Voto: 6,5/10
“Nella Firenze degli anni ’80 un ragazzo mi voleva menare, menare, menare, alto circa uno e novanta lo incontravo per caso nei pub o nei bar o dovunque ci fosse del rock, non era un fatto di donne e non sapevo perché in mezzo a tante persone lui ce l’avesse con me, lui mi guardava con due occhi d’odio, stava lì a fissarmi per ore, per ore e per ore e sembrava dicesse proprio tra un minuto t’ammazzo, te lo giuro t’ammazzo, tra un minuto t’ammazzo…”
Nella Firenze degli anni ’10 del XXI secolo le cose non sono di molto cambiate. Ancora gruppi di ragazzi avvolti nei montgomery, le dita rattrappite, congelate dal boccale freddo di birra, nubi di fumo si addensano fuori dai locali e dentro il vociare sembra appiattito dal susseguirsi di quest’età immobile. Sguardi bruciati dall’alcool e dalle droghe si incrociano, si sfidano, si amano. Non lontano da questi individui della notte Federico Fiumani coi suoi Diaframma è ritornato a calcare le scene, dopo tre anni di assenza da “Difficile da trovare”. Un flop a detta di tanti, secondo coloro che pensano che “Il sogno degli anni ’70”, come la fotografia della bella donna distesa su un sofà d’epoca, debba finire per non screditare gli appunti di gloria. Timore e tremore è sempre il medesimo, ma ti possano fare una statua d’oro massiccio, Federico. Se non te la fanno, la fo io, in confronto a te ‘r marmo di ‘Arrara è pappa.
L’attesa di ogni album dei Diaframma è come l’avvento natalizio per un bambino di otto anni. È come una tredicesima sul conto in banca. È come una spiaggia deserta il 15 agosto. È come un posto in prima fila ad un concerto dei Beatles (resuscitati e riuniti). Insomma l’idea è chiara, no?! E quando quel giorno arriva le luci si fanno soffuse, i pensieri svuotati da ogni ansia e il pulviscolo dell’aria si tinge d’oro e d’ambrosia. La prima cosa che si nota è una copertina d’autore: la riproduzione di un’opera del pittore veneziano Giacomo Favretto, “Il sorcio”, un olio su tela, capace di ipnotizzare e insieme di divertire. Che l’intento dell’album sia lo stesso?!
Il sedicesimo disco della band fiorentina contiene 12 tracce inedite dal respiro più luminoso e meno new wave. La rabbia dei primi album si è completamente disciolta, escludendo “Energia del Rock” che in strilla e guaiti schitarra qua e là uragani di note. Del resto ci rimane soltanto più un vago senso di postromanticismo. Dopo trent’anni è apprezzabile che Fiumani sia ancora in grado di scrivere delle attese del desiderio, di emozionarsi con le sue creazioni e di riprodurre il batticuore di un ventenne d’oggi. In “Vivo così” è descritto un amore puro, scanzonato, una dedica leggera, senza pressioni. Disinibito è il cantore nell’ammettere che ama “davvero tutte le maialate che fai” e scuotendo le spalle, con un disinteresse da hipster (nel senso kerouachiano del termine) non si pone troppi interrogativi “vivo così, sul dorso del mondo , se è duro non lo so”. Rimane la stessa aria di spensieratezza in “Niente di serio” , forse addirittura un po’ troppo avventata, visto il soggetto di questa passione balorda, ” è solo una ragazza che ride della paura per le droghe pesanti, è solo una ragazza che ride della paura per il sesso più estremo”. Una batteria sapiente, quella di Lorenzo Moretto scalfisce a colpi di bacchette le tempie e al basso Luca Cantasano amplifica il pathos.
In un lirismo sempre più raro, ma pronto ad essere emulato da molti (con scarsi risultati), si succedono testi di straordinaria bellezza, semplici e d’impatto, compiuti per essere ricordati e canticchiati per strada. La forza dei Diaframma sta nello spegnere il tempo in una poesia universale in cui ognuno è in grado di vederci qualcosa di personale. E meno male che ci sono ancora componimenti così spontanei e ironici, come “Tempesta nel mio cuore”: “avevo del sale nelle mie parole, nelle mie parole, sotto c’era il mare, sotto c’era il mare. I miracoli d’estate si susseguono in fretta.. poi dopo io ti rivedo e tu non sei cambiata, c’è una tempesta nel mio cuore chissà perchè, le previsioni del tempo che ho visto stamattina non danno grandi variazioni tranne che in me. Madonna che silenzio c’è stasera lungo i viali e le rimesse, lungo i viali, in fondo a tutte le rimesse. Tu parli di Rocco Siffredi come l’idolo delle nuove femministe..” o “Grande come l’oceano”: “Lei è grande come l’oceano ed io non posso più bruciare in questo grande, grande mare, lei si veste come l’oceano, quanta paura di dimenticare il mare dove a volte navigare. Lei si mangia tutto l’oceano. Resto da solo ad osservare le bandiere sventolare..”. E dico meno male perché musicalmente parlando gli arrangiamenti sono molto scarni. Non che il mixaggio dei pezzi sia stato eseguito irregolarmente, tutt’altro, ma non c’è più l’antica fantasia. Ogni tanto in brani come “Absurdo Metalvox” o “Nilsson” si sente una sorta di forzatura. Neanche le tastiere di Gianluca de Rubertis de Il Genio sono riuscite a salvare la situazione. Più autentici e oscuri in “Madre Superiora”, torna a palpitare il cuore anni ’80 di “Gennaio” o di “Verde”. “Madre Superiora, madre superiora, con gli occhiali mi piaci ancora di più, io vorrei bere il tuo dolore, semplificarti la vita per ogni tuo dispiacere”. Nessun artificio, l’inquietudine circola libera, a metà strada tra il cantautoriale e quella screziatura punk che tanto piace. È di nuovo un suono selvaggio e senza reticenze. Spiazza ed incuriosisce, l’atmosfera dalle tinte fosche ed enigmatiche non fa che aumentare il trasporto musicale. Lo stesso avviene in “Carta Carbone”, il primo estratto del disco, che pur essendo molto diverso da questa traccia, conserva l’immagine che vorremmo sempre avere dei Diaframma. Ha quell’ingenuita’ velata da una struggente malinconia come nella raccolta “Scenari Immaginari” in cui la fanno da padrone “Agosto” e “Annoiamoci”.
Rimpiangere l’album precedente, a cui a sua volta si era storto il naso, forse e dico forse non è proprio il massimo. Fiumani, però, non si può proprio criticare e sarà perchè questa è una recensione da fan, sarà perchè nel panorama italiano è un’istituzione da più di trent’anni, ma viene impossibile. La fascinazione magnetica dell’incarnazione della band continua a destare curiosità e nel tempo questo di sicuro non si affievolirà. Adesso l’attesa è nuovamente un’altra: il tour.
Dal vivo non hanno mai deluso, speriamo non comincino a farlo ora. Risolleveranno i nostri eroi le sorti di “Niente di Serio”?!
Tracklist:
- Vivo così
- Entropia
- Absurdo metalvox
- Madre superiora
- Energia del rock
- Niente di serio
- Nilsson
- Tempesta nel mio cuore
- Carta carbone
- Grande come l’oceano
- Anime morte
- Un orologio rotto