Recenti analisi di mercato sostengono che il 20% della musica disponibile su Spotify non ha mai ricevuto nemmeno un ascolto.
Su di loro non ci è passato sopra neanche un cursore, nemmeno per un ascolto di 0:03 sec. per dire “no no no questo no”.
Il 20% della musica che possiamo ascoltare tramite il servizio di streaming musicale più popolare al mondo, non è mai stato selezionato da nessun utente e —considerando che la piattaforma contiene circa 20 milioni di canzoni— equivale a circa 4 milioni di tracce inascoltate.
Spinto da un moto compassionevole, il Robin Hood dello streaming Lane Jordan ha voluto assemblare uno strumento, chiamato Forgotify, per rimediare a questo dramma 2.0 e far sentire queste tracce dimenticate —da Spotify, da noi e anche un po’ da Dio— un po’ meno sole.
Forgotify – Forgot me not – nasce così il 30 gennaio 2014 da un’idea di Jordan e altri due sviluppatori, J Hausmann e Nate Gagnon e consiste in un sito web che ci consente di ascoltare tutte le tracce che nessun utente ha mai selezionato.
Funziona in maniere apparentemente semplice: Un player targato Spotify ci propone questi brani uno dopo l’altro, in maniera totalmente casuale. Il sistema si aggiorna costantemente ogni giorno per eliminare tutti quelli che nel frattempo hanno raggiunto minimo un ascolto e per aggiungere invece tutti quelli nuovi.
N.B. per “nuovi” non si intende “recenti”. Per brani nuovi si intendono tutti i brani che vengono inseriti nel database di Spotify per la prima volta. Può trattarsi anche di musica registrata nel ’45, che quindi non è evidentemente appena uscita ma che l’algoritmo su cui si fonda tutto il progetto rivela ugualmente come nuova).
Esplorando questo mondo potrete imbattervi in perle rare della discografia araba, come quelle realizzate da Qal Alathy Ham e da Faisal Abdullah, o in sonate per oboe di Charles Koechlin o addirittura in pietre miliari della musica popolare rumena.
O indiana:
“Ma se nessuno le aveva mai ascoltate prima, queste canzoni, un motivo ci sarà” direte voi. E in effetti un motivo c’è.
Anzi, anche due o tre.
Per quanto mi riguarda, ho speso un’ora netta ad ascoltare le proposte di Forgetify e il risultato è stato che ho pensato per tutta quell’ora a paesaggi sabbiosi, palme, tigri del Bengala e alla guerra in Siria perchè il 70% delle canzoni che il destino mi ha riserbato era tutto di stampo medioriente.
Un esempio:
Il rimanente 30% musica classica e folk registrata malissimo.
Indi per cui, i motivi per i quali certe canzoni non sono mai state ricercate su Spotify da nessuna anima viva mi sono sembrati banalmente i seguenti:
1) L’impopolarità dell’autore (solitamente gente che non ha neanche 200 fan su facebook, per esempio)
2) Il disinteresse dei media verso un mondo come quello della musica popolare asiatica e mediorientale di cui quindi non percepiamo l’esistenza (basta labels come Dead Oceans, 4AD e SubPop, largo spazio alla Saregama. Non avevate mai sentito parlare dell’etichetta indiana Saregama? neanche io, ma grazie a Forgetify ora sì.).
3) L’inutilità effettiva di molte canzoni.
Ma questo riguarda la mia ora spesa su questo sito, la vostra potrebbe essere totalmente diversa. E, soprattutto, visto che le le canzoni disponibili sono 4 milioni se troverete un pezzo che vi piace questo sarà una scoperta tutta vostra, una chicca unica con cui bullarsi con gli amici che non avrà mai rivali.
Nemmeno giocando a Trivial Pursuit.
Se poi vogliamo dare retta a ciò che ci insegna il guru del marketing Seth Godin, Forgetify è veramente una miniera d’oro.
[In un mondo con troppe scelte e troppo poco tempo, le scelta ovvia è ignorare le cose normali. Le idee bizzarre o francamente sbagliate sono migliori di quelle noiosamente giuste.]