D. si svegliò con un pugno nello stomaco, buttò qualcosa in un grosso borsone e camminò fino alla stazione per togliersi di dosso la sensazione dell’immobilità, consultò le offerte dei treni, si accertò che non ce ne fossero, e salì sul primo intercity che dalla costa adriatica portava a quella occidentale, riesumando dentro di sé lo spettacolo dello spavento. C’era una cosa che continuava a pensare, non posso permettermi di restare, stavolta è meglio organizzare un piano di fuga sull’altra costa, prima che accada di metter radici. Perché lo senti quando succede, che bussa dentro lo stomaco, la radice.
‘’Non ci sono mai offerte!’’, disse una signora anziana. ‘’Io vengo da Parma, faccio quasi sempre lo stesso giro, ho un figlio qui e un figlio a Latina, poi torno a Parma, perché senza non so mica starci!’’
D. sorrise tollerante, avrebbe voluto ridere fino a dirle ‘’guardi, non me ne frega un cazzo’’, ma in fondo povera vecchia. Ci tocca di essere monotoni a volte.
‘’Io poi dovevo fare l’attrice!’’, continuò la vecchia. ‘’Ma fai i figli, ti capitano i figli…’’
‘’Meglio non farli capitare…’’, disse D.
‘’No.’’ rise la vecchia come se finalmente potesse sfogarsi dopo anni.
D. pensò ai legami, e si tolse la sciarpa, non l’avrebbe sopportata al collo: ricordava chiaramente l’incubo di svegliarsi con qualcosa alla gola, una divisa, un legame, qualsiasi cosa potesse star stretta. Fu in quel momento chiaro che la rivide, ed erano passati anni, ed era diventata così bella come non gliel’aveva detto mai. Stava salendo sul suo stesso treno, la aiutava un ragazzo, qualcuno con la cravatta, pensò cosa cazzo ci fa con uno così, poi evitò di pensarci, gli tremarono le ginocchia, salì a bordo del vagone appresso, e si affacciò alla porta per vedere in che modo si sarebbero salutati. Lei stava chiaramente sorridendo, il ragazzo con la cravatta era chiaramente innamorato fino allo scalpo, c’avevo qualcosa in testa come uno scalpo, D. pensò che cristo ci fa con un tipo così sulla costa adriatica per giunta, sorrise, gettò via la sigaretta a metà perché era così che gli andava di fare, quando s’innervosiva in gola. Il treno stava per partire, uno di quei treni di gran classe, con le voci automatizzate che annunciano come stia per partire felicemente, e che a bordo c’è un angolo ristoro dove rifarsi la bocca e mettere qualcosa nello stomaco a prezzi assurdi, un venditore di panini abusivo scese di corsa dalla porta che stava per chiudersi, e D. pensò che non aveva nemmeno mangiato, ma in fondo era colpa di quella brutta vecchia di Parma, che ora gli tendeva la mano per salire a bordo dello stesso treno, e dello stesso vagone.
‘’Ci ritroviamo qui!’’, disse.
Porca puttana, pensò D., e porca puttana pensò dinuovo quando si rese conto che c’erano i posti assegnati, e che chissà lei dove era stata assegnata, e chissà se la vecchia era stata assegnata proprio al suo fianco, e chissà se la vecchia non fosse stata assegnata a lei.
‘’La mia carrozza è quella’’, disse indicando la carrozza dove avrebbe dovuto trovarsi anche lei.
‘’La accompagno, anzi, le porto la borsa!’’
‘’Ma no!’’
‘’Insisto!’’
La signora di Parma ringraziò sconfinatamente, mentre D. le portava la borsa, camminava che ancora le ginocchia tremavano, e guardava da un lato all’altro cercando i suoi occhi, finchè non la intravide con la coda, ma lei aveva lo sguardo abbassato su una rivista, D. fece una specie di grugnito poco sonoro perché la parmigiana continuava ad andare avanti e parlare ad alta voce in tutto il vagone, attirava l’attenzione di chiunque ma non di lei, che chiaramente aveva qualcosa di rumoroso nelle cuffie, allora si fermò di scatto e disse ‘’vabè, ora veda lei un po’!’’, e le porse la valigia, mentre lei sconfinatamente ringraziava, e D. tentava di andarsene per far capire a tutti che non stava facendo niente di straordinario ma la stava solo usando per andare in quel vagone con una mezza scusa, la mollò a metà del passaggio e tornò indietro, e si disse che era arrivato il momento che aspettava e non c’erano più scuse.
‘’Tu!’’, le disse con un pacca sulla testa che attirò prima un suo sguardo sorpreso e feroce e poi un sorriso, ‘’chi diavolo era quel tizio strano con cui te la facevi all’ingresso?’’
Lei scoppiò a ridere, mentre la signora di Parma gridava grazie a D. dal fondo del vagone, e D. fece una scrollata di spalle.
