Nel 1976 sulla prima rete RAI andava in onda un programma dal titolo Almanacco del giorno dopo, che aveva lo scopo di accompagnare lo spettatore fino al quotidiano appuntamento con il TG1. Insomma era tipo quella roba della gente che si sceglie i pacchi, li apre e sogna di fare una fortuna (l’Italia di oggi non è poi così diversa da quella di allora). I contenuti dei programmi però lo erano, e l’almanacco aveva il proposito di raccontare brevemente cosa sarebbe accaduto il giorno successivo: dall’ora esatta dell’alba e del tramonto, alla biografia del santo del giorno e al racconto di un fatto storico avvenuto nel medesimo giorno. Piccole storie dunque, piccole come quelle dei brani che compongono il nuovo disco di Dente, il cui titolo fa il verso a quello della suddetta trasmissione: Almanacco del giorno prima. La risposta è quindi nel passato, perchè del passato parlano le storie e perchè il tempo è sempre e comunque una componente importante, quando si parla d’amore e di vita.
Fate un gioco: chiudetevi in una stanza, eliminate ogni tipo di connessione (dal pc al cellulare) ed ogni elemento di contemporaneità, fate partire il disco e lasciatevi trasportare nel magico mondo della canzone italiana degli anni 60/70. Probabilmente già dall’incipit di Chiuso dall’interno (con la sua meravigliosa apertura di archi) riuscirete a scorgere l’atmosfera dell’Ariston dei Festival d’oro, il profumo delle canzonette semplici e senza troppe pretese. Se continuate nell’esperimento sarete avvolti da refrain irresistibili che, senza nemmeno accorgervene troppo, imparerete a memoria e rischierete di agitare malinconicamente la testa a ritmo delle terzine della delicata ballata Fatti Viva.
Il passaggio a una vera e propria major (la Sony Music) non ha modificato affatto gli ingredienti fondamentali delle canzoni di Dente, che accantonato ormai il low-fi degli esordi, continua il percorso iniziato col precedente Io tra di noi, e si dedica alla composizione di raffinate canzoni pop. Questa volta però sono gli arrangiamenti musicali ad essere i protagonisti indiscussi delle canzoni, a coprire il tutto con una deliziosa patina retrò, ottenuta anche grazie all’utilizzo di strumenti d’epoca (dal clavicembalo alla marimba, passando per i fiati).
E’ un giovane fuori moda Dente, per cui non vi stupite se in mezzo ai brani vi capita di inciampare in riferimenti ai padri della canzone leggera italiana, come nella bellissima Coniugati Passeggiare dove l’ombra di Lucio Dalla appare piuttosto evidente, lasciatevi piuttosto accarezzare dai sensibili giochi di parole di Al Manakh, dalla bellezza un po’ gigiona di Un fiore sulla luna e dal ritornello arioso di I miei pensieri e viceversa, non ne resterete delusi.
Almanacco del giorno prima non sarà forse un capolavoro, ma resta probabilmente il disco più completo del cantautore fidentino e ha tutte le carte in regola per portare le sue canzoni alle orecchie di chi ancora non lo conosce, pubblico sanremese compreso. Qualcuno dirà che l’indie italiano si sputtana e si svende, qualcuno sosterrà argutamente che tanto Dente non è mai stato indie…insomma se il pop vi fa paura, se non vi piacciono le canzonette, se siete troppo snob per sorbirvi un disco di pura e semplice musica italiana, se volete fare i giovani a tutti i costi, beh allora questo non è certo l’album che fa per voi.
2014, Sony Music