Al di là delle considerazioni politiche e sulle spaccature ideologiche che divide la sinistra italiana (su questo proprio si potrebbero scrivere migliaia di libri tra cui una reinterpretazione dell’Odissea di Omero), propongo una personale analisi sul programma elettorale di Matteo Renzi, in arte il rottamatore, in arte il nuovo al posto del vecchio e un’altra serie di paroloni che non vogliono dire assolutamente nulla.
Mi si potrà obbiettare di essere fazioso quando scrivo “nulla”, ma in realtà basta leggere il suo programma perché ci si accorga che, tra i tanti trucchi di magia che sta inscenando il cheguevara-liberal-democratico Renzi, ci sono una serie di contraddizioni insanabili. Ad esempio si può leggere a pagina 4 che “l’azione del governo in carica ha coinciso con un netto recupero della credibilità internazionale del nostro Paese. In particolare, a livello europeo, l’autorevolezza di Mario Monti ha facilitato l’assunzione di decisioni importanti, che vanno nella giusta direzione […] è necessario [però] che queste godano della piena legittimazione democratica che solo un governo politico, scelto dai cittadini, può garantire”. In pratica il nuovo Renzi vuole rottamare il vecchio Monti sulla base della legittimità del voto, ma l’esito sarebbe uguale al ricomprarsi la stessa macchina appena rottamata, ma con lo stereo nuovo.
Proseguendo troviamo che “devono essere messe in atto tutte le misure necessarie affinché il debito pubblico cali in modo significativo. […] Per mantenere tale impegno è necessario mettere in atto un’efficace politica di dismissioni del patrimonio pubblico.” Tradotto significa che il piano per il risanamento dell’economia per Renzi non è quella della Tobin Tax (ultimamente se ne sta parlando sul serio nel resto d’Europa), o altre misure contro l’austerity (che è di destra eh, ricordiamocelo), piuttosto è la svendita del patrimonio pubblico, dei beni pubblici, di quello che è pubblico in favore dei privati. Ricorderei a Renzi che queste soffiate di neoliberismo presenti nel suo programma cozzano con il recente referendum dell’acqua pubblica in Italia (per non parlare di quello neo-vincitore per la spiaggia pubblica a Napoli) e con la direzione contraria che la sinistra dovrebbe assumere.
Un altro punto interessante e che richiede particolare attenzione sembrerebbe essere questo: “una riduzione dell’area del pubblico impiego, senza licenziamenti e senza esuberi, ma con estensione del part time […].” A questo punto sorge una domanda: come si riduce il settore pubblico allargando il part-time senza licenziamenti? Cioè cosa vuol dire? Che i contratti di lavoro si devono trasformare in “part-time” all’improvviso? Non riesco ad interpretarla questa frase giacché suona insensata di per sé.
Eccoci giunti al nodo dell’Università sulla quale Renzi scrive (spero che il programma l’abbia scritto lui) che “agli atenei […] deve essere consentito di aumentare le tasse universitarie in funzione di progetti di eccellenza didattica, trovando al tempo stesso compensazioni per le famiglie con redditi medi o bassi. Agli studenti devono essere offerti prestiti per coprire integralmente i costi, prevedendo che la restituzione rateizzata – parziale o integrale – inizi solo quando essi avranno raggiunto un determinato livello di reddito.” Eccolo qua, il famoso – e soprattutto “di sinistra” – prestito d’onore americano che sbarca in Italia con la gioia di Monti e di molte banche che speculeranno sulla frammentazione delle qualifiche e sui costi dell’università, ora libera di aumentare le tasse in nome della qualità (evviva il socialismo e la libertà, già).
Per quanto riguarda l’immigrazione ci si potrà sbizzarrire leggendo alcuni passaggi ad esempio “Chi nasce e cresce in Italia è italiano” che starebbe per “chi nasce qui va bene, gli altri no”. Questa espressione, incredibilmente populista e che dovrebbe commuovere per la pietà che il sindaco di Firenze riserva ai pargoli degli immigrati nati sul suolo italiano, sottintende che gli altri non siano italiani. In pratica vi è di nuovo l’affermazione del “diritto di suolo”, nessuna novità anzi una riaffermazione di un principio che la “sinistra” dovrebbe superare.
Un’altra frase significativa sullo stesso tema e riferita agli immigrati di seconda generazione in poi è: “non solo praticano gli stessi sport, tifano per le stesse squadre di calcio, usano lo stesso gergo e indossano indumenti simili ai loro coetanei figli di cittadini italiani. Hanno aspirazioni simili, spesso non hanno conosciuto nessun altra cultura.” Al di là delle riflessioni che si possono fare sul termine “cultura” – e che in questa sede risparmierò – Renzi dice che è giusto che gli immigrati indossino gli stessi vestiti (con tanti saluti al velo) e che debbano avere le stesse aspirazioni: ma perché gli immigrati di prima generazione che aspirazioni potrebbero mai avere? A cosa pensa che ambiscano gli immigrati in Italia?
In conclusione, votare Renzi, per come la vedo io, è un po’ come votare per Monti con un pizzico di Lega Nord e un bel po’ di neo-liberismo alla Montezemolo. Io credo che Berlusconi sia sincero quando dice di piacergli Renzi, effettivamente dice le stesse cose.
P.S.: Ma queste primarie di preciso a cosa servono? A stabilire se il PD è di destra o di sinistra?
P.P.S.: La sinistra, da qualche parte, c’è.
(Foto dalla rete)