‘’Ma che cazzo ci fai tu qui?!’’, disse lei.
‘’Ci vivo. E tu?’’
‘’Vivi qui?!’’, disse sorpresa.
‘’Eh…non mi chiedere come mai, non ne ho la più pallida idea. Ci crederesti che vivo sull’Adriatico? Io non ci credo nessun giorno del mese! Ma è da poco, saranno un paio di mesi…’’
‘’Mi chiedevo ogni tanto dove fossi…’’
‘’Io me lo chiedevo tutti i giorni dove fossi tu’’, non lo disse. No, D. non l’avrebbe mai detto, si limitò a sorriderle, e dire: ‘’E tu dove sei?’’
‘’Dove mi hai lasciato.’’
‘’Non ti ho mai lasciato da nessuna parte…’’
‘’Ma dai, raccontami, che cazzo ci fai qui, dove vai?’’
‘’Non lo so dove vado… Stavo andando a Roma, ma non lo so… Tu torni a casa?’’
‘’Sì…’’, si resero conto che non c’era spazio per sedersi accanto, accanto a lei c’era un maghrebino.
‘’Che stai sentendo in quelle cuffie?’’
‘’Eheh, roba!’’
‘’Non me lo vuoi dire?’’
‘’Non ti piacerebbe’’
‘’Se hai cambiato genere musicale come l’hai cambiato con gli incontri sessuali forse no!’’
‘’Ma quello non era un incontro sessuale!’’, rise. Il maghrebino continuava a fissare con un grugnito agli occhi i loro volti. ‘’Oddio, forse lui vorrebbe….’’
‘’E allora dimmi chi ti ha preso alla fine!’’
‘’E a te ?’’
Il maghrebino si alzò, disse qualcosa in un italiano confuso del genere che lì non era il caso di fermarsi a ciarlare per molto, D. fissò lei e stavolta disse: ‘’vado di là al mio posto… il fatto è che continuavo a pensare che fossi tu quella perfetta per me!’’.
D. notò appena come si fosse paralizzata e poi andò via, pensò tra sé che era stato proprio il momento giusto per dirlo, in fondo chi l’avrebbe più vista, non c’era nessuna complicazione, niente da mettere in chiaro, nessun rapporto, massì se lo poteva tranquillamente permettere, e ora toccava a lei.
Si sedette nel vagone a fianco ed attese. Ah, quanto avrebbe voluto accendere una sigaretta, ma non aveva niente, neanche da bere c’era niente, mentre fissava il vicino che sorseggiava una birra rimpiangeva di non aver preso neanche da mangiare dal venditore di panini abusivo. E contava i minuti sull’orologio del vicino, ma non succedeva proprio niente. Che cazzo aveva fatto?, poi d’un tratto lei gli apparve davanti.
‘’Stavo pensando a quello che mi hai detto…’’
‘’Sì…’’, sorrise ‘’come vedi neanche da me c’è posto…tocca stare in piedi a qualcuno, se vuoi siediti tu…’’
‘’No, no…’’
‘’E comunque parliamo d’altro dai!’’
‘’No, è che ci stavo pensando, e non sai quante volte mi sono chiesta come mai non lo capissi perché era così chiaro..’’
‘’Lo capivo..’’
‘’Come mai non capissi che dovevi dirmelo!’’
‘’Ma tu lo sapevi in fondo..’’
‘’Ma che c’entra?!ci vuole chiarezza in certe cose! Dovevi agire d’istinto! E perché con me non ci hai messo l’istinto?’’
‘’Ahhhhh…. Maledizione, non so come spiegarti… Non riuscivo a prendere sul serio in considerazione l’idea, e non sapevo come diavolo dirtelo.. Cioè, mi dicevo: okay, adesso capisci chiaramente cosa provi per questa persona, e poi mi dicevo sì ma quanto durerebbe? perchè rischiare? E altri fatti, insomma, vuoi che ti spieghi davvero perché non te ne ho mai parlato?’’
‘’Ma so tutto benissimo, il fatto è che ora sono sposata!’’
‘’Ah…’’, D. fece una risata di quelle che si fanno con una parte di disperazione e una di sollievo. ‘’Non ci riesco a credere!’’
‘’Devi…’’, disse mostrando la fede.
‘’Addirittura?! Ti sei bevuta il cervello?’’
‘’Ahahahah! E’ capitato!’’
‘’Cazzo, e davvero è il tipo di persona giusto per te? Chi diavolo è?! Ne so qualcosa?!’’
‘’E’ un art director genovese che si è trasferito in città!’’
‘’Io non ci riesco a credere che ti sei sposata con un art director…’’
‘’Vuoi le foto del matrimonio?’’, rise.
‘’Si vede che è un art director?!’’
‘’Non fare l’idiota ora, dai!’’
