Negli ultimi tempi avevamo un po’ abbandonato lo spazio che dà voce alla musica emergente, che poi è la rubrica I want to hold your band, forse perché nel mare magnum di progetti alternativi e non, è sempre difficile ascoltarli tutti e dare uno spazio di diffusione. Una notte però ci arriva in posta qualche traccia dal nuovo Ep di Fabio Molli (ex No String Left), che esce oggi auto-prodotto su Bandcamp (lo trovate qui sotto da ascoltare, e i primi 200 download sono gratuiti) e capiamo che c’è qualcosa in questa voce che non è la solita copia carbone dell’ormai consacrato cantautorato indipendente. A 26 anni Fabio Molli sa raccontare lo strazio della poesia attraverso la musica con questo Punk Nouveau, anche se si tratta di reinterpretazioni di grandi classici come Summertime. Non parliamo di semplici cover, perché trattasi di vere e proprie rivisitazioni, come è chiaro nell’ascoltare l’irriconoscibile traccia strumentale Amore che vieni amore che vai (che pure riecheggia vecchie melodie che appartengono a De Andrè, nonostante quel suo movimento elettrico e ritmico).
Ma è soprattutto la reinterpretazione di una canzone poco conosciuta di Rino Gaetano quella che riesce a fendere e rende chiara la qualità del progetto di Fabio Molli, I miei sogni di anarchia. Nel secolo che cerca di imitare Gaetano, Fabio Molli riesce a rivisitare un suo pezzo sconosciuto senza fargli un torto, ma anzi portando quasi un plus alla sua versione originale. C’è il clacson lontano, e la voce dagli incavi saudade che pare arrivi quasi da lontano, ”nei suoi sogni ritrovavo anche un po’ di me”, e che si parli di una donna o dell’Italia intera poco importa, chè nelle parole di Gaetano ogni donna è l’Italia, come Aida in calze a rete. Si rende solo chiara la presenza immaginifica di una nostalgia, la chitarra è così soffice che spinge a rimettere play all’impazzata l’urlo che evoca ”Le bugie le poesie i racconti e la paura’‘.
Poet – secondo singolo che ha anticipato l’uscita dell’Ep – è un mantra elettrico distorto che riprende il testo dall’omonimo pezzo degli Sly & The Family Stone scardinandone le venature soul: I’m a poet I’m a songwriter, è il verso ripetuto. In un mondo in cerca di citazioni è comodo sedersi e ascoltare in cuffia le parole di T.S. Eliot che pure risuonano nel pezzo: se un poeta è anche un ladro di parole il collage tra gli Sly & The Family e la poesia ”A Lyric” di Eliot è compiuto.
Mentre I’m gonna die if i don’t get a cigarette è un verso che viene da un pezzo dei Sublime, Let’s Go Get Stoned: qui è l’elettronica a farla da padrone, e le distorsioni sonore che ci riportano ai Settanta. Se c’è punk in questo ep è proprio nouveau come dice il titolo: dall’apertura di Love me or Leave me è tutto chiaro. Un ep lo-fi che ci fa pensare che questa ricerca musicale possa portare a qualcosa di bello, a una sperimentazione innovativa. Restiamo in attesa.
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