” del posto in cui suona, è sempre più difficile trovare un modo per smuovere la gente. Si è un po’ perso il gusto della scoperta (si potrebbe aprire un discorso gigantesco sull’eccesso di offerta su internet, ma non ci sembra questa la sede). Noi questo gusto lo coltiviamo da sempre – non c’è riunione di redazione in cui non escano i nomi di 2-3 band appena scoperte – ed esultiamo quando dei gruppi che abbiamo consigliato riescono ad uscire dalla nicchia.
Tanto per fare dei nomi di gente a cui vogliamo bene, nella prima compilation de Gli IndiePatici, uscita nell’estate 2011 (la scaricate gratis su Fusoradio Bandcamp, assieme alle altre curate in questi anni) c’erano canzoni de Lo Stato Sociale (che ospitammo anche nei nostri vecchi studi, come Nicolò Carnesi che in questi giorni ha pubblicato un disco stupendo), Gazebo Penguins, Eva Mon Amour, L’orso, M+A – tutta gente che in questi ultimi anni ha fatto centinaia di date, riempiendo i locali di mezza Italia; nel corso delle prime stagioni di Yo!Tube, la nostra trasmissione sulla musica rap, abbiamo ospitato in cabina artisti come Kiave, Rancore, Negrè, Hyst, Lord Madness, Amir…insomma ai nostri ascoltatori qualche “dritta” di qualità l’abbiamo data!
Fusoradio vuole servire soprattutto a questo: fare da tramite col pubblico, presentando nuove proposte (musicali e non). Far venire voglia di uscire, non fermarsi alla fruizione passiva della cultura.
5. In che modo siete riusciti a farvi spazio e pubblicità nel corso del tempo? E’ un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo insomma…
Ad oggi ci siamo mossi molto su web e creato delle belle sinergie con realtà affini alle nostre, coinvolgendole all’interno delle redazioni di singole trasmissioni (tra i più importanti per la nostra crescita in questi ultimi anni vorremmo citare DLSO, The Breakfast Jumpers, Indie-Roccia, Italian Dub Community, On My Radio, La Casa Del Rap, Groovisionary e Just Kids). Altra grande cassa di risonanza per noi sono le band e le persone a cui diamo spazio, che di solito spendono belle parole per Fusoradio. E sono per noi una forma di “promozione” anche le serate di Mainstreaming 2.0, la rassegna di musica live indipendente che curiamo al Fusolab 2.0: non solo le band, ma anche il pubblico in quel caso può toccare con mano cosa fa la nostra webradio.
Pensiamo, però, di non aver ancora sfruttato in pieno il nostro potenziale. Abbiamo molte idee che vanno dalla più classica promozione su web al guerrilla marketing, ma spesso i problemi di budget ci hanno limitato. Se andrà in porto, parte del ricavato dalla campagna su MusicRaiser verrà destinato proprio a questo scopo.
6. Ci sono esperienze che sono riuscite a vincere la sfida dei tempi attraverso il crowdfunding, il Festival del Giornalismo di Perugia ne è un esempio positivo. Credete che sia importante riuscire a far sopravvivere esperienze come le vostre attraverso il sostegno del basso? E cosa proponete in cambio di questo sostegno?
Il sostegno dal basso può e deve essere una spinta, uno slancio a migliorare e migliorarsi, perché è un modo trasparente, dinamico e collaborativo di finanziarsi. La realtà che citate è un ottimo esempio, come pure il caso di Alessio Bertallot (che è riuscito a far finanziare il suo splendido progetto “Casa Bertallot” ); ma ci sono anche altri tipi di crowdfunding a cui guardiamo con attenzione (vedi il crowdfunding civico).
E’ a partire da modi come questo che vogliamo crescere. In cambio offriamo una tipologia vasta di “ricompense”, di ringraziamenti – a nostro modo. Dalla spilletta agli adesivi alla maglietta (per chi ama i gadget), dalla possibilità di seguire un corso radiofonico al Fusolab 2.0 a partire da ottobre a quella di far suonare a casa vostra i Wj di Fusoradio, passando per la possibilità di partecipare come pubblico a trasmissioni in diretta e quella di entrare gratis alle serate organizzate da Fusoradio al Fusolab 2.0: ce n’è di ogni (le trovate tutte elencate sulla colonna destra della pagina del progetto).
Mettiamo in condivisione tutta la nostra passione, che è poi la cosa più importante di tutte.
Video della campagna di crowdfunding