‘’Mi auguro che almeno: guadagni bene, sia abbastanza affascinante, sia ironico e chiavabile!’’
‘’Ahah, sì lo è!’’
‘’Guadagna pure bene? Cioè un art director che guadagna bene? Ma cos’è, un genietto?!’’
‘’Ahah, ma perché devi essere così sfascia tutto?!?e rompi cazzo!’’
‘’Non ci pensare, è tutta gelosia. Rimpianto. Stronzate.’’, sospirò. ‘’E poi non ti ho ancora fatto la domanda che mi interessa, ma in realtà non mi interessa fartela. Non la voglio la risposta.’’
‘’Non me la fare infatti.’’ ordinò.
‘’Andiamo a prendere una birra?’’
‘’Al vagone ristorante?’’
‘’Così ci sediamo, non attiriamo l’attenzione dei vicini di posto, parliamo di altro, sai di cose che non riguardino matrimoni per esempio…’’
‘’Tu l’hai fatto?’’
‘’Il matrimonio?! Ho ancora problemi a realizzare che l’abbia fatto tu.’’
‘’Andiamo dai’’, sorrise. D. si alzò, prese la sua mano, per la prima volta, e la trascinò fino al vagone ristorante. Si sedettero, e ordinarono due birre.
‘’Pagherò io!’’, disse D.
‘’Ma neanche per sogno!’’
‘’Sì.’’
‘’Cos’è tutta questa decisione all’improvviso?’’
‘’La decisione dei perdenti, no? Non la conosci? Chi non ha niente da perdere, dopo aver perduto tutto, è deciso. Perché credi che dia l’aria di avere una certa sicurezza? Perché ho fatto allenamento a perdere tutto. ‘’
‘’Ma va al diavolo! Che hai perduto ora?’’
‘’L’unica speranza che ho sempre avuto da quando ti conosco. Ma non la vuoi sul serio sapere.’’
‘’Sì, voglio saperla.’’
D. sorrise e non disse niente. Cominciò a domandarle tutto, di tutto il tempo che avevano perduto insieme, cos’era successo, cosa sperava, come se la cavava con l’età che avanzava.
‘’E poi ti sei sposata…insomma, perché?!’’
‘’Quelle cose che fai d’impeto! Ma tu che ne puoi sapere!’’
‘’Eheh, ora mi prendi in giro!’’
‘’Ovviamente non mi sono convertita a cristo! E’ stato un rito civile.’’
‘’Sì, immaginavo. Ma sei pur sempre presa! Cioè, ti rendi conto che ora dovrai convivere per sempre con un art director di Genova? Deh, che accento del cazzo che avrà!’’
‘’Ma c’è sempre il divorzio, non dire cazzate.’’
‘’Se ti sposi con questo miraggio non vai lontano cara..’’
‘’Io però vorrei proprio sapere di te.’’
‘’Io sono qui per caso. Ho seguito una ballerina di flamenco dalle coste spagnole fino a qui solo per dimenticarmi di te.’’
‘’Okay, dico la verità.’’
‘’La verità è che ho una continua voglia di fuggire dalle cose, e accetto lavori in posti a caso solo per vedere se in un punto qualsiasi del mondo alla fine riesco a restare. E la verità, pure, è che ti ho sempre pensato.’’
‘’Mi hai così pensato che non mi hai mai cercato, e hai aspettato di incontrarmi per caso in un treno.’’
‘’Cosa avrei dovuto dirti?’’
‘’Ma ti rendi conto che sarebbe indecente per me credere a tutte le stronzate che dici? Mi pensavi e non mi cercavi?’’
‘’Volevo lasciarti libera…che tu ci creda o no… Era così bello per me saperti libera…’’
‘’Libera?! Di sfracassarmi il cervello?’’
‘’Eh… Ti vedo in forma! Sei bellissima.’’
‘’La verità è che tu non avresti mai preso un impegno con me…’’
‘’E’ che non avrei mai voluto darti questa sfortuna, proprio a te…’’
‘’Ma non potevi lasciar giudicare me?’’
‘’Già…’’
‘’Ti piace, ti piaceva vedermi libera, ma mi hai tolto il diritto di giudicare io la situazione!’’
‘’Beh, alla fine per te è andata bene: hai conosciuto un bel tipo immagino..’’
‘’Sì…’’
‘’Sei una stronza.’’
‘’E tu saresti?’’
‘’Tu sei una stronza. Il resto non mi interessa. Neanche tu mi hai mai cercato. Neanche tu mi hai mai detto niente. A quest’ora saremmo in Argentina!’’
‘’A far che? Sii realista!’’
‘’A esser realisti si muore di noia. E poi sarebbe stato bello almeno pensarci insieme..’’
‘’Questo sì…forse..’’
‘’Ma tu non mi hai mai detto niente.’’
‘’Cristo, ora sarebbe colpa mia?”
‘’E’ colpa tua.’’
‘’Dio santo, quanto ho voglia di baciarti.’’
Si baciarono. Quanti anni passavano di bocca in bocca mentre si baciavano era difficile da definire, ma continuavano a baciarsi, interrompendo solo per piccolo sorsi di birra.
‘’Che tu sia maledetta!’’, disse D., e continuava a baciarla, tenersela stretta, alla fine le parole si fermavano e diventavano silenzi, tanto che si baciarono, toccarono, e sentirono, fino a che non furono a Termini.
‘’E adesso?’’, disse qualcuno dei due.
Decisero di scendere a Termini, ognuno con le proprie borse scomode addosso, D. reincontrò la vecchia di Parma che chiese di nuovo aiuto con la valigia, ‘’si è abituata la vecchia!’’, rivolse uno sguardo a lei che per risposta tirò un ceffone e disse: ‘’aiutala!’’, e prese la valigia della vecchia parmigiana che continuava rumorosamente a rivolgere ringraziamenti, prima a D. poi anche a lei, e diosanto non sarebbero usciti dalla situazione se non fosse passato un giovine di Torino che chiese indicazioni per i binari del treno per Latina, e dunque i due si volatizzarono insieme alla ricerca del treno per Latina, e dio solo sa se alla fine riuscirono a toccare terra fascista. Restava solo l’eco di un grazie che si spargeva sul binario del loro treno.
‘’Maledetta vecchia, e maledetta tu!’’ disse D. ridendo.
‘’Ma vaffanculo!’’
‘’Ora che si fa? Vuoi tornare subito dall’art director o scappiamo insieme?’’
‘’Mi piacerebbe ma stasera devo arrivare in tempo per cucinare la cena!’’
‘’Eh?!?!?!??!’’
‘’Sto scherzando!’’
‘’Prendiamo una camera.’’
‘’Alla stazione?’’
‘’Uno di quei motel a ore!’’
‘’Mmmmmmm…’’
‘’Sto scherzando!’’
‘’Secondo me no, però che proponi?’’
‘’Secondo me dovremmo restare qui a Roma.’’
‘’Ultimamente hai fatto un ripasso di film neo-romantici?’’
‘’Come no! I cinema adriatici fanno delle retrospettive che ti piacerebbero..’’
‘’Scommetto che mi hai pensato nelle retrospettive!’’
‘’Sei chiaramente una grande stronza’’, risero.
‘’Allora, tu a Roma che dovevi fare?’’
‘’In realtà avevo un incontro, ma lo annullo.’’
‘’Con chi?’’
‘’Niente di sessuale! Niente di romantico!.. avrei dormito da un amico, ma fa niente, non ci tiene seriamente che io gli occupi casa. Quindi andiamocene qui dietro, a Via Nazionale c’è un bel posto dove bere e mangiare, altro che cena fatta in casa! Poi ce ne andiamo al cinema, intanto prenotiamo un hotel…’’
‘’Vai piano! Ho un marito!’’
‘’Eh…’’
‘’Non mi sta neanche andando troppo l’idea di tradirlo…’’
‘’Ci sono stati solo dei baci…’’
‘’Beh, dici che non è completo tradimento finchè non andiamo a letto? E’ un mezzo cornuto insomma?’’
‘’Mmmmmm, sì…’’
‘’La quantità di stronzate che dici…’’ sorrise.
‘’Vorrei solo passare più tempo con te… E’ un tradimento retroattivo, come se non contasse niente… E poi cristo, è un art director di successo! Tu gli telefoni, dici che sei bloccata in treno, che arrivi tardi a Roma, che col cambio è un casino, che preferisci non viaggiare di notte, insomma una scusa qualsiasi…’’
‘’Sarebbe capace di venire lui qui a Roma!’’
‘’Porca troia.’’
‘’Non per gelosia, ma perché è folle.’’
‘’Ah…’’
‘’Pensavi che avrei deciso di passare la vita con un tipo a posto?!’’
‘’No…mai pensato…figurati che pensavo che l’avresti passata con me prima o poi.’’
‘’Sì, verso gli ottant’anni magari che dici?’’
‘’Che mignottaa!’’
‘’Beh, io torno a casa!’’
‘’Lo sapevo. Alla fine sei tu quella poco coraggiosa.’’
‘’Fanculo. Fanculo. Posso gridare il tuo nome e dirti vaffanculo?! Adesso che ti conviene io non ho coraggio eh?’’
‘’Fanculo tu. Vattene pure a casa, da tuo marito. Ora che ti sei sposata mica sei più la stessa!’’
‘’Oh, e finora era tutto un dovevamo passare la vita assieme, dovevamo fare un sacco di cose… Ti brucia il culo eh?’’
‘’Sì. E devi andartene.’’
‘’Fottiti!’’